Editoriali

Monovarietale, blend o miscuglio? L'olio è bello perchè è vario

11 dicembre 2015 | Antonio G. Lauro

Oggi è certamente sottostimato il dato che parla di circa 700 varietà di olive che, in tutto il mondo, caratterizzano piccoli e grandi territori olivetati, generando aromi e sapori unici legati alla riconoscibilità dell’area di origine e dell’impronta varietale insita nel DNA della singola pianta d’olivo.

Di tutte queste cultivar, un paio di centinaia contribuiscono a caratterizzare l’olivicoltura – da olio o da tavola – dell’intera penisola italiana.

Ed anche se è in aumento il numero di produttori che scelgono di imbottigliare all’origine l’olio da olive nelle singole cultivar (monovarietali), una gran parte di essi produce – e commercializza - oli estratti da una naturale miscelazione di olive in frantoio, oppure blend di oli provenienti da diverse varietà di olive. 

Spesso, un blend, dà vita a soluzioni molto interessanti ed offre la possibilità di giungere a risultati ricchi, ampi e variegati, forse non raggiungibili negli oli monovarietali ottenuti da una sola tipologie di olive.

Sicuramente i puristi, amanti dei “mono”, diranno che l'abilità sta tutta nel ciclo di produzione di un olio estratto da una sola varietà, grazie alla stretta correlazione esistente tra una singola cultivar ed il proprio, peculiare, ambiente.

Anche se questo è in parte vero, quando si parla della creazione di un blend, non ci si riferisce al semplice miscuglio di oli ossia ad una accozzaglia o mistura di oli da olive differenti tra loro per provenienza, origine territoriale e caratteristiche merceologiche, proprio come è spesso d’uso trovare al supermercato e nella GDO, ma si intendono i c.d. blend “artistici”, ottenuti attraverso il sapiente accostamento di olio extravergine di oliva di elevata qualità, al fine di giungere alla realizzazione di un prodotto di grande complessità ed equilibrio aromatico e gustativo.

Queste differenti “scuole” di pensiero hanno così avviato un dibattito nel mondo dell’olio extravergine di oliva: un olio extravergine è migliore nella sua forma più pura (monovarietale) o in blend? E poi, è meglio un blend o un miscuglio?

La risposta è che sia gli oli monovarietali e sia i blend risultanti possono essere fantastici, a condizione che tutte le fasi nella lunga catena che porta dal campo alla bottiglia siano state correttamente rispettate; ma il blend ha una marcia in più, ed offre maggiori margini di manovra. Sempre se di blend (o miscela) si parla!

Altra cosa, sono i miscugli! Ma di questi se ne parlerà dopo.

Sono stati così introdotti tutti i termini della questione: monovarietale, blend, miscuglio!

A scanso di equivoci e per evitare che ancora una volta, il consumatore, rimanga confuso da terminologie verso le quali dimostra di essere poco avvezzo, o interessato, si cercherà di fare “luce” sull’annosa questione: “blend” è sinonimo di “miscuglio”?

Certo che no!

Blend, diffusa parola anglosassone, è oggi usata per identificare un’arte, quella del blending, ovvero quel mestiere sapiente del saper combinare elementi base di eccellenza per ottenere un prodotto finale di altissima qualità e con caratteristiche sensoriali ben differenti e più complesse dei singoli componenti la “miscela”.

Sempre rubando terminologie care al settore del caffè, del whiskey, del vino e degli spirits, dove il ricorso al blending è usuale, anzi necessario se non indispensabile, esiste la figura dell’esperto di quest’arte: il Master Blender*.

Così esperti Master Blender, produttori piccoli o grandi che siano, semplici contadini avveduti, hanno a disposizione uno strumento, il blending, per rendere “unico” e “riconoscibile” il proprio prodotto negli anni, grazie alla combinazione nelle giuste proporzioni di grandi oli da olive con diverse caratteristiche ed ottenendo, alla fine, un prodotto superiore e diverso rispetto agli oli extravergine di partenza.

Questa, non è altro che l’arte di unire due o più oli da olive della medesima cultivar, o di varietà differenti, ottenuti in epoche e da appezzamenti diversi, con tecniche dissimili, ma col fine ultimo di creare un prodotto (blend), in cui ogni extravergine di partenza sia valorizzato nelle sue espressioni più pure; ponendo grande attenzione e cura in ogni passaggio, affinché il risultato ottenuto sia nettamente superiore alla semplice somma algebrica dei singoli componenti, in termini di coinvolgimento sensoriale di olfatto e gusto.

Il giusto blend non è dunque il risultato di una mera operazione matematica, ma è il compendio di esperienze, attitudini e professionalità del Master Blender, che esprime nella sua creatura tutta la propria sensibilità e gusto.

Il blending non è quindi una “scienza” esatta ma, al contrario, è quanto di più variabile possa esistere ed il Master blender ha il compito di selezionare con cura gli elementi di partenza e scegliere gli extravergine più adatti per la realizzazione del proprio progetto. A tal proposito vi è da dire che non tutti gli oli da olive sono idonei a far parte di un blend e la “magia” sta nel giungere al medesimo risultato voluto, anche percorrendo vie ed accostamenti differenti.

