Cultura 08/07/2022

Gli olivi di Van Gogh: quindici tele per cogliere il mormorio di un oliveto

Gli olivi di Van Gogh: quindici tele per cogliere il mormorio di un oliveto

Una mostra ad Amsterdam ha celebrato proprio il Vincent Van Gogh innammorato degli olivi. “Gli ulivi sono molto caratteristici e sto lottando per riuscire a immortalarli” scrisse l'artista al fratello


Vincent aveva 36 anni quando si tuffò nella pittura di oliveti nel sud della Francia. Vide molti ulivi nei dintorni del manicomio in cui rimase per un anno a causa di disturbi psicologici. Le forme nodose degli alberi riflettevano il percorso artistico e mentale di Vincent.

Van Gogh attraversò un periodo mentalmente difficile nell'istituto. All'aperto, circondato dalla natura, trovò conforto e forza.

Lo stesso pittore ritenne che queste quindici tele, dipinte in sei mesi, da giugno a dicembre 1889, fossero le migliori dipinte a Saint-Rémy-de-Provence.

Una mostra ad Amsterdam, presso il Van Gogh Museum, ha celebrato proprio il Vincent Van Gogh innammorato degli olivi.

Grazie a prestiti provenienti da musei statunitensi ed europei, la mostra ha presentato, tra gli arti, Olive Trees (dal Minneapolis Institute of Art), Olive Grove (dal Göteborg Museum of Art) e Women Picking Olives (dalla Basil & Elise Goulandris Foundation, Atene).

Van Gogh sperimentò costantemente diversi approcci. Affascinato dalle forme nodose degli ulivi e dai loro colori sempre diversi, li dipinse più volte. Dipingeva in momenti diversi della giornata e utilizzava colori ispirati alla stagione.

Al suo arrivo, van Gogh rimase affascinato dalle forme degli ulivi e dai giochi di luce sul colore delle loro foglie. “Gli ulivi sono molto caratteristici e sto lottando per riuscire a immortalarli”, scrive l’artista in una lettera al fratello Theo del 28 settembre 1889. “Sono argento, a volte più blu, a volte verdastri, bruni, bianchi su un terreno che va dal giallo, rosa, violaceo o da arancione a rosso ocra opaco. […] E forse un giorno riuscirò a darne una personale impressione, come fanno i girasoli per i gialli”.

Il mormorio di un uliveto ha qualcosa di molto intimo, di immensamente antico" scrisse ancor prima al fratello nell'aprile 1889.

di T N