Editoriali
La distruzione di valore dell’olio extravergine di oliva in Spagna ma non in Italia

L’industria italiana dell’olio di oliva non ha o sta distruggendo, oggi, il valore dell’olio extravergine di oliva ma lo fa l’industria olearia spagnola. A testimoniarlo non solo i prezzi a scaffale ma anche i contratti commerciali con la Tunisia dell’olio di oliva
11 febbraio 2025 | 13:00 | Alberto Grimelli
Torniamo sul tema del prezzo dell'olio a scaffale di supermercato. Il prezzo più basso trovato a scaffale oggi per olio extravergine di oliva in Italia è 5,9 euro/litro, marchio Cirio, a 5,99 euro/litro Coricelli, ma prezzi di pochi centesimi superiori li troviamo anche su Monini a 6,29 euro/litro e Farchioni e DeSantis 6,49 euro/litro.
Nella fascia da 6 a 6,5 euro/litro si concentrano quindi la maggior parte delle offerte di olio extravergine di oliva nei supermercati italiani oggi.
Nel complesso, con i prezzi all’ingrosso dell’olio extravergine di oliva che hanno oscillato intorno a 4,5 euro/kg a dicembre in Spagna, con offerte minime anche sotto i 4 euro/kg, possiamo affermare che l’industria dell’olio di oliva italiana e gli imbottigliatori si stanno comportando responsabilmente, evitando di distruggere valore nel prodotto olio extravergine di oliva.
C’è, ovviamente, un allineamento alle quotazioni del mercato all’ingrosso ma senza scendere a offerte di 4,99 euro/litro o meno, teoricamente possibili, ma che devasterebbero il mercato, la percezione di valore sull’olio extravergine di oliva in generale, riverberandosi anche su quello dell’olio italiano.
La stessa situazione non sta avvenendo, purtroppo, in Spagna dove è ripartita la corsa ai ribassi fini all’offerta minima da 4,59 euro al litro nei supermercato Hola!. Si tratta di una confezione in PET da 5 litri venduta a 22,95 euro di olio extravergine di oliva “Producto de Espana”, quindi 100% spagnolo.
E’ un’offerta speciale al di sotto dei costi di produzione dell’olio in Spagna che quest’anno oscillano tra i 4,8 e i 5 euro/litro.
Ci troviamo di fronte a uno scenario di distruzione del valore che, in Italia, abbiamo vissuto per anni con le offerte a 2,99 euro a ripetizione sugli scaffali.
L’azienda che propone quest’olio a un prezzo così incredibile è Acesur, tra i marchi leader in Spagna, ed è una tra le aziende più attive nei rapporti con la Tunisia dell’olio di oliva negli ultimi mesi. Dalla Tunisia sono partite forniture a questa e qualche altra azienda spagnola a 2,8 euro/kg.
Assumono così altro significato anche le parole di Antonio Luque di Dcoop che aveva lanciato l’allarme prezzi qualche settimana fa, denunciando le frodi nel settore, frodi che andrebbero avanti da decenni. Lo scenario di cui Antonio Luque aveva paura, la distruzione di un valore dell’olio extravergine di oliva, guadagnato grazie alle ultime due annate, è quindi assoluta realtà in Spagna.
Il rischio ora, visto che in Tunisia vi sono giacenti ancora migliaia di tonnellate pronte per l’export, è che il contagio si diffonda anche in altre nazioni, tra cui l’Italia. Se Acesur, infatti, non è presente in Italia lo stesso non vale per Borges, ugualmente attiva, nelle ultime settimane, negli scambi con la Tunisia dell’olio di oliva.
Benintenso, nulla contro la Tunisia dell’olio, in cui produttori e frantoiani sono gli unici danneggiati, ma nelle difficoltà di una filiera olivicolo-olearia tunisina, scombussolata dall’arresto del proprietario di CHO, principale player di mercato tunisino, si sono innescati fenomeni speculativi che possono avere effetti a lungo raggio e a lungo termine sul mercato oleario.
Si tratta del prologo di una crisi che probabilmente svilupperà i suoi effetti nelle prossime settimane e che occorre monitorare con estrema attenzione, per guidarla, se possibile, per non farsi soverchiare dagli eventi.
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