Editoriali
L'assaggio dell'olio di oliva: prima il piacere, poi il dovere
Quale è il tuo olio preferito? Non c’è o ce ne sono tantissimi; dipende, in ordine: dal piatto, dallo stato d’animo, dai luoghi, dalla compagnia. Non mi unisco alla casta degli analisti, dei “sotutto”, dei periti autoptici
12 dicembre 2024 | 14:00 | Giulio Scatolini
Per me, gli uomini imparano a conoscere gli oli, allo stesso modo in cui i cani conoscono gli esseri umani, ossia annusandoli. E poi, privilegio questa volta solo umano, e non canino, per fortuna, assaggiandoli!!
L’olio entra in noi perché lo inghiottiamo, ma, in realtà, siamo noi a dover entrare in lui, per capirlo, per dargli un volto o una musica.
Così c’è l’olio “Beatrice” e non “Dante” (delicato e puro) e l’olio ruffiano, o “puttano” (che si adatta un po’ con tutto); c’è l’olio che sorride (profumato) e l’olio che graffia (spigoloso, ma interessante e piccante); l’olio avaro (ce ne vuole poco) e quello generoso (da il meglio di se quando se ne usa, in alcuni piatti, in modo copioso).
Per questo non rispondo mai alla domanda: quale è il tuo olio preferito? Non c’è o ce ne sono tantissimi; dipende, in ordine: dal piatto, dallo stato d’animo, dai luoghi, dalla compagnia.
Non assaggio per sete (per quella c’è l’acqua), né per vizio (per quello c’è il vino e il cognac), ma per piacere.
Confesso che ho assaggiato oli. Tanti, a tutti i livelli.
Tuttavia non mi unisco alla casta degli analisti, dei “sotutto”, dei periti autoptici.
Al piacere della conoscenza anteporrò quindi la conoscenza del piacere.
E quindi sarò più morchia che spocchia, più lampante che brillante, più di istinto che distinto, più libero che libro, più colto che còlto, più impregnato che impegnato, più chicco che cocco, più baco che vago, più carnale che banale, più frasca che fresca, più palato che pelato (è un po’ difficile questo), più uomo che duomo, più storia che scoria, più goccio che “scoccio”, più sostanza che costanza, più carezza che cavezza, più “Nostrale” che banale, più Rigali che regali, più Agogia che bambagia, più Moraiolo che bucaiolo, più Rajo che spaio, più S. Felice che infelice, più “Leccino” che burino, più “Frantoio” che rasoio, più “Pendolino” che felino, più riso che roso, più naso che raso, più caldo che saldo, più resa che pesa, più pressa che ressa, più mulino che sciocchino, più fiscolo che discolo, più rosa che posa, più festa che testa, più gola che gala.
Sono e sarò ossia /
solo un kamikaze dell’olio extravergine d’oli(v)a!!!/
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francesco ajello
14 dicembre 2024 ore 09:56Pur nella esagerazione, ho idea che l'autore di questo articolo è molto vicino alla verità.