Editoriali
Olio greco spacciato per italiano: inchieste e controlli hanno fermato frodi e la speculazione

Se l’olio extravergine di oliva italiano è tornato sopra i 9 euro/kg, dopo aver toccato i 7,6 euro/kg, è anche merito dell’inchiesta sull’olio greco spacciato per italiano di inizio novembre e del piano di controlli straordinario voluto dal sottosegretario La Pietra
09 dicembre 2024 | 08:55 | Alberto Grimelli
Il piano straordinario di controlli sull’olio di oliva, voluto dal sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, con delega ai controlli e all’ICQRF, è in pieno svolgimento.
Sotto la lente della Guardia di Finanza e della Repressione Frodi i principali porti dove sbarca olio di provenienza straniera, tra cui Bari, Brindisi, Ancona, Livorno, Civitavecchia ed altri.
Gli ultimi controlli a Bari, ai primi di dicembre, su 496 tonnellate di olio greco arrivato al porto. Queste non destinate a frantoi, come invece avvenuto a novembre, ma direttamente al mondo del commercio oleario, riscontrando casi di inesatta indicazione delle informazioni riportate nelle etichette del prodotto confezionato (compresa l’origine) e, successivamente, commercializzato anche attraverso piattaforme informatiche.
Il piano straordinario di controlli è partito dalla felice intuizione dell’Agenzia delle Dogane di Bari che si insospettì, il 1 novembre scorso, per cisterne di olio extravergine di oliva greco destinato ad alcuni frantoi.
Allora non potevamo confermare la notizia che erano coinvolti nell’avvio dell’inchiesta due frantoi dell’area di Andria, uno di Bitonto, un frantoio abruzzese, oltre ad alcuni marchi oleari poi protagonisti della speculazione olearia che ha fatto crollare il prezzo dell’olio italiano.
Oggi sappiamo che a seguito delle verifiche effettuate ai primi di novembre, il sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra, con delega ai controlli e all’ICQRF, ha attivato un piano straordinario di verifiche proprio nei porti italiani.
D’altronde non è la prima volta che la Guardia di Finanza scopre olio greco spacciato per italiano. Un’inchiesta di metà settembre aveva sgominato una banda nel brindisino che aveva messo in atto la frode per 1000 tonnellate di prodotto.
Anche grazie a simili inchieste e ai controlli puntuali sull’ingresso di olio nei porti italiani, la speculazione è stata fermata e l’olio extravergine di oliva italiano, dopo essere crollato a 7,6 euro/kg è risalito sopra i 9 euro/kg.
Ovviamente onore al merito anche al sistema cooperativo pugliese e alle associazioni che hanno fatto rete, anche attraverso il Patto etico, hanno bloccato la spirale al ribasso delle quotazioni, disancorando l’olio italiano dalle dinamiche di quello comunitario.
Quando si vuole i controlli funzionano e hanno anche un effetto dissuasivo dal perpetrare o portare avanti frodi a danno del sistema olivicolo-oleario italiano.
Poche mele marce, tra produttori, frantoiani e commercianti, possono purtroppo arrecare grave danno a migliaia di onesti operatori del settore che si sono trovati a fronteggiare un crollo dei prezzi dell’olio, con costi di produzione, di approvvigionamento di olive e rese in olio particolarmente basse.
Purtroppo girano in rete fake news che smentiscono la portata delle inchieste e dei controlli, cercando di minimizzarne il valore, così facendo un favore a un certo mondo opaco e grigio che, da oltre 40 anni, cerca di condizionare prezzi e dinamiche commerciali, anche attraverso frodi e sofisticazioni.
Si arriva addirittura a negare l’esistenza dell’inchiesta del 1 novembre scorso, che fece partire il piano straordinario dei controlli.
Un grande, grande favore a pochi soggetti, spesso plurinquisiti.
Tutti, invece, a partire dai frantoiani pugliesi (che sono scivolati sulla più classica delle bucce di banana della comunicazione difendendo l’indifendibile e accreditando fake news), dovrebbero ringraziare il sistema dei controlli perché, con costi produttivi di 9 euro/kg o più, se non si fosse fermata la speculazione sull’olio extravergine di oliva italiano, avrebbero perso davvero un sacco di soldi.
E’ vero che l’inchiesta di novembre aveva riguardato tre di loro ma, ergersi a difesa del malaffare, dà l’impressione che l’intero settore è preda di dinamiche truffaldine. Così non è. La stragrande maggioranza dei frantoiani è onesta, coscienziosa e specchiata. Distinguersi nettamente da pochi disonesti è un dovere ma non nascondendo la testa sotto la sabbia, non al prezzo di negare che, purtroppo, qualche mela marcia esiste anche all’interno della loro categoria.
E’ avendo isolato questi operatori disonesti che, oggi, il mercato pugliese dell’olio appare vivace e in salute, con prezzi in linea con quelli della scorsa campagna olearia.
La guardia deve però essere mantenuta alta perché fake news e strani condizionamenti possono favorire la ripresa della speculazione, con grave danno economico per tutta la filiera, proprio a partire da centinaia di frantoi pugliesi.
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