Editoriali
Obiettivo terrorizzare i giovani sul vino: si apre la strada ai dealcolati
Il vino è un patrimonio culturale dell’umanità, dei figli di Dioniso e di Bacco in particolare, che lo hanno diffuso nel Mesiterraneo.Ma il mondo va in un'altra direzione: Bill Gates ha investito nel grasso del futuro, il “burro d’aria”, fatto a partire dall’anidride carbonica e acqua, senza ingredienti animali
23 giugno 2025 | 14:00 | Pasquale Di Lena
Ho letto che si riuniranno gli stati generali del vino per valutare la gravità della situazione che vive, dalla notte dei tempi, questa bevanda-alimento. La sensazione che ho, quale cultore del vino e modesto conoscitore di un mondo complesso e variegato qual è il mondo che lo coltiva, produce, trasforma, conserva, promuove e vende, è che il tema all’ordine dell giorno da discutere riguarderà la situazione del mercato, il business, e non la causa che porta alla criminalizzazione del vino, con le istituzioni, a tutt’i livelli, co-protagoniste. L’idea, in atto, di terrorizzare i consumatori, soprattutto le nuove generazioni che conoscono bene cemento e asfalto, poco la campagna; sempre più McDonald’s e simili, per niente la trattoria (da trac-tur, termine punico a significare tratturo) o l’osteria, là dove il vino era, nel bene e nel male, il protagonista.
Tutto nel tempo in cui a dominare il mercato sono le multinazionali con le loro pubblicità, che ha un duplice effetto: 1. quello di onorare il dio denaro del consumismo, che ha messo in crisi e sta riducendo a poca cosa, con gli assalti da ogni parte, la nostra cara e amata madre terra, e, da tempo, lavora per sostenere e far crescere il consumismo; 2. quello di portare il consumatore a scegliere i loro prodotti, che, sempre più, non hanno niente a che vedere e a che fare con la terra, ma con laboratori diretti da intelligenze artificiali. Non a caso si parla sempre più di carne coltivata e di alimenti artificiali. Anche Bill Gates, che ha investito nel grasso del futuro, il “burro d’aria”, fatto a partire dall’anidride carbonica e acqua, senza ingredienti animali. Ciò che vuol dire, nella mente dei nuovi padroni della nostra amata terra, senza il coinvolgimento della natura, cioè l’essenza della vita di cui noi umani, da sempre, siamo parte e con un ruolo da protagonisti. Ruolo messo in crisi dal dio denaro e dalla sua tanto declamata intelligenza artificiale, che, andando avanti di questo passo, rischia di prendere il posto di quella naturale, nel momento in cui non è più al suo servizio, ma sua padrona assoluta.
Tornando al vino e all’attacco in atto, la mia riflessione è che obbligare i produttori a scrivere in etichetta “veleno”, al pari delle sigarette, è solo una delle guerre dichiarate a questo prodotto, grazie al potente dio denaro che guida il sistema dominante, il neoliberismo. L’approvazione, con il il nome vino, delle bevande “dealcolate” da parte del governo, è un’iniziativa mirata a stravolgere l’immmagine del vino e dei percorsi storico- culturali, paesaggistico – ambientali. In particolare quelli legati alle tradizioni. A partire dalla tavola e del suo sapersi sposare con il cibo, in particolare ccon quello di una comune origine, il territorio.
Ma se questo è vero, bisogna dire che non saranno “gli stati generali” a difendere questo mondo, la natura nel suo complesso, visto che il loro pensiero sarà tutto e solo rivolto alla cassa ed al suono che emana quando incassa. Spetta a noi tutti difenderlo, anche per capire le ragioni che ci hanno portato a vivere in un mondo di pazzi criminali che continuano a distruggere territori, nella gran parte suoli fertili, e a produrre armi sempre più sofisticate e a dismisura. Criminali pazzi che si sentono appagati da distruzioni e morti. C’è da dire che disdicevoli sono i complici, ovvero gli ultras, non importa se della curva destra o sinistra.
Il vino è un patrimonio culturale dell’umanità, dei figli di Dioniso e di Bacco in particolare, che lo hanno diffuso nel Mesiterraneo. Lasciarlo nelle mani dei soli diretti interessati al mercato, siano essi italiani, francesi, spagnoli o greci, vuol dire perderlo e, con esso, perdere la memoria dei mille e mille territori che l’hanno visto protagonista, testimone, quasi sempre al pari dell’olivo. La pianta che, con il olio extravergine, rischia, con altre azioni e motivazioni dei padroni del sistema neoliberista, di essere anch’esso cancellato. Non è un caso che negli ultimi decenni è il territorio, soprattutto quello coltivato, che va diminuendo in ettari di superficie. Milioni di ettari di suolo spariti e una percentuale alta di quello rimasto, coltivato solo per produrre quantità, è a rischio per la perdita di fertilità.
Riflessioni che, avendo presente la situazione di un mondo confuso da vari eventi, non troveranno spazio nella discussione degli “stati generali del vino”. E’ certo, così, che non si parlerà di neoliberismo delle banche e delle multinazionali, cioè della causa degli effetti che, soprattutto nel mediterraneo ,colpiscono al cuore il vino e i suoi compagni di percorso. C’è da credere che si parlerà - come sopra si accennava - solo di denaro e non del dio denaro, che, da tempo, sta costruendo, con l’intelligenza artificiale una radicale alternativa alle abitudini di vivere dei popoli, a partire dal mangiare. Sapendo bene che l’ostacolo più grande è il Mediterraneo con il suo stile di vita, la Dieta. Un incontro che rispecchierà il momento, quello che vede sempre dominante e ricorrente la voglia di cancellare valori fondamentali di convivenza con gli altri esseri umani e, ancor di più, con il resto del mondo naturale. C’è da dire, per onor del vero, che non sono i soli, però, a non sapere che la sfida in atto (il vino è solo la prima delle vittime) è un mondo senza più l’agricoltura, e ciò fa dire che spetta a noi tutti raccogliere e respingere l’attacco , in atto, al vino, prima che sia troppo tardi.
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