Editoriali

Per scoprire la ruralità, un presepe in ogni cuore

19 dicembre 2014 | Francesco Presti

È Natale e le città sono un viavai di gente, le luci nei centri e nelle vetrine dei negozi, gli alberi addobbati e l’immagine di babbo Natale ovunque. Sembrerebbe tutto regolare ma la crisi non solo ha cambiato il tenore dei consumi ma sta minando la serenità di tutti insinuando paura e incertezza nel futuro. Tuttavia il presepe, una delle rappresentazioni classiche delle festività ci riporta a umili origini, lontanissime dall’odierno Natale il cui andamento è misurato attraverso l’applicazione di un parametro economico-commerciale.

Il presepe ha come suo “padre” fondatore San Francesco d’Assisi che nel 1223 realizzò il primo presepe vivente in un bosco, cercando di riprodurre a livello figurativo la nascita di Gesù in una grotta di Betlemme. Il Santo intuì il potere comunicativo dell’immagine e in prossimità del piccolo borgo di Greccio tenne la famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così comprensibile la storia di Natale a tutti i contadini e i pastori, che ovviamente erano analfabeti ed esclusi da questa celebrazione.

Il presepe rappresenta il mondo rurale a partire dalla composizione etimologica della parola che deriva da prae (innanzi) e saepes (siepe, recinto), in questa accezione letteralmente “luogo che sta davanti alla stalla”. I personaggi che lo compongono rappresentano il mondo contadino di allora: contadini, pastori, artigiani. Simbolicamente, questi, rappresentano le classi sociali più umili, i lavoratori della campagna poiché il presepe in origine era proprio rivolto a loro. Poi ci sono tutti gli animali: gli immancabili bue ed asinello che, si dice rappresentino il primo la sottomissione del popolo mentre il secondo il simbolo delle anime semplici ed umili. Le pecore poi, altro elemento irrinunciabile del presepe, rappresentano il popolo nella sua interezza che si rivolge verso la Natività come segnale di conversione ed acquisita consapevolezza della cristianità.

Nessun sovrano, nessun re, nessun nobile, nessun ricco. Il presepe è nato in un bosco da un’anima illuminata che si è spogliata di tutte le ricchezze materiali, per abbracciare uno stile di vita umile e potersi rivolgere in modo credibile a tutti i poveri. A livello simbolico il presepe rappresenta il trionfo della Luce sulle Tenebre, non a caso infatti, la stessa festa di Natale, la nascita di Gesù, coincide con la festa pagana del “Sol Invictus” che si festeggiava in prossimità del solstizio d’inverno. Il rito favoriva la ripresa del movimento del sole, con conseguente allungamento delle giornate e quindi il ciclico trionfare del Bene sul Male.

Oggi di questo presepe rimane ben poco, tuttavia i valori di cui si fa portatore sono più che attuali. Al di la del significato religioso, sarebbe bello avere dei modelli per poter credere ancora in questi valori, ma come ricordava San Francesco ai suoi seguaci, le radici del cambiamento sono già dentro di noi:

“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.”

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