Editoriali 05/05/2021

Chi di fango ferisce, di fango perisce: la denuncia all'Antitrust della Coricelli

Chi di fango ferisce, di fango perisce: la denuncia all'Antitrust della Coricelli

Il Salvagente si è reso colpevole del delitto di lesa maestà: dichiarare che non tutto l'olio extra vergine d'oliva in commercio effettivamente lo è. Inchiesta giornalistica che danneggia gli affari e allora bruci sul rogo dell'inquisizione


Ci sono storie che meritano di essere raccontate, per far comprendere ancor di più l'imbarbarimento in cui è giunto questo mondo e in particolare il comparto oleario.

Il Salvagente decide di ripetere l'inchiesta olearia del 2015, esaminando gli oli in commercio. Campiona a scaffale e fa eseguire le analisi presso laboratori accreditati e ufficiali. I risultati delineano un quadro non molto diverso rispetto a quello di sei anni fa. Allora furono 9 su 20 gli oli declassati da extra vergini a vergini, secondo i risultati del test, oggi sono 7 su 15.

Come accaduto in passato, nel rispetto delle normative e del diritto di replica dei soggetti coinvolti, la redazione de Il Salvagente contatta le imprese olearie i cui oli sono stati bocciati per permetter loro di esprimere le proprie ragioni.

Molte chiacchiere, qualche velata minaccia, qualche lusinga. Il solito repertorio per un giornale che si occupa di test comparativi, a beneficio dei consumatori.

Qualcosa è cambiato rispetto ad anni addietro, però. Le imprese olearie contattano le redazioni di altri giornali, cercando di sminuire la portata dell'inchiesta, anzi paventano danni milionari, la perdita di posti di lavoro e molte altre sciagure in epoca Covid. Poi molta pubblicità sui media per far capire che le imprese olearie sono buone, brave e belle, praticamente in odor di santità.

A Coricelli, però, non è sufficiente esprimere le proprie ragioni. Occorre piegare Il Salvagente che non è più un giornale ma un avversario. Se le denunce penali e civili non bastano per fermare Quintili e Cinotti, è sempre possibile minarne credibilità, autorevolezza e reputazione.

Si studiano le carte e si scopre che Matteo Fago, titolare della Editorialenovanta Srl che edita Il Salvagente, ha una quota di partecipazione anche nella Startupbootcamp Foodtech Srl e che, in questa società, ha quote anche Monini. Ecco il presunto fattaccio: l'editore de Il Salvagente è in società, quindi presuntamente in combutta, con Monini il cui olio non viene mai bocciato da Quintilli e Cinotti. L'assioma non detto è che la redazione de Il Salvagente venga eterodiretta dalla proprietà, la quale è in società con un competitor della Coricelli.

Non ci vuole molto a smontare questa accusa.

Bastano 12 euro, il costo di un paio di visure camerali.

Si scopre così che Matteo Fago è proprietario al 100% della Editorialenovanta Srl e che ha una quota di partecipazione del 24% nella Startupbootcamp Foodtech Srl, mentre Monini (e aggiungiamo anche che Barilla, attraverso il venture arm Blu 1877, ha collaborato con detta società) ha quote irrisorie, praticamente una partecipazione simbolica. E' quindi necessario capire cosa fa la Startupbootcamp Foodtech Srl. Sempre da visura camerale si scopre che l'oggetto sociale prevede unicamente l'attività di incubatore di impresa, agevolando startup innovative nel campo dell'agroalimentare. Nessuna finalità commerciale, quindi, piuttosto social-imprenditoriale. Se poi proprio ci si volesse allargare nella ricerca si può scoprire che la realtà Startupbootcamp è internazionale, ha un sito internet che ben ne documenta l'attività di incubatore d'impresa e che ha partner importanti, come Google, Vodafone, Mastercard, Intel e tanti altri. In Italia i rami di questa attività sono due: uno dedicato alla moda a Milano e uno al food a Roma.

Di conflitti di interesse neanche l'ombra.

E' persino ridicolo pensare che Coricelli non potesse eseguire gli stessi elementari riscontri effettuati dalla redazione di Teatro Naturale. E' persino offensivo ritenere, per l'intelligenza dei soggetti coinvolti, che non si dovesse giungere alle medesime conclusioni.

