Editoriali
Ecco la vera offerta sull’olio extravergine di oliva che non puoi perdere: 1,5 euro/litro
Le promozioni in Grande Distribuzione tra 3,99 e 4,99 euro/litro sono ormai da dilettanti. Le vere offerte sull’olio corrono on line e le piattaforme cinesi iniziano a utilizzare l’extravergine come prodotto civetta. Ecco perché il prossimo Piano Olivicolo Nazionale è destinato al fallimento!
17 dicembre 2025 | 13:00 | Alberto Grimelli
Il monitoraggio a scaffale vede le offerte sull’olio extravergine di oliva tra 3,99 euro/litro (poche) e i 4,99 euro/litro, ormai usuali da parte di tutti i marchi.
Ma guardando solo i volantini della Grande Distribuzione (dilettanti!) si rischia di perdere di vista la nuova frontiera delle offerte sull’olio: le piattaforme on line.
Già qualche anno fa ci provò Amazon, con un prodotto a proprio marchio in PET. Oggi sono le grandi piattaforme cinesi, Temu su tutte, a usare l’olio extravergine di oliva come prodotto civetta.
A seconda della regionalizzazione, l’olio è offerto a 1,5-2,1 euro/litro: basta iscriversi e fare un altro acquisto on line.

E’ la sublimazione dell’olio come traffic builder.
L’extravergine di oliva, in sé e per sé, non vale nulla. Vale solo per quanto traffico, virtuale o reale, riesce a portare.
E’ la negazione di qualsiasi percorso di distinzione, identità, valorizzazione. E’ la negazione di qualsiasi funzione d’uso di un buon extravergine: sapori, profumi, piacere, abbinamenti, armonizzazione, salute e benessere.
Non si tratta più neanche di offrire un prodotto a un prezzo conveniente, un grasso da cucina e condimento a condizioni vantaggiose e popolari. Siamo molto oltre l’olio Coca Cola, molto oltre l’olio commodity.
La sola funzione d’uso dell’olio è portare gente ad acquistare nel punto vendita, reale o virtuale che sia.
E’ noto che portare un cliente all’acquisto richiede un investimento. I dati personali, uniti a quelli di consumo, sono preziosi per le politiche commerciali (da cui le carte fedeltà). Su internet il valore dei dati è persino superiore, potendo a questo punto la piattaforma accedere ai big data con le tue preferenze e i tuoi gusti, facendo marketing mirato. Il baratto proposto è acquistare un bene necessario a basso prezzo in cambio di una parte di te stesso, per poter venderti meglio.
Senza una vigorosa sterzata, la rotta è segnata: l’unico modo per vendere l’olio è offrirlo al prezzo più basso.
Se infatti è semplicemente un investimento per GDO/piattaforme on line, allora deve essere al costo più basso possibile.
Non acquistano un prodotto ma uno “spazio pubblicitario”, un “veicolo promozionale”.
E’ questa la vera ragione per cui il prossimo Piano Olivicolo Nazionale sarà un fallimento.
Al tavolo olivicolo si sta ancora ragionando sull’extravergine come prodotto ma la realtà fattuale del mercato dice che è solo e soltanto un servizio.
Prima di pensare a rilanciare la produzione, a razionalizzare e aggregare la filiera, a risolvere le tante criticità di questo mondo, occorre far ritornare l’olio extravergine di oliva a essere un prodotto agricolo, ammesso sia ancora possibile.
Volendo credere sia possibile, l’unica possibilità è l’attivo e propositivo coinvolgimento della Grande Distribuzione (partiamo da qui!) per dare una nuova immagine all’extravergine, proprio un nuovo posizionamento.
Ogni altra iniziativa è tempo perso in battaglie di retroguardia.
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