Editoriali

Ma è sempre vera crisi?

13 dicembre 2008 | Romano Satolli



La crisi dei consumi che sta investendo tutto il mondo apre da diversi giorni tutti i telegiornali e riempie le prime pagine dei giornali. Poi, contemporaneamente, ci mostrano immagini di mostre del lusso con oggetti d’arredamento, abbigliamento, auto, addirittura pentolame da cucina decorati con diamanti e pietre preziose che costano più di una villa con piscina.

Nel frattempo ci dicono che per le prossime vacanze invernali ci saranno 12 milioni di italiani che partiranno per le mete esotiche e settimane bianche.
In questo bailamme di notizie, di confronti così offensivi tra un mondo di sfacciatamente ricchi e di famiglie che non arrivano alla fine del mese, il consumatore rimane sempre più frastornato.

Personalmente, non saprei dire se questa crisi dei consumi sia dovuta esclusivamente alla massa di coloro che non riescono a comprare il necessario per vivere, oppure se il calo dei consumi sia invece dovuto ad un comportamento dei consumatori più consapevole e responsabile.
Propenderei di più per la seconda ipotesi, perché dopo anni di consumi sfacciatamente inutili, di sprechi negli alimentari, nell’abbigliamento, nell’arredamento e quant’altro occorre ad una famiglia, gran parte dei consumatori si sta comportando come, da anni, le associazioni dei consumatori predicavano: evitare spese inutili, non seguire la moda o i prodotti griffati, comprare quello che effettivamente necessita senza riempire inutilmente la casa o il frigorifero di oggetti non indispensabili o alimenti che poi, in gran parte, si buttano perché avariati o scaduti.

Le associazioni dei commercianti dicono che gran parte degli esercizi chiudono perchè non possono andare avanti. Si sono mai chiesti però come mai negli anni passati ci sia stato un proliferare di tanti negozi? Prendiamo per esempio l’abbigliamento. Guardiamoci intorno e osserviamo quanti ne sono nati negli ultimi anni. Con consumatori diventati più attenti e meno spreconi, è logico che i consumi scendono e che non tutti i negozi possono più avere quegli incassi che, in anni di sprechi e di superfluo, erano abituati ad avere. Quindi meno consumi, meno produzione, meno fabbriche, più disoccupazione.

A parte le famiglie estremamente ricche, alle quali la crisi non le sfiora nemmeno, a molte famiglie che hanno meno entrate per la disoccupazione o la sott’occupazione di uno o più componenti, alle quali la crisi fa stringere veramente la cinghia, c’è una maggioranza di famiglie in cui (lo) o gli stipendi entrano lo stesso, ma hanno però imparato a fare a meno del superfluo, a spendere con maggiore responsabilità e avvedutezza.

A queste famiglie, quanto può incidere la crisi del mercato immobiliare americano, il fallimento delle loro banche che vendevano titoli spazzatura, se non avevano investito i loro risparmi in titoli ad alto rischio? Anche se hanno un mutuo per la casa a tasso variabile, possono ricontrattarlo cambiando anche la banca e mantenere la rata iniziale, anche se il mutuo si prolunga di qualche anno. Però nel frattempo, non sono prese alla gola da rate diventate insostenibili.

Giorni fa, ho sentito ad un TG nazionale una negoziante di articoli vari e più o meno utili, che confermava l’esistenza della crisi per il fatto che molte famiglie non acquistavano più i Babbo Natale da 60 euro da appendere fuori dei balconi, ma si accontentavano di prendere quelli da 40 euro!
A parte il fatto che quei 40 o 60 euro potevano essere meglio spesi per qualche cosa di più utile, c’è ancora chi fa questi ragionamenti per confermare (ormai è di moda parlarne) la crisi in atto.

I consumatori non devono farsi coinvolgere dal pianto comune, ma riflettere senza farsi condizionare dai media sempre alla ricerca di enfatizzare le notizie, parlando di tempesta, anche quando è un semplice acquazzone.
In poche parole, occorre essere meno pessimisti, vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto e dare meno retta ai profeti di sventura che trovano nelle prediche pessimistiche l’unico motivo per parlare e, spesso, sproloquiare.

Potrebbero interessarti

Editoriali

Grazie ai dazi di Trump anche nuove opportunità di promozione e comunicazione

Dal 7% della quota di mercato in Canada che l’Italia dei vini  allora, deteneva con prodotti, nella generalità dei casi, scadenti, è passata, agli inizi del terzo millennio, a oltre il 30%, soprattutto grazie a una forte spinta iniziale nel campo della comunicazione

01 agosto 2025 | 12:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

L’olio d'oliva non lo fa il frantoio, ma si fa con il frantoio

Il frantoio va utilizzato e inteso quasi come uno strumento musicale che ha i suoi accordi da tarare a seconda della varietà delle olive e del loro grado di maturazione. Superiamo gli anacronismi del passato: l'olio non si compra più nell'elaiopolio

25 luglio 2025 | 12:00 | Giulio Scatolini

Editoriali

Addio cara Aifo: manca una proposta politica olearia che guardi al futuro

Niente confronto e nessuna visione: la storica associazione dei frantoiani olearia avrebbe bisogno di un radicale rinnovamento. Il passo indietro come Presidente dei Mastri oleari e da Aifo 

21 luglio 2025 | 11:00 | Giampaolo Sodano

Editoriali

Difenderci dall’olio di oliva che sa di pipì di gatto: la scelta a scaffale

Fino a un paio d’anni fa il 75% dell’olio di olvia consumato in Italia era venduto nella GDO. E gran parte di quell’olio aveva un denominatore comune: il sentore di “pipì di gatto”

18 luglio 2025 | 12:00 | Piero Palanti

Editoriali

Olio extravergine di oliva 100% italiano a 5,99 euro al litro: dolcetto o scherzetto?

Dietro le quinte dell’offerta Esselunga su olio extravergine di oliva nazionale a marchio Cirio. Una promozione di 14 giorni che ha fatto molto rumore nel settore. Ecco cosa si nasconde dietro al “sottocosto” più aggressivo dell’anno sul 100% italiano

26 giugno 2025 | 09:00 | Alberto Grimelli

Editoriali

Obiettivo terrorizzare i giovani sul vino: si apre la strada ai dealcolati

Il vino è un patrimonio culturale dell’umanità, dei figli di Dioniso e di Bacco in particolare, che lo hanno diffuso nel Mesiterraneo.Ma il mondo va in un'altra direzione: Bill Gates ha investito nel grasso del futuro, il “burro d’aria”, fatto a partire dall’anidride carbonica e acqua, senza ingredienti animali

23 giugno 2025 | 14:00 | Pasquale Di Lena