Editoriali

Signore e signori, ecco il Nutriscore

Signore e signori, ecco il Nutriscore

La lotta tra i sostenitori e i detrattori sta alzando il volume e si sta allargando la platea degli interessati. Oltre la scienza c'è la comunicazione, ovvero cosa il consumatore capisce grazie al Nutriscore

02 settembre 2022 | Gigi Mozzi

Entro il 2022 l’Unione Europea dovrà definire una proposta di etichettatura obbligatoria per i prodotti alimentari, contenente informazioni nutrizionali.

Questa operazione ha acceso i riflettori sul Nutriscore, un sistema di informazioni fronte-pacco diffuso da qualche anno in  Franca e in altri Paesi, che sembra essere il candidato più credibile per rispondere a quanto richiesto da Bruxelles.

La questione Nutriscore è stata analizzata e discussa, contestata e difesa, sulla base delle valutazioni che andrebbero a premiare, o a condannare, questo o quel prodotto.

La lotta tra i sostenitori e i detrattori sta alzando il volume e si sta allargando la platea degli interessati: ciascuno fa il conto dei possibili risultati che l’algoritmo del Nutriscore provoca nella valutazione del proprio prodotto.

Le questioni scientifiche stanno lasciando spazio alle opinioni sugli interessi socio-personali di ciascuno e ai giudizi sull’albero genealogico degli avversari.

Senza entrare nel merito degli aspetti scientifici, il dibattito si dovrebbe svolgere sulla base delle più comuni regole della comunicazione:  basta controllare se quello che viene compreso dal destinatario è quello che si intendeva trasmettere e misurare la differenza tra le intenzioni e i risultati ottenuti.

Nutriscore, così com’è, nasconde alcuni problemi che annullano completamente l’obiettivo di informare i consumatori sugli effetti che gli alimenti hanno sulla salute:

***il primo problema riguarda “il gioco delle due carte”

***il secondo riguarda “il semaforo fisso” 

***il terzo è “il piccolo mago”

***il quarto è “il lifting degli amici”.

(1)
il gioco delle due carte (lo scambio del prodotto con la persona):

Nutriscore si propone come l’estensione visiva della Tabella Nutrizionale, mentre invece fornisce informazioni differenti: la Tabella Nutrizionale dice “cosa è” un prodotto (descrive), il Nutriscore valuta “cosa fa” un prodotto (prescrive).

La prima riguarda il prodotto e le sue caratteristiche, il secondo riguarda il consumatore e i suoi bisogni: dire che le proteine sono tante o poche, non significa dire che fanno bene o fanno male.  

(2) 
Il semaforo fisso (vale a dire l’uso contraffatto dell’efficacia del semaforo):

il semaforo è uno strumento intelligente, adattivo, flessibile che cambia le luci in funzione del traffico o regola il traffico, cambiando le luci.

Il semaforo fisso è invece uno strumento stupido e pericoloso: il verde fisso provoca ingorghi e incidenti, il rosso fisso: provoca cambi di direzione obbligatori (anche quando sono  inutili).

Nutriscore come tutti i “semafori fissi” è un indicatore “stupido" e rischia di provocare incidenti, invece di risolvere il corretto svolgimento del traffico alimentare.

(3) Il piccolo mago (i trucchi che sono nascosti nelle forme abituali di dialogo):

la comunicazione Nutriscore, indipendentemente dai contenuti tecnico-scientifici opera sulla base di un presupposto  e di 3 automatismi che generano pericolose interpretazioni.

*** il presupposto riguarda la mitica figura del “consumatore medio”, che esiste solo nelle tabelle statistiche (i consumatori non sono una massa uniforme, ma sono persone diverse, non tanto per quello che sono, ma per quello che fanno: formulano decisioni e attuano comportamenti molto differenti, fanno parte di gruppi, segmenti, cluster, nicchie, ……).

***l’automatismo della “generalizzazione”: 

la convinzione che ciò che è bene (o male) per qualcuno, in qualche occasione e in determinate circostanze,  sia bene (o male) per tutti, sempre, in ogni condizione, contraddice tutte le regole di scientifiche, anche quella del buon senso.

Considerare la quantità standard di prodotto (100 gr) è anch’essa una generalizzazione che non ha niente a che vedere con il “consumo medio” (un’altra generalizzazione, anche se meno grave!).

***l’automatismo di “equivalenza e identificazione”:

la convinzione che un segnale (rosso) equivalga ad un significato (fa male), equipara due fenomeni che non si trovano neppure allo stesso livello logico, essendo il primo un descrittore oggettivo e il secondo uno stato soggettivo.

***l’automatismo della “cancellazione”:

non vengono considerati (o non se ne conosce il ruolo, all’interno degli algoritmi che vengono vantati)  le fibre, i micronutrienti essenziali alla vita come le vitamine, i sali minerali,  gli altri composti fitochimici come i carotenoidi, i flavonoidi, le antocianine e gli antiossidanti,  che incidono direttamente sul metabolismo e il benessere delle persone.

(4) Il lifting degli amici (un pò di nuovi algoritmi, per correggere le imperfezioni di quelli vecchi):

***una delle più grandi Insegne al mondo della Distribuzione,  lancia il Nutriscore come pratica intelligente  per la scelta dei prodotti, ma  l’Insegna impiega un nuovo algoritmo, che scopre i difetti del Nutriscore (anche perché è facile) e ne modifica le scelte.

Sembra che le nuove proposte siano orientate ai prodotti a marchio dell’Insegna e più cari.

***nella logica della massima competitività, certamente altre Insegne stanno già studiando il loro algoritmo, che sarà presentato non come uno strumento per correggere le distorsioni del Nutriscore,  ma come ciliegina offerta dall’Insegna, per aiutare scelte “ancora più intelligenti”: è facile pensare che il Nutriscore potrebbe diventare popolare come, a suo tempo, il mitico “3 x 2”.

Una soluzione (smettere di dire e iniziare a fare):

basterebbe una piccola ma precisa ricerca qualitativa, per verificare con i consumatori l’ampiezza delle distorsioni  di comunicazione che il Nutriscore provoca, e dimostrare a Bruxelles i rischi che ne derivano per i consumatori stessi.

Non è necessario e, probabilmente molto rischioso, combattere il Nutriscore (che è il contrario dell’informazione) con il Nutrinform Battery (che è il contrario della semplificazione): ricorda tanto la storia del bue che dà del cornuto all’asino.

La ricerca potrebbe evitare questo pericolo e, come consiglia un vecchio rinomato cinese, aiutarci a “vincere senza combattere”.

Signore e signori, adesso c’è ancora tempo.

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