Editoriali

Acqua in bocca

06 aprile 2013 | Ernesto Vania

Non tutto va liscio come l'olio. Anzi probabilmente si può dire che è il momento di dover salvare capra e cavoli. Prima di andare a tutta birra occorrerà ancora molto tempo, nella speranza, nel frattempo, di non fare fiasco.

Il cibo è una fonte inesauribile di modi di dire, di stereotipi e di simboli che si riflettono in molti modi sulla vita quotidiana della nostra società.

Entrare in un modo di dire significa entrare in uno spaccato storico, sociale ed economico che fa riferimento al nostro passato e alle nostre radici.

Il detto “acqua in bocca”, ad esempio, risale a un articolo del 1760 comparso sulla Gazzetta veneta. Il testo raccontava che, durante la confessione, una ragazza chiese al suo confessore un rimedio che la aiutasse a non dire maldicenze. Il prete consigliò alla donna che ogni qual volta stesse per dire delle cattiverie, doveva tenere in bocca dell’acqua.

Spesso, poi, i modi di dire hanno a che fare con la sfera economica e quella degli affari. Oggi come allora il tema delle frodi è molto sentito e guai a “farsi infinocchiare”. Un detto che deriva dalle capacità del finocchietto selvatico di modificare il gusto di cibi e bevande, coprendo eventuali difetti e quindi truffare sulla qualità dei cibi che venivano venduti nelle osterie.

Naturalmente anche il mondo contadino fornisce spunti ricchi e interessanti. Salvare capra e cavoli, ad esempio, nasce dalla famosa storiella del contadino il quale era fortemente indeciso sulla sequenza con la quale traghettare i cavoli, una capra e un lupo senza che l’uno mangiasse l’altro.

I detti con riferimenti all'alimentazione hanno origini anche molto antiche, che si spingono nella mitologia. Mangiare la foglia, ad esempio, è una espressione che origina dall’Odissea, quando Ulisse, capito l’inganno della Maga Circe di voler trasformare gli uomini in animali, mangiò una foglia con la quale riuscì a proteggersi  dall’incantesimo.

Dai tempi più remoti ai giorni nostri, uando Winston Churchill, alla viglia della II guerra mondiale e riferendosi proprio all'Italia coniò il motto: “usare il bastone e la carota.”

Il linguaggio cambia ed evolve, così le associazioni e le connessioni, anche riguardo al cibo e all'alimentazione. In un mondo sempre più aperto e dove gli scambi culturali sono diffusi e molto veloci è lecito attendersi che i modi di dire e le espressioni si contaminino

E' importante che questo passaggio sia graduale, senza scosse e senza prevaricazioni. Se una cultura cercasse di rendersi egemone, sul piano alimentare e culturale, il rischio è che venga avvertita non come una positiva contaminazioni ma come una allarmante adulterazione, che provocherebbe chiusura e arretramento.