Cultura

L'URLO E IL BRIVIDO. LA CREAZIONE ANSIOSA, DA PICASSO A BACON

Palazzo Forti a Verona ospita dal 13 settembre 2003 all'11 gennaio 2004 una mostra con novanta tra i principali protagonisti dell'arte moderna

11 ottobre 2003 | C. S.

La straordinaria fioritura dei linguaggi che inaugura e attraversa il XX secolo nasce dalla rivolta contro i modelli interpretativi ottocenteschi. Anziché rappresentare il mondo attraverso le alterne vicende degli stili, i nuovi linguaggi navigano nel mare minaccioso di un pensiero che ha perduto i tradizionali riferimenti e che si appresta a penetrare nelle zone inesplorate della psiche.

La conturbante problematicità di questi temi viene approfondita da un evento espositivo, fin d'ora molto atteso dal pubblico e dai centri culturali italiani e internazionali.
La mostra intende analizzare il contesto qui sintetizzato attraverso piste parallele, in modo tale che l'urlo e il brivido, la figurazione e l'astrazione, lo spazio e la materia interagiscano tra loro in un affascinante spaccato culturale.

Frutto di una lunga indagine, sostenuta da un'importante e prestigiosa collaborazione internazionale, con ottanta prestatori, di cui quaranta prestigiose collezioni pubbliche, dal Giappone alla Scandinavia, la mostra permetterà il confronto di novanta protagonisti in assoluto dell'arte moderna e di circa duecento opere di tale portata emozionale da coinvolgere il pubblico nel significato profondo della comune vicenda umana. A partire dai fermenti simbolisti, dalle gelide notti di Munch, dall'ironia ribelle di Ensor e di Toulouse-Lautrec, dai viaggi improbabili di Böcklin, l'itinerario di una creazione ansiosa si sviluppa attraverso un percorso espositivo che permette di far convivere e dialogare le diverse generazioni artistiche che hanno caratterizzato il secolo. Un tale stato d'animo è contrassegnato ora da un senso di ribellione espresso attraverso le poetiche di un linguaggio irriguardoso di qualsivoglia ritualità si pensi appunto a Strindberg, Schiele, Kokoschka, Viani, Soutine, Artaud, per un verso, e per altri versi a Fautrier, Giacometti, Brus, Rainer, Burri, Freud ora invece dal brivido gelido delle ricorrenti metafisiche da de Chirico a Radziwill, Cremonini, De Andrea, Beecroft per accennare solo a qualche nome.

La mostra introduce il visitatore in una rete di percorsi incrociati, suddivisi in sezioni volutamente non cronologiche. Il pubblico è tra l'altro invitato a soffermarsi davanti alle figure di Francis Bacon, che reagiscono all'umiliazione dell'analisi, a quelle di Lucian Freud, che ostentano nel corpo la tormentata consapevolezza dell'animo; potrà riflettere sulla fredda assenza di tempo che caratterizza le immagini del primo Casorati e di Cagnaccio di San Pietro, sulla crudeltà degli sguardi spaesati e premonitori dei personaggi di Schad, Dix e Grosz; potrà approfondire le testimonianze del disastro memorizzato nelle ferite della materia che caratterizzano il linguaggio di Burri, Tàpies, Dubuffet, e altri ancora.
Sono infatti le assonanze esistenziali e le strategie della coscienza, le comuni vertigini dell'anima e i sortilegi di una visione allucinata e contraddetta, a costituire le sequenze di una mostra che si sviluppa in veri e propri "gironi" concentrici, percorribili in qualsivoglia direzione spaziale e successione temporale.

Promosso da una lunga ricerca storico-critica, l'enigmatico fascino di questi temi viene indagato da un evento espositivo unico e irripetibile, di grande impegno metodologico. L'intento di Giorgio Cortenova, direttore di Palazzo Forti e curatore della mostra, è stato quello d'introdurci alla comprensione della nostra storia attraverso un tema di difficile ma essenziale definizione, espresso con capolavori di strepitosa intensità, proposti in un dialogo inedito ed emozionante.


Galleria di Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti - Verona; vicolo Volto due Mori, 4 (corso Sant' Anastasia) - Verona

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