Editoriali

STATO ETICO

19 maggio 2007 | Ernesto Vania

Quale è il confine?
Quando uno Stato controlla il gioco d’azzardo e quando invece diventa apertamente biscazziere?
Non si tratta di una differenza di poco conto, e non soltanto perché sono migliaia le persone e le famiglie che si rovinano a causa dei giochi, ma per una questione etica, un principio morale.
Può infatti uno Stato guadagnare, trarre profitti da un’attività che asseconda alcuni dei bassi istinti dell’uomo?
Il brivido del rischio e la ricerca del colpo di fortuna, di quello sguardo della dea bendata, è connaturato con lo spirito umano, tanto che il gioco d’azzardo è ben presente nella storia dell’umanità.
Tuttavia è da chiedersi se lo Stato, che per definizione dovrebbe tutelare il cittadino e anche un po’ proteggerlo da sé stesso, da quegli eccessi che costituiscono violazioni all’ordine sociale, può utilizzare le stesse logiche e gli stessi strumenti che utilizzerebbero i biscazzieri per far soldi. Perché, purtroppo, è quanto sta succedendo allo Stato italiano che ha annunciato, che partirà tra settembre e ottobre il bingo on line, uno dei nuovi giochi previsti nella Finanziaria 2007 a copertura di diverse misure.
Si arriva così all’assurdo che lo Stato, attraverso il gioco d’azzardo, incassa quei soldi che poi ridistribuisce, nel fondo antiusura, a favore di quelle famiglie che, non possiamo certo escluderlo a priori, esso stesso ha gettato sul lastrico, costringendole a buttarsi tra le braccia degli usurai.
Ma si sa, le leggi finanziarie sono fatte per racimolare denari e se questi vengono raccolti senza le solite lamentele e lagnanze che accompagnano misure impopolari, come l’aumento delle tasse, ben vengano.
Così però, lo Stato non controlla il gioco d’azzardo ma lo monopolizza, o tenta di farlo.
Un conto è infatti consentire che chi voglia giocare pochi euro, anche solo per passare qualche ora divertendosi in compagnia, lo possa fare legalmente, senza dover entrare in contatto con la criminalità organizzata. Diverso è che programmi guadagni e profitti con i giochi, il gratta e vinci, il bingo, allo scopo di finanziarsi, di fare cassa.
Al momento si tratta di pochi milioni di euro, otto per l’esattezza quelli che provengono dal bingo, ma quando si tratta di etica e di morale, la questione non è la cifra ma una sottile linea, quella che separa il bene e il male, il giusto dall’ingiusto.
Oltrepassarla è facile, troppo facile ma anche dannatamente pericoloso, azzardato e, a volte, fatale.