Editoriali 11/10/2019

E' tempo di raccolta delle olive, anzi no, è tempo di social

E' tempo di raccolta delle olive, anzi no, è tempo di social

Un nascente mercato richiede olio nuovissimo e molto verde. L'anticipo di raccolta è quindi diventata un'esigenza, spesso celebrata sui social. Manca solo che una mano esca dal tablet o telefonino e porga un goccio di olio appena franto e poi abbiamo fatto bingo


Un tempo per sapere se i tuoi amici produttori e frantoiani avevano cominciato la raccolta, facevi una bella telefonata di cortesia e per qualche minuto stringevi e rafforzavi un rapporto professionale e amichevole. Oggi, basta passare qualche minuto sui social e ti sembra di essere tele trasportato in uno dei tanti frantoi, che video-mostra una densa e coloratissima colata di olio appena franto, con tanto di rumore delle gramole e dei separatori che hanno in dotazione. Manca solo che una mano esca dal tuo tablet o telefonino e ti porga un goccio di olio appena franto e poi abbiamo fatto bingo.

Quando ho iniziato a conoscere questo mondo, diciotto anni fa insieme a Luigi Veronelli, uno dei capisaldi del suo disciplinare era di raccogliere l’oliva alla giusta invaiatura; né troppo acerba, né troppo matura. Questo perché si tendeva a iniziare la raccolta a metà novembre e si andava avanti fino a Natale. Non voglio entrare in certe dinamiche di disciplinari di alcune Dop, che ancora oggi permettono la raccolta fino al 31 marzo, è chiaro che negli ultimi anni stiamo assistendo a un cambio davvero rivoluzionario. Pochi bravi e attenti produttori, spinti spero per loro, anche da un crescente mercato che richiede olio nuovissimo e molto verde, stanno anticipando la raccolta per uscire al pubblico con una primizia. A costo di perdere resa e forse, di ottenere un olio quasi astringente al palato, danno l’avvio alla campagna olearia. Spesso vengono usate bottiglie trasparenti, perché sinonimo di piacevolezza visiva. Per il consumatore è molto meglio scegliere un olio verde smeraldo, molto più accattivante rispetto a un giallo paglierino scarico, per usare un gergo tanto amato della sommellerie. Non ho niente da eccepire, anzi credo che in ogni caso, chi fa da apri pista e mostra orgoglioso il suo frutto, atto a divenire di lì a poche ore (e non giorni) un nettare divino, sia un eroe e un benefattore, e vi spiego perché. In Italia, pare che ci siano oltre 850.000 agricoltori olivicoli, che si spartiscono circa 250 milioni di piante.

Quest’anno squillano trombe trionfalistiche dichiarando un +89% rispetto il 2018. Il sud molto ricco ma il nord Italia completamente a secco e a macchia di leopardo, tante zone della Toscana e Italia centrale.

Le 43 Dop e 4 Igp presenti, incidono sul mercato nazionale ancora troppo poco, e come al solito siamo invasi da olio della Comunità Europea che esce sullo scaffale a prezzi vergognosi. Ho letto in questi giorni, che fino al 31 ottobre una catena di supermercati mette in vendita un litro di olio a € 2,99. Non solo grida vendetta un prezzo del genere, ma è anche vigliacco il posizionamento; considerando la partenza della campagna olivicola, perché si inganna il consumatore.

A proposito di quest’ultimo soggetto, l’acquirente finale: ancora non ha compreso la differenza tra un olio Evo che costa pochi euro e che rovina il suo piatto in cucina, e un olio appena franto a ottobre, fresco, verde, profumato e amaro al punto giusto. Quest’olio, che il produttore con grande orgoglio ha postato su Facebook o Instagram in questi giorni è l’olio che deve essere scelto, perché è quello vero, artigianale e salutisticamente perfetto. Ecco perché approvo queste donne e uomini che continuano a fare da apri pista alla nuova campagna olearia, perché se si aspetta ancora, rischiamo di avere molte zone infestate dalla mosca olearia. Per non farci mancare niente quest’anno è comparsa anche la cimice asiatica e quindi prima raccogliamo e prima avremo un buon olio, a costo di perdere resa e forse dare all’olio una caratteristica più forte, ma sempre genuina. Mi sconvolgo ogni volta, quando leggo i numeri della produzione italiana di olio. Sono meno di un milione i produttori lungo il nostro stivale, ma se dovessi fare un censimento dei grandi “capitani coraggiosi” che ogni anno fanno da apripista, per portare sulle tavole ottimi extravergini, non arriverei a 200/300 olivicoltori da menzionare.

Se le immagini che girano sui social, facessero smuovere le coscienze dei giovani, che ancora non hanno capito le regole per ottenere un olio di estrema qualità, e da quel momento si alzano e partono alla ricerca dell’ottimo olio; allora tutti insieme dovremmo ringraziare i precursori e gli anticipatori della frangitura 2019.

di Fausto Borella

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Commenti 7

Alessandro  Camici
Alessandro Camici
13 ottobre 2019 ore 13:46

Buongiorno Fausto e buongiorno a tutti. Purtroppo dopo una lunga diagnosi della mia attività devo constatare che per la stragrande maggioranza di “ristoratori “ l’ olio EVO non è ritenuto un ingrediente primario per i propri piatti , ma un complemento superfluo che influisce negativamente sul prezzo del menù in quanto se buono ,il cliente ci fà la scarpetta. Dalla modesta esperienza che ho maturato si evince che il ristoratore cuoco e gestore del proprio locale non è propenso a nuove esperienze sensoriali e continua ad usare olio insapore, invece gli chef giovani ambiscono a migliorare la propria conoscenza, e di solito iniziano a farlo quando hanno un ruolo importante nel ristorante dove operano. Credo che dovremmo la chiave per aprire il settore ristorazione all’ Evo di qualità sia nella divulgazione nelle scuole di alberghiera, istruire proprio i docenti , che sono i primi a non conoscere. Constatato io stesso. Un abbraccio.

