Cultura

Cosa mangiò realmente Gesù all'Ultima Cena?

Secondo gli archeologi sulla tavola erano presenti: pesce san pietro, insaporito con aromi e timo, tzir, ossia una variante locale del garum, la salsa di pesce tipica della cucina romana e una fragrante schiacciata di fichi ad accompagnare il tutto

13 aprile 2015 | C. S.

Cosa si mangiò durante l'Ultima Cena? Dove si svolse e quando? A questi interrogativi cercano di dare risposta Generoso Urciuoli e Marta Berogno, i due archeologi torinesi specialisti in cibo antico che hanno condotto uno studio sul menu dell'Ultima Cena descritto nel libro 'L'ultima cena' in uscita per i tipi di Ananke.

Se consideriamo valide le testimonianze dei Vangeli, e che Gesù fosse presente a Gerusalemme per festeggiare una ricorrenza che prevedeva il pellegrinaggio nella Città Santa, le occasioni, osservano gli archeologi autori del libro, potevano essere, oltre alla Pasqua, altre due: la festa di Pentecoste e la Festa dei Tabernacoli o delle Capanne. La ricostruzione degli studiosi propende per la Festa dei Tabernacoli, festa autunnale dove si commemoravano gli anni passati nel deserto vivendo accampati in tende. Durante la festività si costruivano per strada o sui tetti capanne dove, su tappeti, si consumavano anche i pasti.

Quindi, se mettiamo alcuni elementi a confronto - è il ragionamento degli autori - ci ritroviamo a Gerusalemme per una grande festa, una cena svoltasi ad un piano superiore (sottotetto), 'arredata' con 'tappeti'. L'ingresso di Gesù a Gerusalemme, poi, vede l'acclamazione con rami di palma, presenti più in autunno che in primavera, e le grida di 'Osanna' erano tipiche delle processioni della festa dei Tabernacoli. Per i due archeologi, "nulla vietata di pensare che su quella tavola fossero presenti alimenti e preparati tipici della Galilea e in particolare di Cafarnao": pesce san pietro, insaporito con aromi e timo, tzir, ossia una variante locale del garum, la salsa di pesce tipica della cucina romana e una fragrante schiacciata di fichi ad accompagnare il tutto.

Fonte: Ansa

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