Editoriali 09/03/2018

Chi costituirà il fronte dell'olio italiano?

Riprendere la battaglia per l'olio artigianale deve diventare una priorità per i frantoiani italiani, così riacquisendo una dignità e una dimensione all'interno della filiera. Tra spaccature e ricomposizioni, il mondo olivicolo-oleario nazionale deve trovare una nuova rotta secondo Giampaolo Sodano e Mario Pacelli


Le dichiarazioni del neo presidente di Assitol, Anna Cane, vanno ben oltre la indicazione della linea di politica associativa, e non solo perchè finalmente si dà atto della esistenza di più settori del sistema produttivo oleario, ma anche perchè esprime il convincimento che è interesse comune la loro coesistenza. Perchè questo sia avvenuto proprio ora non è difficile spiegarlo: Unaprol ha perduto la sua battaglia (Paolo Bonomi sembra che dall'alto dei cieli si sia molto arrabbiato ed abbia parlato di dilettanti): hanno tentato di togliere di mezzo l’AIFO, nella convinzione che fosse il nemico da battere per difendere il prezzo dell'olio prodotto dai loro associati e si sono trovati difronte gli industriali oleari, ormai prevalentemente importatori a prezzi bassi, che hanno imposto, nell’ultima campagna, un accordo per un prezzo più basso per quello acquistato in Italia: a questo punto Unaprol è uscita dall’accordo di filiera dimettendosi dalla presidenza del FOOI, ed ha rafforzato la sua opposizione al riconoscimento dell'olio prodotto dai frantoi oleari quale olio artigianale. Gli strateghi dell'associazione, ed i burocrati loro consiglieri, non avevano messo in conto la mossa Assitol e le condizioni create dal suo nuovo presidente per un fronte comune del settore che da una parte tuteli adeguatamente l'olio italiano, industriale ed artigianale e dall'altra consenta accordi di filiera senza più pregiudiziali di non lusinghiera definizione.

C'è dunque spazio per una nuova partenza: con un minimo di buona volontà punti di intesa si possono trovare.

Per AIFO la risposta non può che essere la ricerca di nuove alleanze. L’associazione dei frantoiani è saldamente ancorata alla sua associazione artigianale, la Confartigianato: una adesione che ha a che vedere con la identità dell’impresa, il frantoio artigiano, che, come sottolinea la legge n.9 del 24 marzo 2014, è l’unico produttore dell’olio dalle olive. L’Assitol (ed è questo il punto debole delle enunciazioni programmatiche del suo nuovo presidente) non menziona né AIFO né Assofrantoi tra le organizzazioni di categoria chiamate a far parte di una sorta di “fronte dell’olio italiano”: è un punto da chiarire per evitare che l’auspicio all’unità voglia nascondere soltanto un mutamento di facciata. Il sospetto viene quando si riflette sul fatto che nel documento si propone di reintrodurre la miscela di oli comunitari con un 30% di olio italiano, che certamente è nell’interesse degli industriali oleari e dei grossisti che lavorano per loro, ma che introdurrebbe con il cosiddetto “Olio Italico” un altro elemento di confusione sullo scaffale per l’ignaro consumatore.

Costruire una nuova alleanza con il CNO, e anche con Assofrantoi e Confagricoltura, aprire un dialogo nuovo con Assitol, come suggerisce anche il presidente di AFP Caroli su Teatro Naturale, superare ritardi e miopie dei frantoiani condividendo le critiche di Gigi Mozzi e Alberto Grimelli, rivendicare la piena attuazione della legge sui mastri oleari (cosa che sembra finalmente stia avvenendo anche per evitare un pesante contenzioso), prepararsi ad una rinnovata iniziativa sull’olio artigianale denunciando lo Stato italiano per non essersi attenuto alla sentenza della Corte Europea del 1977 a proposito della distinzione tra l’attività agricola e l’attività industriale o artigiana di trasformazione dei prodotti agricoli sono iniziative che AIFO deve subito assumere per rafforzare l’autonomia e l’unità dei frantoiani e con il FOOI, l’unità della filiera.

Spetterà poi agli altri, magari guardando ad orizzonti più lontani del proprio naso, prenderne atto ed assumere le decisioni che riterranno più opportune, nella prospettiva che esse contino sempre meno in un Paese non più a regime burocratico...

di Mario Pacelli, Giampaolo Sodano

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