Editoriali

Il land grabbing mette a rischio la sicurezza alimentare

Ma cosa fare per fermare questa nuova forma di colonialismo? Il Vecchio Continente lo ha persino favorito tramite l’elargizione di sussidi destinati quasi esclusivamente alle grandi aziende agricole. Da carnefice è ora divenuto vittima

15 luglio 2016 | Francesco Presti

Il fenomeno del Land Grabbing (letteralmente accaparramento delle terre), non è altro che il rastrellamento massivo di appezzamenti di terre straniere da parte di altri Paesi.

La crisi alimentare del 2007, ha portato ad una forte impennata del prezzo dei prodotti agricoli e pertanto, il Land Grabbing, era inizialmente condotto da Stati la cui popolazione era in forte aumento. Successivamente la corsa alla “terra” è diventata la nuova frontiera per speculatori e Paesi che compravano terre, con il fine ultimo di controllare i prezzi di mercato degli alimenti, di accaparrarsi la disponibilità di risorse idriche e di sfruttare il business degli Agrocarburanti e pertanto, la F.A.O. è stata costretta ad inseguire il fenomeno, dettando tardivamente nel 2012 le linee guida attraverso un documento in cui individua principi e pratiche ai quali i governi di tutto il mondo dovrebbero ispirarsi per garantire un più equo accesso alla terra.

In seguito, il Land Grabbing, ha subito una significativa mutazione; dapprima gli Stati “fagocitanti” compravano terre in Paesi sottosviluppati come Africa, Sud Est Asiatico e AmericaLatina, poi hanno rivolto le loro attenzioni a Paesi Europei tra cui Ucraina, Romania, Serbia e attualmente nel mirino anche i frantoi Italiani. Tale politica, ha portato a seguito di recenti stime, l’8-10% dei terreni coltivabili europei nelle tasche di grandi colossi finanziari come il cinese Hong Yang che ha appena condotto in porto un affare in Francia per l’acquisto di 1700ha. Paradossalmente, questa pratica è stata adottata persino dagli stessi Stati Europei che hanno rivolto le loro “attenzioni” altrove, vestendo anche loro i panni di “Grabber”.

Ma cosa fare per fermare questa nuova forma di colonialismo? Il Vecchio Continente pare non interessato al fenomeno, anzi, lo ha persino favorito tramite l’elargizione di sussidi destinati quasi esclusivamente alle grandi aziende agricole. D’altronde, se le istituzioni non si sono opposte al rastrellamento sistematico di appezzamenti di terreno, si sono invece fatte sentire le popolazioni locali che rivendicano il possesso delle loro terre poiché, fonte di cibo, acqua, biodiversità, tradizioni e lavoro. Spesso, tali forme di proteste, hanno assunto forma di rivolta e occupazione di terre come a Narbolia in provincia di Oristano,dove la popolazione si è unita contro un piano per l’utilizzo di centinaia di ettari coltivabili, per la costruzione dell’impianto di serre fotovoltaiche più grande d’Europa. Le rivolte sono esplose anche a Vienna, dove un gruppo di cittadini si è mobilitato per costituire comunità agricole all’interno di contesti urbani. L'obiettivo di un Grabber è la rendita finanziaria a tutti i costi, considerando sacrificabile il territorio, il cui rispetto può essere assicurato solo dagli abitanti del posto.

Se il fenomeno continuerà a crescere e se non si troverà il modo per regolamentarlo efficacemente, presto ci ritroveremo nel bel mezzo di una crisi alimentare che interesserà il globo intero. Fino a questo momento la comunità europea ha taciuto. Sulla carta il mandato e' quello di tutelare i cittadini, ma questo silenzio e' facilmente fraintendibile, si può pensare ad una complicità oppure è semplicemente negligenza?

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Roberto Casiraghi

16 luglio 2016 ore 15:23

Il land grabbing è una conseguenza della globalizzazione e del disfacimento progressivo della sovranità di ogni singolo stato a vantaggio delle grandissime aziende agrarie qualunque ne sia la provenienza geografica. La globalizzazione a sua volta non è nient'altro che un insieme di trattati che vengono fatti firmare ai vari paesi da classi politiche subalterne alla filosofia neoliberista ma senza che i cittadini vengano informati delle conseguenze di queste firme facili o chiamati, tramite referendum, ad approvarle. D'altronde, per quanto riguarda l'Italia, che altro significa l'articolo della nostra Costituzione che ci vincola al rispetto dei trattati se non, appunto, il totale esautoramento della Costituzione stessa? Pensare che si tratti di un errore o una svista è... impensabile. Succede contemporaneamente in tutti i paesi del mondo, non può essere un errore. Inoltre, dove ci sono questioni di enormi interessi in gioco, per definizione non ci sono mai errori, ma solo cose volute e programmate meticolosamente.
Leggo ogni settimana un giornale rivolto alle comunità romene del nostro paese e lì si parla spessissimo di land grabbing con riferimento alla Romania. Un mese fa leggevo che gli italiani sono i principali land grabbers nel loro paese (detengono circa il 50% delle terre di proprietà estera) mentre in totale gli stranieri possiedono ormai il 90% delle terre romene e stanno per arrivare al 100%. Questo però potrà far felici gli speculatori italiani, ma non certo noi semplici cittadini che, ormai entrati nel frullatore della globalizzazione, non siamo più difesi dal nostro stato che è anzi complice di ogni mossa aggiuntiva che possa ulteriormente deprimere la nostra economia, si veda per esempio la vicenda della xylella o, ancora, le controproducenti sanzioni alla Russia. Stiamo diventando terzo mondo e neanche ce ne accorgiamo.