Editoriali

Io l'olio buono non lo compro!

Ci arrendiamo tanto l’olio vero non lo compra nessuno o cambiamo strategia perchè tanti possono comprarlo? Una spassosa, divertente, ironica e anticonformista analisi di Maurizio Pescari

02 settembre 2016 | Maurizio Pescari

A volte, nella continua ricerca della ‘strada maestra’, quella utile a disegnare un futuro reale per l’olio extravergine di oliva di qualità, mi fermo davanti ad un interrogativo: ma l’olio buono, chi lo compra?

L’analisi di Alberto Grimelli della scorsa settimana (leggi qui), ha dimostrato conti alla mano i termini reali dell’acquisto e che non si tratta di una questione di ‘portafoglio’, ma di ‘testa’ ed io aggiungo, di ‘abitudine’. Ma allora, se chi non ha i soldi non compra perché non può e chi ha i soldi non compra perché non sa, o non vuole, questo benedetto olio vero, chi lo compra? Chi sono questi scellerati che vanno al frantoio e decidono di spendere 10 euro per un litro di olio vero o, allo stesso prezzo, prendono una bottiglia da mezzo litro in oleoteca o in gastronomia?

Te la do io L'Africa

Mi viene in mente una storiella che ebbe a raccontarmi un maestro del marketing e che voglio condividere qui:

Un’azienda calzaturiera italiana, desiderosa di sviluppare il proprio mercato, decise di inviare due dei suoi venditori in un paese dell’Africa, (non in quella evoluta di oggi, ma in quella povera, che ancora noi immaginiamo…). Dopo pochi giorni uno dei venditori telefona in azienda e sconfortato dice: “Io torno a casa, qui le scarpe non le mette nessuno, è inutile perdere tempo”. Il giorno seguente, l’altro venditore telefona in azienda, ma il tono è diverso: “Venite tutti qui, le scarpe non ce l’ha nessuno…”.

Direte, ma l’olio che c’entra? C’entra eccome! Al di là della dimostrazione evidente che a fare la differenza è la ‘testa’ del venditore e non il prodotto, mettere l’olio vero al posto delle scarpe, aiuta a chiarire un po’ le idee.

Dati, non parole

Se è vero che il mercato italiano dell’olio è per il 3% di olio extra vergine di oliva di qualità e che gli oli a Denominazione di Origine occupano il 2,7% di quel 3% (…nulla), quel 97% che acquista olio al di sotto dei cinque euro al litro (di cui il 70% in promozione nei supermercati), non è difficile accostarli a quelli che in Africa non hanno le scarpe. Cosa facciamo allora? Ci arrendiamo tanto l’olio vero non lo compra nessuno, o cambiamo strategia perchè tanti possono comprarlo?

Facciamo due conti, una famiglia che dedica tempo e denaro alla sua alimentazione, dovrebbe consumare una bottiglia di olio buono alla settimana. 52 settimane, 52 bottiglie. Ma quali sono le persone attente all’alimentazione, al punto da pagare la qualità che portano sulla tavola?

Chi compra l'olio?

Pur rispettando le eccezioni, non penserete mica che l’olio vero lo acquistiamo noi, giornalisti del settore? Anch’io, grazie alla generosità dei produttori, ho sempre la dispensa ben fornita. O i blogger ‘dilettanti’, quelli per intenderci che telefonano e dicono: “Se mi mandi sei bottiglie ti scrivo un articolo…”. O gli esperti? Quelli che insegnano, che distribuiscono saperi e sapori? O i medici nutrizionisti? O le migliaia di soci delle tante associazioni gastronomiche che popolano il Belpaese, quelli delle accademie, delle confraternite, gli assaggiatori di questo o quello? I maestri di …, gli allievi di …, quelli che ho mangiato da…; insomma tutta quella pletora di esperti generalisti sulla cui tavola c’è sempre la pasta di “X”, la carne di “Y”, il vino di “Z”. Come pretendere che un sommelier acquisti del vino in enoteca? L’avete mai visto? Il tutto logicamente, fatte le debite eccezioni…

Lo faccio ma non lo compro

E poi, non penserete mica che l’olio buono lo acquistino i produttori? Lo avete mai visto un produttore di olio acquistare l’olio di un altro? No. L’altro, è un concorrente, mica un compagno si sventura… Loro, i produttori, nella stragrande maggioranza dei casi, conoscono – purtroppo – solo il loro di olio e rimangono chiusi in esso. Solo le aziende più evolute, i produttori senza legami con il passato, crescono perché hanno capito che per crescere bisogno capire cosa fanno gli altri.

Ebbene, se tutti questi acquistassero 50 bottiglie di olio all’anno, il problema sarebbe risolto. Invece no, il problema esiste e per fortuna ci sono i consumatori italiani (2,7%) e quelli esteri che hanno un approccio diverso alla qualità ed al prezzo della qualità.

Un Paese strano

Che Paese strano il nostro. Non compra l’olio vero nemmeno chi dice o scrive agli altri di comprarlo… Un mondo talmente strano dove – tanto per buttarla in politica – le cose giuste le sanno fare solo coloro che sono all’opposizione…, che in quanto opposizione però non possono farle, ma che non le faranno nemmeno quando saranno ‘maggioranza’ ed avranno l’opposizione ad indicarle…

Pensate: “Questo ha bevuto…?”. No, non bevo da venti giorni e metto gli oli più buoni su riso, insalata e pomodori. Sarà per questo?

Ben tornati e buon lavoro…

 

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Maurizio Pescari

05 settembre 2016 ore 10:52

Giampaolo, purtroppo nel nostro Paese c'è rimasta solo l'ironia a raccontare la verità. Quante verità racconta Maurizio Crozza nei suoi monologhi? E come reagisce il Paese? Ridendo e dicendo sotto sotto: "Ha ragione...". Ma nulla cambia.
Per quanto riguarda i cinesi, non siamo noi a doverci preoccupare, abbiamo da tempo perso un ruolo in quel segmento di mercato; a preoccuparsi dovranno essere gli spagnoli...

giampaolo sodano

03 settembre 2016 ore 15:24

caro maurizio, l'ironia salverà il mondo. e forse anche il nostro amato olio dalle olive. ma sono certo non ci salverà dai cinesi (soprattutto se alleati di qualche storico imbottigliatore di casa nostra). l'olio extravergine d'oliva SAGRA si vende da Conad a 2,99 al litro. leggo sul borsino di teatro naturale che quello che costa meno sta a 3,25 al chilo. la verità è semplice: alla società di Stato cinese, che un anno fa si è comprata un pezzo di sagra, ciò che interessa è l'egemonia sul mercato nazionale e internazionale, è il potere di fare il prezzo.i profitti verranno. caro Maurizio credo che tu debba dare fondo a tutta la tua dose di ironia per raccontare ai lettori come si passa dal potere dei spagnoli a quello dei cinesi.