Coricelli ha deciso di proseguire comunque e la denuncia all'Antitrust è finita ai giornali e persino a una associazione di consumatori, il Codacons, che ci è purtroppo cascata con tutte le scarpe.

Non si è più abituati a effettuare controlli. Uno schizzo di fango ed evidentemente mouse e tastiera si inceppano.

In realtà non sarebbe servito neanche fare i controlli camerali. A testimoniare la buona fede de Il Salvagente ci sono i fatti.

Anche Barilla è in società con Matteo Fago in Startupbootcamp Foodtech Srl e la pasta Barilla è stata bocciata, con giudizi molto critici, dal test comparativo de Il Salvagente in passato.

Già, non basta. Una rondine non fa primavera. Tra gli oli bocciati dall'inchiesta di maggio c'è Il Saggio Olivo Todis, private label della catena distributiva Todis, che è inserzionista de Il Salvagente e la cui pubblicità compare anche sul numero che boccia il loro olio d'oliva.

Insomma c'è chi, vedendosi bocciato il proprio olio, ha imprecato e si è rimboccato le maniche.

C'è invece chi ha deciso di applicare la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente.

Teatro Naturale sta dalla parte dei colleghi Quintili e Cinotti e dei consumatori che hanno diritto di trovare dell'olio extra vergine d'oliva quando tale dicitura compare in etichetta.

Teatro Naturale sta dalla parte degli olivicoltori, frantoiani, imbottigliatori e industriali onesti che, mi auguro, esprimano insieme a noi il loro sdegno e la loro solidarietà a Il Salvagente.

di Alberto Grimelli

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Commenti 3

Giuseppe Ciccolella
Giuseppe Ciccolella
09 maggio 2021 ore 09:10

È disarmante leggere di gente che cerca di difendere, l'industria olearia,rea di imbottigliare ogliacci spacciandoli per olio extra vergine di oliva.Eppure non è difficile capire che non esiste un olio extra vergine di oliva che costi meno di 8/10 € a litro,visto i costi di produzione in Italia; e non è nemmeno tanto difficile capire che a 2,90/ 4 € al litro non è possibile né produrlò,nè imbottigliarlo e né tantomeno trasportarlo sugli scaffali della GDO.
Mi spiace leggere del Sig.Gianluca Ricchi che citando sentenze varie cerca di salvare il"soldato Ryan", ma al netto delle succitate sentenze, la verità viene sempre a galla e solo chi non vuol vedere, cerca di convincere tutti che è ancora buio.
Complimenti alla redazione de "il salvagente" per la preziosa inchiesta(ne andrebbe fatta una al mese) e grazie infinite alla redazione di Teatro Naturale per aver dato voce e diffusione ad una inchiesta così importante per un comparto, quello oleario, da sempre infangato dal prezzo basso, anzi bassissimo.

Cordiali Saluti,
Giuseppe Ciccolella.

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
07 maggio 2021 ore 10:06

Gentile Sig. Gianluca Ricchi,

credo sia troppo chiedere al mondo della produzione, e a chi è vicino a olivicoltori e frantoiani, di difendere l'italianità delle aziende industriali e di imbottigliamento quando queste:
1) lasciano l'olio extra vergine di oliva italiano nelle cisterne: 1/3 della misera produzione nazionale in media all'anno
2) delocalizzano, facendo profitti, occupazione, valore aggiunto e mercato all'estero, senza alcun beneficio per il sistema Paese
3) imbottigliano olio comunitario o extracomunitario di qualità commerciale scadente o molto scadente, prendendo in giro il consumatore e danneggiando l'immagine stessa dell'extra vergine, ormai prodotto commodity
Mi dispiace ma non vedo, su queste basi, perchè il mondo della produzione dovrebbe immolarsi per la difesa dell'italianità delle imprese olearie. In cambio di cosa? L'elemosina di qualche cisterna acquistata se la tensione nella filiera sale? L'elemosina di 5-10 centesimi di euro in più a chilo di olio se montano le proteste?
Detto in altri termini, vi sono certamente politiche e posizioni su cui produzione e commercio possono convergere ma poi gli interessi confliggono, o meglio sono antagonisti, e pensare a un'unità della filiera su tutto è pura utopia.

