Editoriali

PLURALISMO NON SIGNIFICA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE

08 maggio 2004 | Ernesto Vania

Finchè la Presidente Rai ha annunciato clamorose e provocatorie dimissioni, finchè trasmissioni televisive e lanci d’agenzia divagavano su ipotesi di abbandoni, non ho dato molto credito a questi contraddittori né ho seguito con particolare attenzione le polemiche che si accavallavano. Tutto già visto, tutto già vissuto, almeno fino a quando Lucia Annunziata non ha realmente dato le dimissioni e convocato una conferenza stampa per spiegarne le ragioni.
Ciò che mi ha maggiormente sorpreso, a parte il gesto in sé, in Italia le dimissioni si annunciano, non si danno, è l’accusa sferrata contro il resto del CdA, reo di voler occupare, a esclusivo vantaggio di governo e maggioranza, tutti i più delicati ruoli di responsabilità. Nessuna pastetta, nessun manuale Cencelli, nessuna logica di spartizione dunque, solo un accaparramento di sedie e poltrone da parte della Casa delle Libertà. L’informazione deve essere libera e le scelte operate dai vertici del servizio pubblico minano proprio questo fondamentale diritto. Ecco, in buona sostanza, la freccia avvelenata che l’ex Presidente Rai ha scagliato prima di sbattere la porta. D’altronde l’autonomia dei mass media è una delle basi, dei fondamenti di una democrazia ed è sempre un buon vessillo da sventolare.
Mi sono chiesto allora: veramente una equa spartizione di quote di potere e di voce portano ad ottenere quella pluralità di idee e pensieri che rende libera ed imparziale l’informazione? Realmente avere ciascuna rete televisiva e relativi telegiornali schierati con una forza politica è segno di indipendenza giornalistica? Dover attenersi a logiche e filosofie politiche, veder ridotto, se non annichilito, il proprio diritto di critica, essere costretto a dare risalto a comunicati palesemente faziosi non è sicuramente il sogno di chi lavora nell’informazione, né offre quell’ampiezza di visioni necessaria per accrescere la cultura e la consapevolezza democratica di tutti noi.
Purtroppo l’imparzialità e un atteggiamento aperto ad ogni opinione sono merce rara nel sistema della comunicazione contemporaneo. Le ragioni sono molteplici, fra le più importanti la questione economica. Ogni testata cartacea, radiotelevisiva oppure on line ha bisogno di denaro per sopravvivere e gli enti pubblici, le istituzioni sono donatori molto munifici, ovviamente a determinate condizioni. D’altro canto i privati, seguendo, giustamente, logiche di profitto, investono in pubblicità, fonte d’introito primaria per qualsiasi mezzo d’informazione, solo se ne possono trarre un ritorno, un guadagno.
Purtroppo sarà sempre più complicato e periglioso trovare mezzi d’informazione equilibrati, equidistanti ed indipendenti. Mi auguro solo che non diventino storia antica.

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