Editoriali

Un’Italia finalmente virtuosa

21 marzo 2009 | Ernesto Vania

E’ primavera e arrivano puntualmente le richieste di restituzione di denari da parte dell’Unione europea.
Si tratta di fondi di cui la Commissione chiede lo storno per inadempienze nelle procedure di controllo applicate dagli Stati membri o per la mancata osservanza della normativa comunitaria in materia di spese agricole.

Di solito l’Italia è in prima fila nell’elenco delle rettifiche.
Vi sono state annate in cui il nostro Paese ha dovuto restituire decine di milioni di euro. Cifre vertiginose che, in qualche occasione, hanno superato i cento milioni di euro.

Si tratta di sprechi dovuti a mala burocrazia, a funzionari inefficienti, a comunicazioni tra uffici intermittenti.
Gli agricoltori si trovano così decurtati i sussidi, già magri, spesso senza neanche saperlo, senza capirne le ragioni e senza poter attribuire responsabilità.
Tutto si svolge alle loro spalle in una strana nebbia.

Finalmente, era ora, siamo a dar conto di una comunicazione della Ue in cui l’Italia c’è ma non si vede.

Alla Danimarca sono stati chiesti 100 milioni di euro per carenze nei sistemi di telerilevamento e nei controlli di conformità alle disposizioni sul ritiro dei seminativi dalla produzione. 9 milioni e mezzo per Gran Bretagna, 7 milioni e duecentomila euro a carico del Belgio e giù giù fino al milione e trecentomila euro a carico della Grecia per controlli insufficienti e dati inattendibili sulle esportazione di zucchero.
All’Italia sono stati richiesti solo quattromila euro per insufficienti controlli amministrativi delle domande di aiuto e controllo insoddisfacente del peso minimo nel settore dei bachi da seta.

Il nostro Paese si è dimostrato serio, affidabile, preciso.
Si tratta certo di un’eccezione, la prossima comunicazione ci vedrà nuovamente nelle prime posizioni, ma almeno per una volta è piacevole sentirsi nell’olimpo dei virtuosi.

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