Cultura

Una cavalcata sull’acqua

Attorno all’estremo segreto. Il movimento, in senso orario, imprime alla visione una spinta circolare come se l’acqua della fontana entrasse in un vortice. L’intensa prosa di Nicola Dal Falco

13 novembre 2010 | Nicola Dal Falco



Una cavalcata sull’acqua attorno all’estremo segreto


Sul bordo della vasca, la schiera cavalca nel guado con il suo re. Al lungo scudo del primo cavaliere fa eco la rigidità dell’ucciso, trasportato dalla corrente che sfiora le zampe dei cavalli.
S’è forse ritirata per rifluire con maggiore impeto?
O, invece, è lo stesso slancio a farli volare?

Il movimento, in senso orario, imprime alla visione una spinta circolare come se l’acqua della fontana entrasse in un vortice, attratta dall’isola che svetta al centro.

Le scene successive cambiano, ma su questa agisce una forza tremenda, capace di imprimere velocità e direzione al mondo.
I cavalli lanciati al galoppo, una vasca d’acqua pura danzante intorno al centro, fiorito alla vista come un’altura o un albero e tutto che accade all’ombra delle navate, sotto una foresta simbolica che si espande in alto e ai lati.

L’acqua e il bosco che percorrono liberi la terra, incalzati da cavalieri in armi. I primi fissi a difesa verso la riva opposta ancora lontana e silenziosa; il re quasi girato di fronte, come in trono; l’ultimo uomo a cavallo che ha raccolto il compagno disarcionato. Quale dei due?

Quello davanti senza elmo né cotta o quello dietro che cavalca al contrario, torcendo il tronco come una serpe?
Più avanti, un altro mostra col dito in cielo l’evento o il prodigio che trasloca la cavalcata nel retto contesto: non verrà raggiunta nessuna riva. Perché la schiera che insegue ora fugge. Da sé, dalle acque mossesi insieme.

Acque terrestri e celesti, inferiori e superiori secondo il disegno divino. L’acqua che monda e disseta, ma che, al tempo stesso, travolge.

Fonte, Giordano o diluvio. Quanto di invitante hanno lo zampillio e il riflesso dell’acqua nella vasca, il suo canto utile e bello, svagante, si arresta impietrito nelle immagini che circondano l’elemento lustrale. Un margine di senso soffoca l’istinto ad avvicinarsi, a bere, a ristorare le ferite. Sotto i pianeti e i mesi che ruotano con le sfere, bocche orrende distribuiscono il puro alimento di tutte le cose.

Lo versano a formare l’oceano mare delle storie, delle possibilità, acqua che impregna e leva.
Intorno a questa fontana medievale si raccoglie lo stesso stupore e timore che sorprende il cacciatore sperduto alla sorgente. Vagando nei boschi, sempre più fitti, troverà l’estremo segreto di una dea e sarà mutato.

Due passi indietro dentro la natura, pianta, uccello, animale, luogo, che è come dire rigettato nel crogiolo, sottomesso ad un disegno più grande.
Bagnarsi significa riflettersi in qualcos’altro, morendo alla vita.


Lucca, San Frediano, luglio 2008


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