Editoriali

L'olio extra vergine di oliva di eccellenza in televisione: basta col dominio delle multinazionali!

Peccato che chiamino gli esperti in tv solo in occasione di qualche scandalo. Occorre invece ripartire dalla varietà degli oli italiani e dal loro possibile utilizzo in cucina

08 novembre 2019 | Fausto Borella

Proprio poche ore fa, tenendo una serata a un distretto Lions della Toscana, mi è stata fatta la domanda, che tutte le signore mi fanno a fine degustazione, : “Ma dove si può trovare un buon olio extravergine come quelli che ci ha fatto assaggiare stasera?” Provo a consigliare le enoteche più fornite della città o qualche armadio dei supermercati illuminati che hanno a cuore il principe dei condimenti italiani.

Ma mi accorgo, che per quanto proviamo tutti insieme, produttori, giornalisti e comunicatori del settore, a divulgare il vero mondo dell’olio, ancora c’è molta disinformazione.

Allora cosa fare? Qual è il sistema migliore per veicolare un nuovo tipo di olio evo? Perché come ormai tutti sanno, e racconto sempre in queste occasioni, nessuno si permette di fare la guerra al vino più venduto in Italia, che è quello in tetra pack, perché in tutti questi anni sono nate, le Doc, le Docg, i supertuscan e i grandi vini di annata, che hanno dato la possibilità al consumatore di scegliere tra una un vino da 2 € al litro e un altro anche da 100 €. Nel mezzo esiste un mondo fatto di prezzi, che tutti i consumatori e gli appassionati si possono permettere.

Nell’olio Evo questo non è successo. Il 90% del mercato è in mano a 4 multinazionali, 100 industrie e 1000 imbottigliatori, che continuano a fare il bello e il cattivo tempo nel mercato nazionale ed estero. E’ chiaro poi che il consumatore finale è quanto meno disorientato nel cercare il prodotto migliore al giusto prezzo.

Allora forse, è ancora valido poter utilizzare il vecchio tubo catodico, più pollici ha è meglio è, in cui chi riesce a raccontare allo spettatore le informazioni basilari, per potersi districare tra un assaggio e l’altro vince. Considerando poi, che la data minima di scadenza non aiuta certo l’acquirente per comprendere se quello che ha in mano è un olio dell’annata in corso, o dell’anno prima, è giusto che sappia comprendere dall’etichetta, di che olio si tratta, per poi portarlo a casa. Tutto questo, in televisione, va detto in pochi minuti, in maniera efficace e sperando che il conduttore o la conduttrice non ti interrompano o non facciano un commento fuorviante per chi ascolta.

Ho avuto la possibilità di raccontare alcune pillole su come si deve scegliere l’olio giusto, sia su Rai 1, sia su Rai 3. Devo dire che la disponibilità degli autori e il contesto dell’argomento, aiutano a far risaltare l’argomento olio Evo di qualità. Peccato che si chiamino gli esperti, solo quando escono notizie di frodi e arresti di frantoiani o mercanti vari che tagliano e mescolano l’olio di qualità con partite di olio pessimo provenienti da paesi stranieri.

Se riuscissimo a tenere una rubrica settimanale in cui vengono raccontate le centinaia di varietà sparse nel territorio italiano, con i vari sentori e profumi; si dimostrasse il corretto abbinamento con il cibo e perché no anche con il vino, allora troveremmo una strada meno in salita e forse, tra qualche anno, le trecento mila tonnellate di olio italiano artigianale prodotte, verrebbero vendute tutte e soprattutto a un prezzo più che dignitoso. Da parte mia, non indietreggio di un centimetro e vado avanti e a testa alta, perché come dicevano i Romani: Ad maiora semper!

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