Editoriali

LADRI DI TEMPO

22 settembre 2007 | Mena Aloia

Cos’è che più fa rabbia quando pensiamo alla burocrazia: le reali complicanze che ci costringe ad affrontare, oppure il fatto che, nella stragrande maggioranza dei casi, è causata da pochi?

Pochi si, questa è la mia stravagante opinione. Sono quei pochi che legiferano senza pensare a come quella legge debba poi essere implementata, sono quei pochi che devono far diventare ogni argomento motivo di propaganda, poco importa poi che le idee, qualche volta anche buone, subiscano delle sconsiderate e brusche frenate perché non le riescono a gestire.

Programmi Operativi Regionali (POR). Questo il nome che possiamo dare ad uno dei tanti esempi di poca concretezza.
Servono sostanzialmente, e molto brevemente, a ripartire le risorse finanziarie comunitarie, nazionali e regionali in diversi ambiti definiti assi prioritari di intervento.
Fra questi assi trovano spazio anche quelli che una volta venivano chiamati gli aiuti di Stato alle imprese, i cari vecchi contributi a fondo perduto, per intenderci.

A volte cambiano solo i nomi delle cose, ma la sostanza resta immutata. I veri cambiamenti, quelli sostanziali ed utili richiedono idee, tempo ed intelligenza.
Ed ecco allora che chi ha la fortuna, o la sventura, di poter utilizzare, queste agevolazioni trova ancora davanti a se regole ed imposizioni assurde, prive di logica, ma, soprattutto, dannose.

Oramai si fa tutto in nome di una rintracciabilità portata all’esasperazione che si svuota di quei buoni propositi di responsabilizzare ogni cittadino ed ogni pubblica amministrazione alle proprie azioni.
Quando ad un imprenditore si chiede di presentare tre preventivi per ogni singola voce di spesa del proprio progetto d’investimento si capisce subito quanto poco realistiche siano certe richiste.

Nel mondo parallelo dei burocrati ognuna di queste richieste ha certamente una motivazione carica di logica e di buon senso, peccato, però, che nella vita reale, in quella vissuta, non hanno motivo d’essere.
Se in un’azienda si decide di comprare un macchinario, non si sceglie semplicemente quello meno caro, sono altre le motivazioni che entrano in gioco: l’affidabilità della ditta produttrice, l’assistenza, i tempi di consegna e così via discorrendo.
Ma tutto ciò viene totalmente ignorato dai vari bandi.

Tu azienda, hai bisogno di una “lucidatrice di banane” procurati tre preventivi anche se al mondo esiste una sola ditta produttrice!
E l’imprenditore, rassegnato ed abituato a fare piccoli miracoli quotidiani, esaudisce il desiderio del cieco, sordo, ma non muto burocrate.
Ed ometto qui di dire come, ma è cosa di facile intuizione.
Ma tra approvazione del progetto ed inizio lavori passano in media due anni, a questo punto i preventivi presentati non sono più validi, bisogna aggiornarli ed ecco che si ricomincia da capo.

È un iter ridicolo che tutti disapprovano, ma a cui tutti devono adeguarsi.
E quando dico tutti mi riferisco anche al funzionario pubblico che deve stipare e conservare una tale mole di documenti inutili, consapevole del fatto che non si aiutano così le aziende.
La paura del legislatore che l’imprenditore, se non limitato da paletti, possa mettere in preventivo costi non rispondenti al vero si poteva, facilmente ovviare, richiedendo alle ditte che partecipano, in diversa misura, a bandi pubblici di presentare i propri listini presso le relative Camere di Commercio.
Nulla di più semplice per confrontare i costi.

Invece no, i burocrati devono provare un piacere quasi fisico a sentirsi i padroni del tempo altrui.
Il tempo che nel mondo reale scorre inesorabile e a volte anche troppo velocemente, per loro non ha alcun valore.


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