Editoriali

L'ARROGANZA DEL POTERE

17 febbraio 2007 | Francesca Racalmuto

L’arroganza del potere è un male sottile e invasivo.
In tanti non riescono a sottrarsi, alla tentazione di prevalere ad ogni costo e dire sfacciatamente: “eccomi, sono io che comando qui”.

Coloro che vantano spazi di potere in genere ci cascano in continuazione.
E’ un errore banalissimo quanto grossolano, eppure si ripete all’infinito. Ci cascano in tanti.
Taluni, perciò, pensano di essere i padroni assoluti del mondo.
Basta avere i soldi e tutto è dovuto, questo è il concetto di fondo.

E’ la solita storia, ma chi cade in un simile errore, non accontentandosi di essere un privilegiato, preferisce strafare imponendo il proprio potere

Scrivo – e chiedo venia per questo – pensando a una storiella davvero di poco conto. Mi riferisco alla stroncatura di un ristorante milanese di nome “Gold”.

Camilla Baresani, narratrice, si occupa anche di gastronomia, firmando per l’inserto culturale del “Sole 24 Ore” una recensione negativa del locale in questione.

Succede, che qualcuno esprima dei giudizi. Può capitare. Accade per la musica, per la letteratura, per il teatro, per il cinema, per il calcio, per la politica. Per tutto, insomma. Tranne, forse, per le questioni concernenti la gastronomia, vista l’abitudine a incensare e mai criticare.

Però la possibilità che qualcuno possa svincolarsi da questa pessima abitudine, di parlare e scrivere sempre in positivo, è più che legittima e plausibile. Non c’è da scandalizzarsi. Ha diritto di esistere anche la critica gastronomica, perché no?

I proprietari del locale sono però dei tipi tosti, abituati a essere consacrati all’unanimità. Si tratta della fortunata coppia di stilisti Dolce & Gabbana.

Ora, due parole per riferire i fatti. I due noti stilisti, infastiditi dal pessimo giudizio espresso nei confronti della cucina del Gold, hanno duramente attaccato in tivù la Baresani, l’autrice del testo incriminato, con toni cafoneschi e avvilenti.
Da qui poi la polemica, ch’è proseguita inarrestabile, prendendo sviluppi imprevedibili e scatenando una serie di reazioni a catena.

I due signori, forti di un consenso a senso unico, forti dello strapotere che si ritrovano tra le mani, hanno fatto la voce grossa, minacciando di togliere la pubblicità della propria insegna dalle pagine del quotidiano della Confindustria. Al che, prontamente, un altro critico gastronomico, tale Davide Paolini, ha prontamente ricucito i rapporti scrivendo una recensione largamente positiva del ristorante sempre sullo stesso giornale.

E’ il giornalismo all’italiana. Insomma, tutto ciò per riferire, in poche battute, una triste e davvero miserevole pagina di cronaca di costume. Anche su “Striscia la notizia” si è trascinato il caso, con la consegna dei tapiri ai due stilisti.

Ora, per concludere, sarebbe bene evidenziare almeno due anomalie del nostro Paese.

La prima anomalia: è sufficiente fare la voce grossa per piegare la volontà dei mezzi d’informazione.

La seconda anomalia: sono i soldi, al solito, a dettare legge, anche per questioni di così scarso rilievo, se non addirittura banali. Figuriamoci poi per le questioni più importanti e delicate.

Ci sarebbe anche una terza anomalia, volendo essere più precisi: in Italia non esiste, se non in rari casi, una vera critica gastronomica.

Che deludente scenario. Il potere da’ alla testa e l’ingordigia, inevitabilmente, prende come sempre il sopravvento.

La libertà di pensiero – quella, poi, rara avis – appartiene a una ristretta, ma molto ristretta, minoranza.

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