Editoriali
Senza rame muore la viticoltura biologica
L'allarme di Matilde Poggi, presidente della Fivi: "i Vigneron Independant hanno dichiarato che oltre il 50% dei propri soci sarà costretto ad abbandonare l’Agricoltura Biologica" se entrerò in vigore l'abbattimento del'uso del rame. Occorre prima che la ricerca trovi una valida alternativa al rame
16 novembre 2018 | Matilde Poggi
La recente proposta europea di riduzione dei limiti di utilizzo del rame rischia di essere fortemente penalizzante per la viticoltura biologica italiana. Come FIVI siamo davvero preoccupati e lo abbiamo espresso al Ministro della Salute Giulia Grillo all’indomani della proposta, tramite l’invio di una lettera. Lo abbiamo poi ribadito al Ministro Centinaio in un recente incontro, chiedendogli di sostenere la nostra posizione.
La legge attualmente prevede che l’utilizzo di rame sia consentito entro il limite di 6 kg per ettaro, calcolati su una media quinquennale.
Questo vuol dire che nelle annate migliori si può tranquillamente stare sotto questo limite, per eventualmente superarlo nelle annate più piovose, quando l’aggressività delle malattie fungine sulla vite è particolarmente pesante. In pratica oggi ogni agricoltore può usare 30 kg per ettaro di rame suddivisi come meglio crede in cinque anni. Questo permette ampia elasticità al Vignaiolo e assicura di portare a casa il raccolto anche in caso di annate particolarmente sfavorevoli. La proposta europea prevede un abbassamento drastico di questo limite a 4 chilogrammi per ettaro, sempre calcolato sulla media dei 5 anni. In pratica vogliono far diminuire il totale dei chili di rame metallo utilizzabili per ettaro a 20 a partire da febbraio 2019.

Questo sarebbe un vero problema per tutti i Vignaioli che operano in regime di Agricoltura Biologica, tanto che a una recente riunione della CEVI (la confederazione che riunisce tutti i Vignaioli Indipendenti europei) i nostri colleghi francesi Vigneron Independant hanno dichiarato che oltre il 50% dei propri soci sarà costretto ad abbandonare l’Agricoltura Biologica se entrerà in vigore questa norma. Se è vero infatti che chi opera in regime di difesa integrata può tranquillamente scegliere di trattare con prodotti di sintesi, chi ha scelto l’Agricoltura Biologica come modello ha nel rame l’unico strumento attualmente efficace per combattere la peronospora.
Per questo abbiamo chiesto che l’Italia faccia una proposta alternativa in sede europea all’abbassamento dei limiti di utilizzo del rame, in attesa che la ricerca trovi una valida alternativa al rame per chi lavora in regime di Agricoltura Biologica. Abbiamo anche formulato quella che è la nostra proposta operativa alternativa: una riduzione a 5 chilogrammi a ettaro per il quinquennio 2019-2024, per poi passare a 4 chilogrammi per ettaro a partire dal quinquennio successivo. In questo modo si consentirebbe alla ricerca scientifica e tecnologica di mettere a punto nuovi strumenti di difesa attiva alternativi al rame e si permetterebbe ai produttori di adeguare le proprie competenze e pratiche al fine di impiegarli in modo sostenibile per la propria vigna.
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Alberto Guidorzi
17 novembre 2018 ore 01:11Ma guarda! Perchè il rame non ha sostituti deve rimanere, mentre il gliphosate che neppure lui ha sostituti deve essere radiato (eppure è molto meno tossico del Rame e non raccontatemi la balla che è cancerogeno perchè appunto è un menzogna). Bella coerenza però!