Editoriali 27/02/2024

Le offerte più convenienti sull’olio extra vergine di oliva al supermercato: meno di 7 euro per l’olio extra vergine di oliva italiano?

Le offerte più convenienti sull’olio extra vergine di oliva al supermercato: meno di 7 euro per l’olio extra vergine di oliva italiano?

Le offerte volantino sull’olio extra vergine di oliva continuano: dai 5,99 euro dell’extra vergine comunitario Cirio fino ai 6,59 euro per l’olio extravergine di oliva 100% italiano Olitalia. L’olio continua a essere un prodotto civetta


L’olio extra vergine di oliva sugli scaffali dei supermercati continua a essere un prodotto civetta, con offerte che si alternano tra le varie insegne, con sottocosto più o meno dichiarati.

Esselunga di Roma, secondo le cronache locali, è stato preso d’assalto fino al 24 febbraio per una promozione sull’olio extra vergine di oliva Cirio a 5,99 euro (7,5 euro/litro), con un prezzo di vendita normale di 9,99 euro.

Più recentemente, volantino ancora in corso, è l’olio extra vergine di oliva Olitalia 100% italiano ad aver toccato il nuovo record con un prezzo di 6,59 euro (8,23 euro/litro).

Come ampiamente previsto da Teatro Naturale le offerte a 6,99 euro per bottiglia da 750 ml sono la norma. Se ne contano almeno quattro in corso in questi giorni su Clemente (Coop), Costa d’Oro (Banco Fresco) ma ancora più conveniente a 6,74 euro (Bennet), Monini (Conad).

Sotto a tale soglia, però, si tratta ovviamente di sottocosto che, ancora, le insegne della Grande Distribuzione fanno fatica a dichiarare.

Perché?

La ragione è ovviamente di tipo comunicativo, stante la protesta dei trattori imperante in questi giorni. Dichiarare il sottocosto significa rendere manifesto che gli agricoltori vengono sottopagati, ovvero che è lecito speculare sulle spalle degli olivicoltori.

Il sottocosto è, di per sé, un’operazione amorale e poco etica perché tende a schiacciare l’interesse di qualcuno a beneficio di altri. Nel caso specifico si schiaccia l’interesse del mondo agricolo a beneficio dei consumatori, ma anche della Grande Distribuzione che, indirettamente, guadagna sul prodotto civetta sottocosto. E questo è il punto più sensibile: se il sottocosto fosse solo a beneficio dei consumatori, la Grande Distribuzione potrebbe ergersi a Robin Hood, ma guadagnando anch’essa dall’operazione il suo ruolo assomiglia molto più a quello di gabelliere (ndr chi provvedeva alla riscossione dei dazi o ne aveva l'appalto)

Un’equa distribuzione della ricchezza tra tutti gli attori della filiera non può che passare dalla piena consapevolezza dell’ultimo anello: il consumatore. Se costui, o costei, non ha le informazioni corrette, e spesso le ricava proprio dallo scaffale del supermercato, si innesca un cortocircuito.

Il risultato è che l’olio extra vergine di oliva resta solo un prodotto civetta. Mutano i prezzi ma non la natura di traffic builder delle bottiglie di olio.

La crisi olivicolo-olearia delle ultime due campagne è un’occasione persa.  

di Alberto Grimelli

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