Editoriali
QUOTA SESSANTA
25 giugno 2005 | Ernesto Vania
Sessanta dollari per un barile di petrolio.
Unâaltra soglia psicologica è stata superata: quota sessanta.
Già i cinquanta dollari parevano a molti analisti finanziari una cifra altissima, irraggiungibile. Solo qualche mese fa veniva predicato, da più parti, che gli aumenti erano dovuti a una bolla speculativa, che il prezzo era destinato a calare.
In pochi anni abbiamo assistito a un incremento sensibile dei consumi a livello globale, trascinati al rialzo, prima di tutto dalla voracità energetica della Cina. Al contempo, però, non è stata potenziata lâindustria della raffinazione che, oggi, rappresenta il vero collo di bottiglia del sistema petrolifero. Se a tutto ciò aggiungiamo lâinstabilità politica di molte aree petrolifere: crisi sudamericana, guerra in Iraq, rivolte in Nigeria, è ben comprensibile la dinamica al rialzo del prezzo del greggio.
Le ripercussioni di questa escaltion sono sotto gli occhi di tutti ma soprattutto toccano tutti i portafogli.
Il rincaro dei prezzi alla pompa è solo il più visibile e manifesto, ma ogni settore economico è interessato. Soffre il comparto energetico per il quale il petrolio è fonte primaria, una materia prima insostituibile. Anche i costi di trasporto, che in Italia è principalmente su ruote, stanno aumentando.
Dato che lâenergia sarà più cara lo diventeranno anche i prodotti industriali. Anche lâagricoltura ha a risentirne, per produrre concimi e fitofarmaci serve il petrolio e i mezzi agricoli funzionano a gasolio.
Le ripercussioni toccano quindi realmente ogni ramo dellâeconomia.
Non câè scampo.
Siamo una civiltà fondata, o affondata?, sul petrolio.
Le fonti energetiche esistono ma presentano ancora problemi tecnici, tecnologici e ambientali. Lâidrogeno che, secondo alcuni, rappresenta il futuro è una proposta futuribile piuttosto che unâalternativa attuale. Eolico e solare sono modelli funzionali ma che, per varie ragioni, tra cui lâimpatto paesaggistico, non hanno mai attecchito veramente.
Quale dunque la soluzione? Esiste un modo per affrancarsi rapidamente dai Paesi produttori di greggio?
Una possibilità esiste e si chiama biocombustibile. Tutti gli oli vegetali, dopo opportuni trattamenti, possono diventare carburanti alternativi al gasolio. Nessuna nuova tecnica o tecnologia da scoprire o inventare. Occorre quindi soltanto spingere gli agricoltori a produrre oleaginose per biocombustibile. Nellâarco di pochi mesi potremmo ottenere milioni di litri di gasolio âverdeâ. Secondo alcune fonti, nel volgere di un quinquennio, lâUnione europea potrebbe veder soddisfatto un quinto del suo fabbisogno petrolifero, meno di un decimo secondo altre stime più caute e prudenti.
Si tratterebbe comunque di quantità elevatissime.
Lâidea di sfruttare i biocarburanti su larga scala è tuttavia boicottata per diverse ragioni. Ovvia la recalcitranza della potente lobby dei petrolieri. Meno evidente invece lâinteresse per le casse statali. Infatti per rendere economicamente conveniente lâutilizzo dei biocombustibili le accise su questo carburante dovrebbero essere ridotte, con la conseguenza di minori introiti per lo Stato. Le contingenti necessità di bilancio rendono però impraticabile il progetto biocombustibili.
Una miopia strategica da parte dei nostri politici che potrà costare molto cara ai già pingui portafogli dei cittadini italiani ed europei.
Potrebbero interessarti
Editoriali
La triste realtà dell'olio extravergine di oliva, tra scaffale e mosca dell'olivo
Un consiglio spassionato: imparate ad assaggiare, scegliere ed acquistare l'olio extravergine di oliva. Perché, se non lo fate, il prossimo sentore che scoprirete nel vostro piatto, probabilmente sarà quello del verme morto e frantumato. Buon appetito!
31 ottobre 2025 | 12:00 | Piero Palanti
Editoriali
Formazione del prezzo dell’olio di oliva: dal caso Borges/Bioliva una lezione per l’Unione europea
Oligopoli, mediatori senza scrupoli e controlli disomogenei: volatilità dei prezzi. I punti di debolezza del sistema oleario internazionale emergono in tutta la loro evidenza con il crack Bioliva in Tunisia e gli interessi affaristici tra Adel Ben Romdhane e Borges. Ne abbiamo parlato con Dario Nardella, capogruppo socialisti e democratici alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo
30 ottobre 2025 | 13:00 | Alberto Grimelli
Editoriali
Il taglio degli olivi altrui: atto intimidatorio e segno di rottura del legame esistente fra l’uomo e la terra
Il danneggiamento degli olivi non è solo un atto vandalico: è una forma di linguaggio criminale, un messaggio preciso e codificato, che attraversa i secoli e i confini. Colpire un ulivo è come colpire la dignità di chi lo ha piantato, curato e amato
24 ottobre 2025 | 14:30 | Mario Liberto, Pippo Oddo
Editoriali
Caro Presidente Trump, sull’olio di oliva la vogliono fregare!
L’altro volto dello scandalo Bioliva/Borges è il serio rischio di un aumento delle truffe sull’origine sull’asse Tunisia-Spagna, aprendo il vaso di Pandora con gli Stati Uniti d’America. Le colpe di pochi non le possono pagare gli olivicoltori e i frantoiani tunisini, spagnoli e italiani
09 ottobre 2025 | 08:30 | Alberto Grimelli
Editoriali
Olio extravergine di oliva italiano a 5,99 euro al litro: il ravvedimento operoso di Esselunga
Il ritorno dell’offerta dell’olio italiano Cirio a 5,99 euro/litro, stavolta dichiarato come sottocosto. Fa piacere l’atto di trasparenza di Esselunga ma amareggia il fallimento del sistema legislativo
07 ottobre 2025 | 11:00 | Alberto Grimelli
Editoriali
Bioliva-Borges: il connubio che distrugge il valore dell’olio di oliva
Un crack da 180 milioni di euro, la fuga di Adel Ben Romdhane in Spagna, il crollo del mercato oleario in Tunisia e Spagna, fame e disperazione. Uno scenario destinato a ripetersi quest’anno, coinvolgendo anche l’Italia. Non ci sto!
02 ottobre 2025 | 10:00 | Alberto Grimelli