Editoriali 05/12/2023

Monini miglior olio di oliva biologico al mondo? Svelato il mistero

Monini miglior olio di oliva biologico al mondo? Svelato il mistero

Da qualche anno Monini partecipa assiduamente a guide e concorsi con alcuni oli di oliva prodotti nel frantoio Il Poggiolo. Un progetto nato a scopo promozionale e commerciale


Il World’s Best Olive Oil, ranking internazionale basato sulla somma dei punteggi ottenuti negli 8 più importanti concorsi di olio extravergine a livello globale (EVOOLEUM, Expoliva, Mario Solinas Award, Ovibeja, ArgOliva, Leone d’Oro, SIAL Olive D’Or, Sol D’Oro) ha stabilito il primato mondiale 2023, nella categoria bio, del Frantoio del Poggiolo di proprietà Monini.

Gli oli extra vergini di oliva mandati a gareggiare sui palcoscenici nazionali e internazionali sono i Monocultivar. Un progetto presentato nel 2017.

Nonostante gli oli abbiano un forte carattere di artigianalità percepita (monovarietali, bio, bottiglia numerata, packaging accattivante) il progetto è prettamente industriale. Anche perchè l'obiettivo è fare “volumi importanti” come affermato da Marco Scanu.

Questo scrissi nel 2017 dopo aver visitato Il Poggiolo e avuto modo di degustare gli oli, oltre che di chiacchierare con il patron della Monini Spa e del frantoio Il Poggiolo, Zefferino Monini.

Allora decisi di sospendere il giudizio in attesa di comprendere la finalità del progetto e la direzione che avrebbe preso:

La vera domanda, di fronte a questi progetti, è se si tratta di operazioni di facciata, per recuperare credibilità e mantenere quote di mercato oppure se sono strategie industriali di lungo respiro.

Ora, a distanza di sei anni, è stato lo stesso Zefferino Monini a rispondere a questa domanda, con una dichiarazione contenuta nel comunicato stampa celebrativo del World’s Best Olive Oil. La riporto integralmente e lo ringrazio sentitamente per aver chiarito i miei dubbi.

“Il WBOO – ha dichiarato Zefferino Monini, amministratore delegato dell’azienda di famiglia, ma anche artefice degli extravergini Monini – è una vera e propria autorità nel settore e questo riconoscimento, basato su criteri oggettivi e superpartes, ci riempie di orgoglio e dimostra come la qualità sia un obiettivo verso il quale anche una grande realtà come la nostra può e deve tendere. Sappiamo di essere conosciuti dal grande pubblico come marchio “industriale”, termine che nel sentire comune stride con il concetto di artigianalità: in realtà siamo un’azienda familiare che da tre generazioni crea olio extravergine con competenza e passione, cercando di applicare i migliori standard qualitativi in tutti i segmenti di prodotto, da quello del largo consumo come il Classico a piccole produzioni di nicchia come le Monocultivar, figlie del nostro Frantoio”.

Il riconoscimento del World Best Olive Oil apre le porte, per l’azienda, a nuovi possibili scenari commerciali: “vorremmo portare le nostre Monocultivar nelle più importanti insegne della distribuzione all’estero, dove crediamo che questo tipo di prodotto premium made in Italy abbia buoni margini di crescita, forti della nostra organizzazione distributiva.”

I volumi delle Monocultivar sono rimasti, all’incirca, quelli di qualche anno fa.

E’ però chiaro, nella dichiarazione di Zefferino Monini, il tentativo di applicare la proprietà transitiva sulla qualità degli oli extra vergini di oliva da quelli “artigianali”, ovvero i Monocultivar, a quelli “industriali”, come Il Classico.

Chiarito il dubbio, a beneficio dei lettori, posso quindi permettermi di sciogliere la riserva: il progetto è nato a scopo promozionale e commerciale ovvero, e mi cito: “iniziative volte a occupare metri lineari di scaffale, scalzando potenziali concorrenti, recuperando immagine per ottenere una ricaduta commerciale positiva sugli altri prodotti.

E’ una furbata, eticamente e moralmente molto discutibile a mio giudizio, già adottata in tanti altri ambiti industriali.

Qualcuno ricorderà il motto “artigiani della qualità”.

Incredibilmente ai nostri industriali oleari manca l’orgoglio e la fierezza di presentarsi come tali.

di Alberto Grimelli