Editoriali
Una battaglia di identità, una battaglia di civiltà
09 gennaio 2015 | Matilde Poggi
Il 2014 per noi vignaioli indipendenti si è chiuso nella maniera migliore. Proprio il 31 dicembre infatti il MIPAAF ha emanato una circolare relativa ai vini a denominazione d’origine protetta, risolvendo la situazione davvero sfavorevole che la nostra associazione aveva segnalato con una protesta molto decisa, che prevedeva dal 1 gennaio 2015 un’azione di disobbedienza civile.

Lo scorso giugno presso la Commissione Agricoltura avevamo sollevato l’incongruenza dell’articolo 53 del nuovo Testo Unico della vite e del vino su questo punto. In sintesi, così come era stato scritto, l’articolo vietava ai produttori di vino di indicare nei loro materiali di comunicazione dove si trovasse la loro azienda qualora questo nome coincidesse con quello di una DOC, DOCG o IGP diverso da quella del vino prodotto. Questo significa che non avremmo potuto spiegare, raccontare, illustrare o anche solo informare appassionati e potenziali consumatori dei nostri vini qual è la terra in cui viviamo e lavoriamo le nostre vigne. Insomma voleva dire non poter essere ambasciatori del nostro territorio, che è componente fondamentale del nostro prodotto, tanto quanto ogni grappolo d’uva.
La questione nasce da norme europee (Regolamento UE 1308/2013) emanate al fine di tutelare le Denominazioni d’Origine. L’obiettivo è giustissimo, ma nella realtà la norma avrebbe creato anche disparità fra produttore e produttore. Ad esempio, se fra due vignaioli vicini, il produttore A rivendica la DOP coincidente con il nome della regione mentre il produttore B non la rivendica, ma ne rivendica piuttosto una più piccola insistente sullo stesso territorio; la norma avrebbe permesso solo ad A di dire nella propria comunicazione dove si trova la cantina. Altra disparità sarebbe derivata dal fatto che il divieto era esteso solo ai vignaioli la cui azienda si trova in una Regione corrispondente ad una DOP; mentre un produttore lombardo, ad esempio, sarebbe stato libero di comunicare come preferiva.
In Francia questa disciplina non ha creato problemi, mentre in Italia sì, perché nel nostro paese negli ultimi anni alle DOP esistenti, che spesso individuano piccole zone, si sono sovrapposte denominazioni coincidenti con interi territori regionali o provinciali.
Perché Fivi ha deciso di protestare con un’azione così forte come la disobbedienza civile? Perché spezzare il legame fra un vignaiolo e la terra in cui produce i suoi vini significa creargli un enorme danno in termini di promozione del suo prodotto e della sua stessa zona. Come potrebbe uno straniero capire dove si trova ad esempio un paesello come Ostra Vetere, e quindi dov’è la cantina di un nostro associato se lui non può scrivere che è nelle Marche? Questa norma, così come era stata scritta, avrebbe creato difficoltà anche a chi esercita attività di agriturismo ed enoturismo. Infatti anche per le attività agrituristiche non sarebbe stato possibile indicare la regione di appartenenza, salvo per coloro che avessero rivendicato un prodotto a denominazione d’origine regionale creando, di fatto, anche in questo caso, una sorta di disparità e di concorrenza sleale tra esercente ed esercente. Immaginiamo anche qui la difficoltà di un turista estero nel programmare un viaggio in Italia senza poter capire dove si trova la struttura scelta, anche perché spesso si tratta di piccole località, difficilmente collocabili su una mappa senza conoscerne regione e provincia di appartenenza.
La circolare appena emanata chiarisce e risolve queste difficoltà permettendo nuovamente alle imprese di utilizzare il nome della regione o provincia di appartenenza in ogni comunicazione cartacea o via web. Questo risponde in pieno alle richieste che abbiamo avanzato, per cui desideriamo ringraziare il Ministero, nella persona del Ministro Maurizio Martina e dei suoi collaboratori, per aver dimostrato apertura e attenzione nell’ascoltare le nostre ragioni. Interpretiamo come buon auspicio il fatto che insieme si sia trovata una positiva soluzione proprio l’ultimo giorno dell’anno, un auspicio che il 2015 veda i vignaioli indipendenti e il Ministero dialogare proficuamente su molte altre questioni, per il bene del vino italiano.
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