Cultura
Paolo Virzì e la necessità di raccontare il precariato, tra nuova povertà e disperazione
"Tutta la vita davanti", un film imperdibile con i precari che compaiono in locandina nello stesso assetto del "Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo. Allora erano i braccianti, ora tocca ai loro pronipoti
12 aprile 2008 | Antonella Casilli
Paolo Virzì, regista livornese, ha colto la necessità di raccontare una nuova povertà ed una nuova disperazione è quella del lavoro emblema del precariato, il lavoro nei call center lo fa con un film imperdibile "Tutta la vita davanti".
Già la locandina è esemplificativa del tema che il film sviluppa, i precari nello stesso assetto del "Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo; lì erano braccianti, questi, i loro pronipoti dimentichi, se non proprio ignari, del cammino fatto da generazioni di lavoratori. Accettano condizioni di lavoro offrendosi spontaneamente, per pochi spiccioli, vittime sacrificali delle grandi multinazionali.
Ragazzi che, nel mondo del lavoro dove sono mal retribuiti e sfruttati pensano di aver vinto un casting; sono convinti, allora, di essere eliminati e non licenziati se non raggiungono gli obiettivi. Le speranze di questi giovani disillusi sono sfruttate selvaggiamente.
Nel film assistente di sala - bella, grintosa, cattiva e brava come non mai - è Sabrina Ferilli. Una specie di moderna kapò dai due volti, uno seduttivo ed uno spietato.
E' un film che senza correre il rischio di cadere in eccessi di entusiasmo è giusto segnalare con tutti gli elogi del caso perché senza rocamboleschi effetti speciali si è realizzata una pellicola vivace, originale, intelligente e, ahinoi, sin troppo spietatamente vera; ci auguriamo, che con il passaparola possa
raggiungere una fetta di pubblico sempre più ampia.
Il film vuole denunciare in maniera ironica una nuova forma di disagio nel mondo del lavoro e della vita senza essere lagnoso né cadere nell'autocommiserazione.
Il popolo che parla al telefono per mestiere è un popolo che fuori dai call center non ha alcuna voce, tutt'altro, è un popolo diffidente nei confronti di chi vorrebbe aiutarlo.
Racconta l'odissea del precariato in quella che chiama "la nostra apocalisse
allegra in cui gli ultimi hanno giacca, cravatta e telefonino", dipingendo un affresco di spaventosa realtà e mostrandone il lato grottesco.
Un viaggio nell'inferno della sottoccupazione, nell'Italia di oggi dove spesso nel lavoro non c?è solidarietà tra colleghi e manca la comunicazione, in un clima di apocalittica allegria.
Come emerge in tutta la sua veridicità , dalla visione del film, i lavoratori, sono
subordinati nell'accezione più classica del termine atteso che i criteri assolutamente prioritari del vincolo di subordinazione: direttivo disciplinare e di controllo, sono contemporaneamente presenti. Anche i parametri esterni al contenuto dell'obbligazione, collaborazione, inserimento, continuità nonché i criteri residuali del rapporto di lavoro subordinato, sono riscontrabili nel rapporto di lavoro che tante belle ragazze instaurano con un'azienda di frullatori tuttofare.
Protagonista la bella e bravissima Isabella Ragonese che interpreta una neolaureata in Filosofia che dopo il suo 110 e lode e baci accademico, deve fare sua la canzoncina motivazionale dei venditiri del frullatore. Ci permettiamo di sottolineare la scelta della tesi di Marta, su Hanna Arendt, filosofa ebrea capace di guardare con un sentimento scevro e dalla condanna e dall'assoluzione i mali del nazismo. Ed è così che la nostra reagisce all'impatto con il lavoro chi si trova a svolgere, come dire con filosofia anche perché è un mondo che si critica da solo semplicemente esistendo.
Ricordiamo per chi volesse approfondire l?argomento che la Circolare Damiano 17 del 2006 sui call center stabilisce che il collaboratore a progetto in un call
center può essere considerato autonomo alla condizione essenziale che
possa - unilateralmente - discrezionalmente - senza necessità di preventiva autorizzazione - senza necessità di successiva giustificazione determinare:
a) La quantità di prestazione da eseguire
b) La collocazione temporale della stessa (non può essere assoggettato
ad alcun vincolo di orario).
Ne consegue che la presenza non può mai essere imposta, l'assenza non deve mai essere giustificata.
Sono ammissibili, però nel rispetto della citata circolare ministeriale:
a) Fasce orarie concordate
b) Giornate dedicate all'informazione
c) La presenza di un assistente di sala
d) Previsione di un sistema operativo.
E' in ogni caso escluso:
a) Esercizio del potere disciplinare
b) Esercizio del potere di variare unilateralmente le condizioni contrattuali originariamente convenute.
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