Editoriali

Monini fa partire la speculazione sui prezzi dell’olio extravergine di oliva, anche italiano

Monini fa partire la speculazione sui prezzi dell’olio extravergine di oliva, anche italiano

Zefferino Monini vede prezzi dell’olio extravergine di oliva in calo del 40% per una super produzione a 3,3-3,5 milioni di tonnellate. Anche la quotazione dell’olio italiano dovrà abbassarsi

20 settembre 2024 | Alberto Grimelli

C’è chi proprio non sopporta che il prezzo dell’olio extravergine di oliva sia elevato.

Tra questi c’è Zefferino Monini che, in un’intervista al Corriere della Sera, vede il prezzo dell’olio extravergine di oliva in calo del 40%, con una produzione mondiale stimata a 3,3-3,5 milioni di tonnellate.

A tal scopo giova ricordare che livelli produttivi di 3,5 milioni di tonnellate non sono mai stati raggiunti nel mondo olivicolo internazionale, mentre i 3,4 milioni di tonnellate sono stati superati una sola volta (campagna olearia 2021/22) e le 3,3 milioni di tonnellate sono state superate solo in tre occasioni negli ultimi 20 anni (campagne olearie 2011/12, 2017/18 e 2018/19), secondo i dati ufficiali del Consiglio oleicolo internazionale.

La prossima campagna olearia sarebbe dunque eccezionale, secondo Zefferino Monini, in netto contrasto con tutte le previsioni degli esperti del settore che, al meglio, indicano una campagna olearia che supererà di poco i 3 milioni di tonnellate.

Sulla base delle proprie previsioni produttive, Zefferino Monini prevede un calo dei prezzi dell’olio extravergine di oliva del 40%. Considerando che l’attuale quotazione dell’olio extravergine di oliva spagnolo è di 7,2 euro/kg, significa che Monini prevede scenderà a 4,3 euro/kg. Inoltre afferma che questo avrà “ripercussioni sui prezzi dell’extravergine italiano, che dovrà per forza di cose riallinearsi per reggere la concorrenza degli stranieri.” A quanto si dovrà vendere l’olio italiano? Il non detto è che, storicamente, il differenziale di prezzo tra olio italiano e spagnolo è di 1-2 euro/kg. Fate voi i conti.

Anche in questo caso giova ricordare che i primissimi contratti sull’olio da farsi, in Spagna e Portogallo, indicano quotazioni di 5,5 euro/kg circa. Quindi Monini vede prezzi di un euro inferiori a quelli dei contratti già stipulati.

Andiamo oltre.

A giustificare la propria teoria, Zefferino Monini indica il calo dei consumi (-60% in Cina), che ha un consumo di circa 30 mila tonnellate all’anno, dimenticando che invece crescono del 3,8% negli Stati Uniti, che consuma circa 300 mila tonnellate d’olio.

In termine tecnico l’intervista di Zefferino Monini al Corriere della Sera si definisce una narrazione con la costruzione di una serie di dati e tendenze volte a giustificare la propria visione, o il proprio desiderio.

Ringrazio sinceramente il signor Zefferino Monini per avermi ribadito, ancora una volta, chi innesca, anche con discutibili affermazioni, manovre speculative.

Non è la prima volta.

Ci provarono anche nel marzo 2024, con un dossier dell’Istituto Piepoli che indicava che un italiano su tre non acquistava più olio extravergine di oliva causa l’aumento dei prezzi. Affermazioni e dati smentiti da Nielsen che indicava un calo dei consumi del 10%, con l’olio extravergine di oliva italiano invece in controtendenza (+4%).

La manovra speculativa al ribasso fu bloccata.

Ora ci si riprova, con la stessa tecnica e le stesse manovre: commercianti di olio che battono il territorio, specie pugliese, facendo terrorismo sui prezzi, a cui seguono dichiarazioni (o dossier) che “giustificano” e supportano l’azione dei commercianti. Mancano giusto solo i contratti capestro, per qualche cisterna a inizio campagna a prezzi improbabili, per far crollare le quotazioni ufficiali della Camera di Commercio e di Ismea Mercati, innescando un trend speculativo al ribasso.

Film già visto e quindi finale già conosciuto, a meno che la filiera olivicolo-olearia non batta un colpo.

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Marco Moschini

25 settembre 2024 ore 17:18

Gentile Direttore, sposto il punto di vista dell'intera vicenda, e la guardiamo da un altra sfaccettatura:
e se fosse invece che la reale intenzione del taglio giornalistico sia di fare solo una pura e semplice attività di marketing della propria azienda?

Gigi Mozzi

22 settembre 2024 ore 15:16

Accidenti: si continua a parlare di olio, mescolando l’extravergine dentro al pentolone dell’ olio di oliva, confondendo il prodotto italiano con quello importato e rivenduto, scambiando il frantoio con la cisterna, annegando l’idea della specialità nel mare della commodity.
Come mettere assieme, la pasta fresca e la pasta secca, la spremuta e l’acqua, le Church e le Nike, lo slow food e il fast food, il marketing e il marchètting, il giornalista e il giornalaio.

