Cultura 09/10/2010

Il mondo contadino raccontato dagli scrittori. Un omaggio alla civiltà rurale

Tutti dicono Maremma Maremma, una lodevole iniziativa della Provincia di Grosseto in cui, in un’antologia di testi inediti, venti autori italiani ne raccontano la terra, le persone, gli umori. La presentazione del volume è fissata per il 15 ottobre


Il mondo agricolo dovrebbe esprimere tutta la propria riconoscenza.
E’ raro infatti che ci si occupi di certi temi nei racconti di autori contemporanei. Di solito alcune ambientazioni rurali sono rare, si tende per lo più a rappresentare la città, anziché la campagna. La ruralità non è che sia bandita, ma

Venerdi 15 ottobre – presso il Palazzo della Provincia a Grosseto, in piazza Dante 35, alle ore 17.30 – si terrà la presentazione del volume
Tutti dicono Maremma Maremma, un’antologia di racconti curata da Luigi Caricato.

Oltre al curatore, sarà presente l’assessore provinciale allo Sviluppo rurale Enzo Rossi, che spiegherà ai presenti l’originalità dell’iniziativa editoriale, tesa a dare voce al mondo agricolo attraverso venti racconti direttamente ispirati alla Maremma rurale.

Insieme con Luigi Caricato ed Enzo Rossi interverrano gli scrittori Roberto Barbolini, Andrea Carraro, Bianca Garavelli e Daniela Marcheschi.
L’iniziativa ha coinvolto in tutto venti autori, tra cui lo stesso curatore dell’antologia.
Ed ecco, in ordine alfabetico, l’elenco degli autori che hanno firmato il volume: Roberto Barbolini, Laura Bosio, Luigi Caricato, Andrea Carraro, Guido Conti, Maurizio Cucchi, Carlo D’Amicis, Andrea Di Consoli, Omar Di Monopoli, Francesca Duranti, Antonio Franchini, Nadia Fusini, Bianca Garavelli, Silvana Grasso, Daniela Marcheschi, Giuseppe Pontiggia, Lidia Ravera, Ugo Riccarelli, Clara Sereni e Alessandro Tamburini.

“L’antologia – ha scritto nella premessa al volume l’assessore Enzo Rossi – offre uno spaccato di una società contadina che assume ora una dignità diversa, anche alla luce di tali racconti. Coltivare la memoria storica è fondamentale quanto coltivare una pianta. Per questo, l’operazione condotta attraverso la raccolta di racconti, Tutti dicono Maremma Maremma, la trovo quanto mai originale, ritenendola, a conti fatti, un’azione di comunicazione e di marketing alquanto efficace nel chiaro intento di valorizzare i distretti rurali della Maremma grossetana”.

Ai lettori di “Teatro Naturale” presentiamo in esclusiva l’introduzione di Luigi Caricato, dal titolo “Invertire la rotta”.




INVERTIRE LA ROTTA

Lo confesso, ho sempre avuto un grande desiderio: far sorridere i contadini. Non che questi siano tendenzialmente malinconici e depressi, tutt’altro. Nel loro ambiente vivono una condizione di quasi assoluto stato di grazia. Hanno volti duri, solcati dal sole e dalla fatica, ma conservano intatto uno sguardo serafico che sa trasmettere serenità e purezza.

Nelle campagne in cui quotidianamente operano senza sosta – dall’alba fino al tramonto, e anche di domenica – gli agricoltori esprimono una perfetta aderenza con il paesaggio di cui si sentono parte integrante e nello stesso tempo custodi. Eppure, nonostante ciò, a osservarli da vicino, e a sentirli parlare in piena libertà, sembra mancare loro qualcosa.

A osservarli con attenzione, si nota un certo disagio, quasi un senso di insofferenza verso un mondo esterno che sottrae loro respiro e vita. La città invade i campi prima con strade larghe e superveloci, poi con un’edilizia selvaggia che divora le terre più fertili. Si sottraggono superfici coltivabili e tutto ciò li rende simili a prigionieri accerchiati e senza scampo.

Chi li conosce e li frequenta, sa bene che gli agricoltori vivono con grande senso di prostrazione e avvilimento la progressiva invasione del mondo urbano, ma lamentano nel contempo un effettivo isolamento sociale, culturale ed economico. Si sentono soli e abbandonati, perché nessuno vuole più ascoltarli e prenderli in seria considerazione.

