Sulla curva
Sotto le suole una morbidezza estranea che non è sabbia né muschio, la strada bianca per Cerqueto. Un soffio pieno di spirito e grazia
Aspettavo sulla curva, ricoperta da un manto di asfalto, un velluto grigio, macchiato e affossato, che separa in due bracci la strada bianca per Cerqueto.
E avvertivo sotto le suole quella morbidezza estranea che non è sabbia né muschio.
Improvvisamente, mentre il cielo, versandolo dall’orizzonte, si tingeva dello stesso colore acre e senza fondo, uno scalpiccio per l’aria mi ha fatto voltare.
Girandomi, avevo immaginato un arrotare di più becchi o magari la passeggiata sonora della spinosa, qualcosa, insomma che avesse corpo e intenzioni e giustificasse quello sbattere insieme, più vicino ad un lancio di ossicini che al frusciare di carte.
Invece, c’era solo del vento, un soffio pieno di spirito e grazia.
Venti metri più in su, sul mio stesso lato, una manata d’aria aveva scosso e innalzato le foglie gialle di un cerro.
Staccandole, le aveva prima soppesate nei loro milligrammi d’oro fuso e poi raccolte in uno sbuffo che ora ricadeva a spirale verso terra, ma di lato come, appunto, il fumo quando cammina.
Sorridendo mi sono girato del tutto e ho atteso che il soffio, seguendo i propri pensieri, attraversasse la strada, passando ad un’altra chioma.
Cosa che si è verificata puntualmente tra i rami di un noce già disadorni che, senza farsi udire, si sono piegati toccandosi. Forse, un poco invidiosi.
9 febbraio 2011