Cultura
Ro Marcenaro, il grande comunicatore del vino, dell’olio e degli altri testimoni dei territori

Un grande artista, compagno di tanti viaggi, il primo dei quali è quello che poi porterà a “Arte e Vino”. Amava il vino e, soprattutto la pianta che produce l’uva, la vite
02 luglio 2021 | Pasquale Di Lena
Bella la notizia - datami dalla moglie, Augusta, e dai suoi figli, Francesca e Umberto - della inaugurazione, nel giorno del suo compleanno, il 6 luglio, della Fondazione Ro Marcenaro, nei locali della Rocca Estense di San Martino in Rio, il paese di adozione del disegnatore, un grande nel campo della satira, instancabile comunicatore. Una istituzione, sostenuta, oltre che dal Comune, anche dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero della Cultura, volta a tutelare e valorizzare la storia, l’attività e il patrimonio artistico di Ro. Il grande artista, il compagno di tanti viaggi, il primo dei quali, quello che poi porterà a “Arte e Vino”, iniziato subito dopo la presentazione che c’è stata, all’Enoteca Italiana di Siena e la stretta di mano. Era il 1986, poco tempo dopo la notizia del metanolo, una vera e propria tragedia per il vino italiano con i suoi mille e mille territori che, in quel tempo, cominciava a rappresentare con i riconoscimenti Doc e, i primi quattro vini Docg (Barbaresco, Barolo, Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano). L’inizio di una Rinascita, di colpo interrotto dalla notizia di 23 morti e altri feriti per colpa di aziende che avevano messo in commercio vino con l’aggiunta di questa sostanza tossica.
Ro era arrivato con Remo Villani, un rappresentante della Cantine riunite di Reggio Emilia, quelle che, con il mitico Lambrusco, avevano fatto conoscere agli americani il gusto del vino. L’inizio, anche in questo caso, di una rivoluzione che, però, porterà in poco tempo l’America a sorpassare la Germania – da sempre il primo paese importatore dei nostri vini e dei nostri prodotti agroalimentari – e, così, a diventare il più grande mercato del vino italiano. Ro e Remo arrivavano da Roma dove, il giorno prima, avevano definito con il mondo dell’associazionismo e il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, fra le tante iniziative, quella della illustrazione di un libro sui vini italiani, affidando a Ro la sua realizzazione.
Ricordo, di quell’incontro: la sua mano grande, ancor di più dopo la stretta della mia; la sua ombra enorme che mi avvolgeva e mi faceva sentire ancora più piccolo; la erre rotondeggiante, che diventava - tutte le volte che, poi, ho avuto il piacere di incontrarlo - ancor di più tale, quando la sua voce raccontava emozione, passione o, non di rado, contrarietà a un mondo non giusto, qual è quello delle guerre, delle disuguaglianze, delle tirannie, dei soprusi. Non a caso la sua stupenda dedica alla Costituzione italiana, con la illustrazione di tutti i suoi 139 articoli, una pubblicazione che spesso riprendo e racconto, permanente sul mio tavolo di lavoro. E, sempre non a caso, il suo racconto dell’Africa, delle sue peculiarità, contraddizioni, potenzialità, come di chi conosceva, per averlo visitato, in lungo e in largo, questo fantastico continente, così privilegiato dal sole. Un racconto bello, molto interessante, di grande attualità, che aveva solo bisogno di essere completato per la sua pubblicazione e diffusione.
Di quel primo nostro incontro nei locali dell’Enoteca, ricordo – con la stretta di mano ancora in atto - la sua proposta di coinvolgere il mondo della satira, i suo amici disegnatori, affidandomi a Gualtiero Skiaffino, per l’organizzazione di una mostra dei loro disegni e la presenza, al momento dell’inaugurazione e nei giorni successivi, per visite delle aziende e dei territori. Soprattutto incontri con i protagonisti, importanti per conoscere la nostra viticoltura, il comparto più diffuso della nostra agricoltura: dai monti della Valle d’Aosta alle colline del Friuli Venezia Giulia; dalla pianura padana e, lungo l’Appennino, al resto dello stivale con le piccole e grandi isole altrettanto protagoniste. Conoscere il vino e capire che non è una semplice bevanda dal colore rosso, bianco e, a volte, anche rosato o cerasuolo, ma espressione, con la sua qualità e diversità, di un territorio, dei suoi valori paesaggistico- ambientali, storico-culturali, legati alle tradizioni, e, delle sue risorse, in primo luogo l’olivo, il suo compagno di viaggio da oltre seimila anni.
Amava il vino e, soprattutto la pianta che produceva l’uva, la vite. Ho avuto più di una volta la possibilità di constatare questo suo amore per la vite, quando andavo a trovarlo nella casa a Le Cinque Terre, e lo trovavo, dopo il mio saluto alla sua amata Augusta, sdraiato a fianco ai tralci di una minuta vigna sospesa sul mare delle sua Liguria, e sentivo che, aggrappato a un grande sasso di quella terra dalla viticoltura eroica, con quella sua strana vigna ci parlava. O, anche, quando arrivavo alla casa di San Martino in Rio, - non senza difficoltà, per la verità, quale persona di collina che non sapeva orientarsi nella distesa pianura – ci teneva che andassi, con lui, a salutare la sua “grande” vigna di ottimo Lambrusco, tutta raccolta, poco lontano, in quattro filari di pochi metri di lunghezza lungo la stretta strada, in quel tratto alberata.
Torno all’incontro all’Enoteca e alla sua idea, la prima delle tante, di coinvolgere i suo colleghi disegnatori, che, con Gualtiero Skiaffino, un altro grande promotore di cultura, diventa “Arte e Vino”, l’occasione di una mostra annuale di disegni di trenta artisti dedicati al vino e la realizzazione di una cartella che raccoglie e diffonde i disegni che hanno dato al vino, con il sorriso, il senso dell’allegria, della gioia, della convivialità, che questa bevanda ha sempre rappresentato e rappresenta.
Un incontro fortunato, per me che l’ho avuto amico, per l’Enoteca Italiana, e, con essa, il mondo del vino e della gastronomia, che ha trovato un ispiratore di tante belle e importanti iniziative, tutte utili a seminare e diffondere, lungo il percorso della rinascita del vino italiano, una nuova immagine e ad accompagnarlo per la conquista di traguardi importanti, molti dei quali hanno il significato del successo che oggi vive in Italia e, ancor più, nel mondo.
Se da me Ro merita l’abbraccio affettuoso e caro di sempre, al mondo del vino spetta dirgli, con un grande applauso, “Ro, grazie!”.
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