Neanche i grandi giornali riservano spazi di cronaca e approfondimento, se non in maniera occasionale e comunque mai soddisfacente. Figurarsi la tivvù, e forse è anche un bene. Nessuno che si voglia occupare delle loro problematiche, allo stesso modo di quanto avviene con altre professioni. Nessuno che ne rispetti l’identità e le esigenze, nemmeno gli uomini di cultura, giacché il mondo agricolo – luoghi comuni e tendenze neobucoliche a parte – nei fatti non piace, se non a pochi.

Può senza dubbio piacere la campagna, per la bellezza del paesaggio, ma non la campagna in quanto tale, con l’ininterrotto lavoro che essa implica e con gli uomini apparentemente rudi che ogni giorno la vivono sulla propria pelle. I figli dei contadini fuggono la campagna e arrivano in sostituzione gli stranieri, i nullatenenti, percorrendo la medesima via crucis; ma via via che ascendenderanno anche loro nella scala sociale, e conseguito un titolo di studio e una base economica più solida, si dilegueranno, per dar spazio ad altri ultimi nullatenenti e con poche speranze. Ed ecco allora – per contrastare, almeno parzialmente, tale stato di isolamento culturale, e per evitare fughe a ripetizione – l’idea, certamente originale, di realizzare un’antologia di racconti inediti ispirati al mondo agricolo.

Una buona soluzione per offrire la giusta e necessaria visibilità a un tessuto sociale che da sempre invoca spazi e attenzioni mai concessi. Non è un’antologia di racconti dal taglio ideologico. Non si è inteso comunicare nessun messaggio con le venti narrazioni qui raccolte. C’è solo il segno della testimonianza e uno scenario di riferimento: la Maremma, con il distretto rurale della provincia di Grosseto in grande evidenza. Ma c’era da aspettarselo: un territorio da sempre attento a valorizzare il mondo agricolo non poteva che dar corpo a una simile iniziativa. Ed è proprio grazie alla sensibilità dell’assessorato all’agricoltura dell’amministrazione provinciale di Grosseto ch’è stato possibile portare avanti un progetto culturale così ambizioso che ha il coraggio di guardare al futuro.

Non è un’operazione culturale dettata dall’occasione, una tra le tante che possono essere concepite per diversificare le attività di promozione e per valorizzare il territorio. C’è piuttosto il chiaro proposito di iniziare un percorso a tappe. Dietro tale operazione vi è il bisogno di stimolare la nascita di un filone narrativo che si ispiri alla ruralità. Non sarà facile ottenere risultati certi in prospettiva futura, ma la sola idea di sollecitare una qualche timida reazione al silenzio attuale è già un successo.

Con i racconti dell’antologia Tutti dicono Maremma Maremma, c’è la dichiarata intenzione di invertire la rotta e occuparsi finalmente del mondo agricolo, ambientando storie, immaginarie, o realmente accadute, che abbiano come teatro la campagna. Lo scopo, neanche tanto velato, è di risvegliare un interesse diverso e nuovo all’interno dello stesso mondo intellettuale, prima ancora che tra i lettori.

L’impegno nel selezionare gli autori è stato meticoloso, quanto prezioso si è rivelato il fattivo contributo di Daniela Marcheschi, personalità tra le più prestigiose del nostro panorama letterario, ampiamente apprezzata all’estero per i suoi studi critici.
Gli autori coinvolti sono stati lasciati liberi di esprimersi, senza alcun condizionamento, se non quello di ambientare le proprie narrazioni nell’ambito del Distretto rurale della Maremma.

Chissà se qualcosa d’ora in avanti cambierà. Gli agricoltori vanno piano ed esigono che i loro tempi siano rispettati. Non sono fermi e immobili come statue, ma hanno altri ritmi, altre esigenze. Sono consapevoli del fatto che la società muti in continuazione – e piuttosto freneticamente, anche – ma non rifiutano di adeguarsi ai cambiamenti. Accettano il progresso, non lo evitano, ma non intendono neppure esserne schiacciati. Questa antologia di racconti è un doveroso omaggio a una civiltà agricola che non può assolutamente sparire.

Luigi Caricato

di T N