Editoriali

Cambio di rotta

29 novembre 2008 | Ernesto Vania

Le prime dichiarazioni del Ministro Zaia erano improntate a una lodevole indipendenza di pensiero e d’azione.
I primi atti, d’impulso e d’imperio, presi dal leghista duro e puro ci avevano impressionato.
Dobbiamo dirlo, ci pareva di trovarci di fronte a un vero Ministro dell’Agricoltura, quella con la A maiuscola, dopo anni.

Progressivamente, mese dopo mese, qualcosa è cambiato.
Forse il punto di svolta è stata la nomina di Giuseppe Nezzo, noto uomo Coldiretti, alla guida del Dipartimento delle politiche di sviluppo economico e rurale.

L’indipendenza dai poteri forti, e prime fra tutte le organizzazioni agricole, si è fatta più sfumata e la politica del Ministro è divenuta progressivamente più ambigua, costellata da annunci e da proclami.

A forza di sventolar bandiere la forza propulsiva del suo mandato è andata calando e non se ne intuisce la ragione se non guardando a Nord Est e più propriamente in Veneto.
E’ già da tempo, infatti, che si sussurra e si mormora che l’incarico di Zaia sia solo pro tempore, ovvero cucitogli addosso per ricavare quel tanto di notorietà da poterlo candidare alla guida della Regione Veneto di qui a pochi mesi.
Sarà una diceria ma molti tasselli stanno componendo un puzzle poco rassicurante.

Un’attenzione privilegiata e visite assidue nel “suo” Veneto erano da tenere in conto, ma non si sono diradate dopo l’iniziale euforia e pare che non vi sia sagra paesana che Zaia non presenzi, anche solo per pochi minuti.
La vicenda quote latte stava molto a cuore al Ministro. L’avevamo capito fin dal suo insediamento ma farne addirittura il tema centrale dell’health check della Pac per l’Italia ci è parso francamente troppo. Che le quote aggiuntive vadano poi ai molti allevatori che avevano sforato le proprie quote di produzione, tanti dei quali proprio in Veneto, ci sembra proprio curarsi un po’ troppo del proprio orticello.
Dopo l’iniziale freddezza nei rapporti l’abbraccio tra Coldiretti e Zaia si è consumato e moltissime della battaglie dell’associazione di categoria sono divenute del Ministro. Perché? Si dice che i vertici della Lega gli abbiano fatto capire che senza un’alleanza con Marini in Veneto la sua candidatura sarebbe meno solida.

Nel complesso, queste e altri piccoli segnali, ci fanno intuire che a via XX Settembre si è operato un cambio di rotta e, assai più tragico per l’agricoltura italiana, che il Ministero è sempre e solo visto come un trampolino di lancio per altri lidi… Alemanno docet.