ROSARIO vitale
ROSARIO vitale
12 ottobre 2019 ore 14:33

scusate ma non ho prove di questo invocato +89%. a me risulta in sicilia un -60% salvo un piccolo aumento pari al 20% rispetto al 2018. o forse si vuole silenziare l'eventuale ingresso di olio exstra europeo che come la tunisia vanta un aumento di produzione 2019 al pari dell'italia nel 2017. a voi le conclusioni.

Fausto Borella
Fausto Borella
13 ottobre 2019 ore 11:21

Buongiorno Signor Vitale,
il dato riportato è stato dichiarato giovedì 10 ottobre all'interno della trasmissione Uno Mattina di Rai 1, in cui ho spiegato come si degusta l'olio Evo. Chi ha stilato queste stime è la CNO, Consorzio Nazionale Olivicoltori.

Giuseppe Giarnetti
Giuseppe Giarnetti
12 ottobre 2019 ore 10:25

Buongiorno Fausto e cari lettori di Teatro Naturale. Purtroppo bisogna constatare che quello che ancora manca, è la cultura dell olio buono e di qualità, forse ancora troppo ristretta ai soli addetti al settore e in questi ahimè, manca completamente o quasi, il mondo della ristorazione. Proporre oggi un olio di qualità ad un ristoratore, facendone percepire i sentori e il valore aggiunto apportato al piatto, ma sentirsi come risposta che ovviamente il costo è elevato e che i “turisti” o i comuni clienti lo sprecano nel piatto, è una qualcosa che non vorrei definire e che mette tristezza. Alla fine il metro di paragone diventa sempre il costo!! È come dire per L olio, meno pago meglio è!! La ristorazione dovrebbe essere il fulcro, l’apri pista per questo ingrediente così prezioso e invece siamo qui ogni anno a ribadire questi concetti. La speranza quindi, e’ che questa corsa contro il tempo per la raccolta, diventi nel tempo utile alla causa per un prodotto di qualità non solo apprezzato, ma capito dal consumatore!! Un caro saluto. Buona campagna olearia 2019 a tutti noi produttori.

Fausto Borella
Fausto Borella
13 ottobre 2019 ore 11:28

Caro Giuseppe,
La tua analisi è corretta e perfetta. E' dal 2001 che seminiamo, educhiamo, raccontiamo e degustiamo oli di qualità insieme a tanti proprietari di pubblici esercizi, ma la risposta è (quasi sempre la stessa): "a noi costa troppo e non abbiamo il giusto guadagno". Allora cerchiamo di girare il bicchiere e vediamolo mezzo pieno: da quando abbiamo cominciato, ci sono molti ristoratori, maître, sommelier e albergatori, che comprendono il valore dell'olio di qualità e investono pur di farlo assaggiare ai loro clienti. E' un lavoro lungo, ma non dobbiamo mollare! In bocca al lupo per il tuo "Giarnetti Passione Olivicola"!

Francesco di Sessa
Francesco di Sessa
12 ottobre 2019 ore 04:49

Gent.mo Sig. Fausto, mi trovo in perfetto e totale accordo con le Sue parole e riflessioni. Sono un modestissimo e "piccolissimo" produttore, per pura passione oserei dire, data l'eroicità che mantiene in vita questo che ormai, per mio conto, è divenuto un rito sacro più che un appuntamento annuale con il calendario della raccolta e IMMEDIATA molitura. E' sconcertante vedere che oltre ad essere invasi da olio "pseudo" extra Vergine a prezzi inverosimili, c'è un nutrito esercito di persone che fa la corsa per comprarselo, al supermercato.. A mio modesto avviso quello su cui bisognerebbe puntare in Italia è un pò più di educazione "civica" anche rispetto alla conoscenza, consumo e tutela reale delle produzioni qualità e di eccellenza, di cui siamo immensamente ricchi ma veramente in pochi a saperlo... e a saper scegliere, anche se vuole significare, come nel mondo del vino, bere meno ma bere decisamente meglio. Vale altrettanto e di più per l'EVO. Prendendo in prestito e adattando un pensiero di Goethe: "la vita è troppo breve per consumare olio mediocre...." Buon lavoro a tutti i produttori onesti (e ai consumatori accorti..). Francesco di Sessa, Cilento (SA)

Fausto Borella
Fausto Borella
13 ottobre 2019 ore 11:38

Caro Francesco,
Sono io in qualità di comunicatore, che ringrazio te che continui un lavoro straordinario, che tu e le decine di migliaia di olivicoltori sparsi in tutto il nostro stivale state facendo! Anche se hai 50 o 500 piante, con la tua cura, il mantenimento del campo e la raccolta delle olive, segui una tradizione millenaria e mantieni intatto e vivo un paesaggio storico, culturale e artistico che è unico. Il nostro bel Paese è amato proprio perché i milioni di turisti che ogni anno passano attraverso le nostre strade, autostrade o mulattiere che siano, godono di un panorama mozzafiato, che ci invidia tutto il mondo. Passiamo da montagne alte oltre 1.000 metri fino a percorrere migliaia di chilometri di coste dove l'olivo è sempre il protagonista. Cosa succederebbe se tutti abbandonassero e smettessero di fare micro produzione di olio artigianale?
Per cui non mollare Francesco e racconta l'olio extravergine di qualità del Cilento con grande forza e passione!