Veniamo alla questione de Il Salvagente.
Il giornale non si è mai sostituito a organismi di controllo o a enti di certificazione, lo ha anche dichiarato apertamente in più passaggi dell'inchiesta. Basta leggere gli articoli pubblicati.
Il Salvagente effettua test, seguendo le normative UNI-ISO non su controlli e certificazione, ma sui test comparativi, pratica giornalistica diffusa in tutto il mondo.
E' quindi lecito, da parte di commercio e industria, sminuire la portata dell'inchiesta sulla base della limitatezza della rappresentatività del campione, meno affermare che un giornale non può utilizzare per l'olio vergine di oliva un'analisi ufficiale (come è il panel test) mentre identica procedura di può applicare per bagnoschiuma e mascherine. O si contestano in toto, in principio e come metodo, i test comparativi effettuati dalle associazioni dei consumatori e dai giornali, oppure si accettano. Non si può sollevare obiezioni quando si è colpiti e ignorarli quando sono altri comparti a esserne interessati.
Se l'industria, nel suo complesso, vuole abolire i test comparativi, perchè possono creare turbative di mercato, lo dicesse apertamente. Dubito lo voglia fare perchè implicherebbe mettersi contro i consumatori. Quindi si attua una politica ipocrita in cui i test comparativi vengono criticati solo quando vengono colpiti interessi di parte.
Per favore, evitiamo di confondere il piano dei controlli ufficiali da quello dei test comparativi.

Cordiali saluti
Alberto Grimelli

GIANLUCA RICCHI
GIANLUCA RICCHI
06 maggio 2021 ore 16:15

Sull’inattendibilità dei test svolti da il Salvagente, segnalo che l’AGCM ha già svolto in passato un’istruttoria (ps10285), che ha condotto all’emissione del procedimento n. 26072/2016, il quale ha riconosciuto l’inattendibilità delle analisi svolte da il salvagente ( all’epoca “ il test”), non assicurando le stesse , la riconducibilità certa del campione analizzato al marchio di olio del professionista.
Infatti, le operazioni di prelievo, eseguite da il Salvagente ( all’epoca “il test”) sono state effettuate da un soggetto privo di poteri di certificazione senza il rispetto delle procedure normativamente previste e con riguardo ad una pluralità di campioni prelevati, talchè la possibilità di una errata attribuzione del campione al professionista non può essere esclusa.
Consiglio ai lettori di andarsi a leggere la Sentenza del Tar del Lazio n. 12608/2018 del 28.12.2018.

Questo a dimostrare che il Salvagente non sia assolutamente un ente terzo di certificazione sottoposto come tale alle rigorose regole cui sono assoggettate le Autorità pubbliche di controllo( tra le altre, rispondenza a certificazioni Accredia, rispetto delle norme tecniche Uni ISO) bensì una società privata che, a pagamento, concede tale certificazione, sulla base di verifiche svolte senza alcuna garanzia di legge, che in quanto tali, sono certamente idonee a garantire la terzietà del risultato, e quindi, l’attendibilità di tale Certificato.


Per quanto riguarda invece le visure da lei da lei riportate nel seguente articolo, vi sono percentuali dei vari soci da rivedere con numeri leggermente al di sopra di un semplice valore simbolico. Non vedo fra i soci Barilla, sono certo che a breve lèggeremo qualcosa in merito che ci aiuterà a capire bene è meglio.

Capitale sociale € 122.000,00

Fago Matteo € 30,000,00 24,6%
Vimercate San Severino Girolamo € 17.500,00 14,4%
Oddone Giampiero. € 15.000,00 12,3%
Ze-Flor srl € 15.000,00 12,3%
Gambero rosso spa € 15.000,00. 12,3%
Lventure group spa € 15.000,00 12,3%
Torlonia Andrea € 7.500,00 6,15%
Bizzo Giuseppe €. 5.000,00 4,1%
Ezecute srl € 2.000,00. 1,64%

totale € 122.000,00. 100%


Troppe volte e troppo spesso amiamo l’autolesionismo atto a dare forza e sviluppo ai competitors mondiali, senza capire quanto male ci facciamo a noi stessi; Carapelli, Bertolli, Sasso e Dante spagnole,Salov cinese, Costa d’oro francese sono solo le prime aziende ormai andate, vediamo nel prossimo quinquennio a chi tocca, la conta è in atto.

Buon lavoro a tutti.
G.r.