Uno non è meglio dell’altro, sono oggetti, situazioni, mercati diversi.
Basterebbe dire che Monini parla per se e per il suo mercato: e bisognerebbe dirlo anche al Corriere, se non altro per par condicio.

Se sono veri i numeri che ho trovato (salvo le scorte di inizio e di fine e qualche ammortamento che possono confondere), Monini nel 2021, ha prodotto 35.000 tons. con ricavi per 160 milioni di € e Trilussa direbbe che ha venduto a 4,75 € Kg:
nel 2022 Monini dovrebbe avere prodotto 35.000 tons di olio per un fatturato di 172 milioni e Trilussa avrebbe detto 4,91 € Kg.

Un prezzo coerente con il mercato dell’olio commodity (l’extravergine che lubrifica e ammorbidisce), che non c’entra niente con il mercato dell’olio specialità (l’extravergine che condisce). Lubrificare e ammorbidire sono funzioni nobilissime e, a volte, indispensabili: ma non c’entrano niente con l’obiettivo di condire e insaporire.

Credo che Monini faccia bene quello che deve fare e credo che abbia le idee molto chiare, sul futuro del mercato in cui compete, anche se non credo che sia autorizzato a parlare a nome di tutti coloro che hanno a che fare con gli ulivi: in realtà, Monini sollecita un problema che non è suo compito risolvere, anzi.

Non si può parlare di “mercati “ come fossero contenitori omogenei, senza definire le categorie alle quali ci si riferisce.

Come succede in moltissimi mercati (a cominciare dalle mele e dai pomodori, per continuare con i formaggi e gli aceti, per finire con le auto e i cellulari) anche nel mercato dell’olio da olive, ci sono categorie differenti. Come succede raramente, in questo caso, nessuno sembra essere interessato a classificarle nella pratica e ad operare di conseguenza: anzi.

paolo quarto

21 settembre 2024 ore 19:27

Plaudo all'analisi chiara e diretta del dott Grimelli e giusto per confermare basta leggere l'articolo sull'andamento del mercato statunitense che nonostante un aumento del 40% del prezzo del prodotto ha subito una flessione irrisoria dei consumi.

Giuseppe De Tursi

21 settembre 2024 ore 15:36

Sono molto felice di leggere che il mondo agricolo non è più sotto scacco dei grandi speculatori.

maria francesca di martino

20 settembre 2024 ore 16:04

Plaudo con grandissima soddisfazione leggendo l'articolo del dott. Grimelli e il commento di Nicola Ruggiero che condivido in toto mi apre il cuore alla speranza che finalmente la filiera olivicola olearia pugliese il colpo sia pronto a batterlo o quanto meno non sia pronta a riceverlo!

NICOLA ruggiero

20 settembre 2024 ore 14:35

Carissimo Direttore la ringrazio per aver commentato le dichiarazioni della monini con le parole che il 90% degli industriali italiani sta usando nelle chat di settore.. Purtroppo nel comparto c'è una fetta di imprenditori( per nostra fortuna sempre più piccola) che avendo imparato la sola vecchia regola " abbassa il prezzo che vendi la merce" non ha ancora colto l'evoluzione che si è materializzato del settore in Italia come in Spagna, in Grecia come in Turchia. Questi imprenditori non hanno compreso quanto si siano rafforzati gli attori della filiera, non hanno ben chiaro che le aziende agricole, e la gran parte dei frantoi pugliesi non sono più stretti nella morsa di limitate risorse finanziarie e insufficienza di capacità di stoccaggio. Ma credo che oltre queste sviste, a mio avviso gravissime per imprenditori che hanno la responsabilità di guidare
Nel futuro aziende con tantissimi dipendenti e collaboratori, cosa ancor più grave e non riuscire a comprendere che in questi ultimi 10 anni tantissimi imprenditori( aziende agricole, cooperative e frantoi) hanno intrapreso la sfida del mercato e l'hanno vista nella maggior parte dei casi. Tutto questo fermento ha portato finalmente ad una diffusione di olio di qualità REALE negli angoli più sperduti del pianeta, ad una presa di coscienza diffusa del potenziale reale del prodotto di qualità e soprattutto ha portato ad un aumento vertiginoso dei consumi. Se l'amico Zefferino avesse un po di tempo per studiare i dati di questi operatori si renderebbe conto che le dichiarazioni di un imprenditore piuttosto che i 3 mesi di blocco totale delle contrattazioni non spaventano più i contadini e i trappetari italiani e non raggiungono alcun risultato sul mercato. A mio avviso possono solo confermare la fiducia dei consumatori verso quegli operatori che , avendo fatto della qualità una missione di vita, chiedono il giusto riconoscimento per il lavoro e la serietà. Ancora grazie

Vincenzo Netti

20 settembre 2024 ore 14:28

Bravissima l'autore dell' articolo