Ma veniamo ai “miscugli” ed alla loro ragione di esistere!

La maggior parte degli oli da olive in commercio nella grande distribuzione, sono realizzati con farragini di oli provenienti da molte varietà diverse, spesso regioni, se non paesi e continenti differenti.

Fin qui nulla di strano.

A volte, dietro questi miscugli, c’è la necessità di ottenere, al prezzo più basso, un extravergine da porre in commercio e ricavarne il giusto profitto.

Ma non sempre è così.

Altre volte, i miscugli, nascono dalla volontà/necessità di correggere, o attenuare, alcuni attributi positivi non graditi al consumatore poco esperto (come nel caso di amaro e piccante molto accentuato, erroneamente ritenuti “difetti” dell’olio da olive) o, addirittura, vengono utilizzati per nascondere lievi o più evidenti difetti sensoriali negli oli di partenza o per modificarne la composizione chimica, qualora uno o più parametri potessero mettere fuori norma l’olio in questione.

E’ il caso dei miscugli industriali, fatti generalmente in post-produzione dagli imbottigliatori, ed in luoghi lontani da quelli dell’origine, e realizzati con oli appartenenti a categorie commerciali differenti (esempio classico: olio extravergine di oliva aggiunto ad olio vergine), col fine ultimo di armonizzare i parametri chimici e sensoriali per ottenere un olio finale accettabile sia economicamente, sia dal punto di vista commerciale, seppur non di elevate caratteristiche chimiche e sensoriali.

E fin qui tutto legale, non esistendo una norma precisa - se non il buonsenso - che impedisca la unione in miscuglio di oli appartenenti a categorie diverse; anche se la stessa Federolio, nel deliberare i nuovi standard volontari che mirano a prevenire alcuni aspetti critici dell’operatività delle imprese del settore del commercio e del confezionamento dell’olio da olive, evidenziava l’insoddisfacente livello della qualità di alcuni oli extravergini ottenuti con la miscelazione di oli vergini con oli extravergini.

A questo punto, tirate fuori tutte la carte a disposizione, esaminati i pro e i contro di ogni opzione possibile, e senza giungere a facili risultati, lascio a voi consumatori, sensibili ed accorti, valutare se un tocco d’artista (blend artigianale) sia meglio di un miscuglio industriale; se la creatività che può esprimere un Master Blender sia, più o meno, importante rispetto ai modelli di gusto predefiniti e standardizzati proposti da alcuni industriali confezionatori.

Ai posteri, come si dice in questi casi, l’ardua sentenza!

 

* A master blender is an individual who decides on the composition of blended spirits (Wikipedia).

Potrebbero interessarti

Editoriali

Obiettivo terrorizzare i giovani sul vino: si apre la strada ai dealcolati

Il vino è un patrimonio culturale dell’umanità, dei figli di Dioniso e di Bacco in particolare, che lo hanno diffuso nel Mesiterraneo.Ma il mondo va in un'altra direzione: Bill Gates ha investito nel grasso del futuro, il “burro d’aria”, fatto a partire dall’anidride carbonica e acqua, senza ingredienti animali

23 giugno 2025 | 14:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

Meglio l'avocado dell'olio extravergine di oliva per l'estate: quando la moda influenza i consumi

Un veloce confronto tra olio e avocado vede il primo più calorico ma superiore in quanto a proprietà antiossidanti, ipoglicemizzanti, antibiotiche, anticancro e antinfiammatorie e il secondo un “superfood” saziante, nutrizionalmente completo e ricco di potassio

20 giugno 2025 | 14:00 | Giosetta Ciuffa

Editoriali

2045: la rivolta degli olivicoltori italiani…

Scattano le proteste e i picchettaggi davanti ai centri di distribuzione della Grande Distribuzione per l’invasione del nuovo olio extravergine di oliva sintetico, frutto dell’esperienza dei kit fai da te Made in Usa. Le quotazioni all’ingrosso tornano a 2 euro/kg

10 giugno 2025 | 11:00 | Alberto Grimelli

Editoriali

Al consumatore devi far sapere che l’olio lampante non è da bere

Striscia la Notizia ha grande risonanza quindi speriamo sempre che arrivi il momento in cui nessuno penserà che davvero sia una mossa intelligente acquistare olio in mezzo alla strada oppure a un prezzo irrisorio in negozio

06 giugno 2025 | 14:30 | Giosetta Ciuffa

Editoriali

Xylella fastidiosa non fa miracoli: distrugge e basta!

La Puglia olivicola non è un set cinematografico e la Xylella non è un antagonista da fiction, ma un patogeno che ha fatto strage vera. Basta a ricostruzioni fantasiose non basate sulla verità scientifica

24 maggio 2025 | 15:00 | Elio Menta

Editoriali

Nubi all’orizzonte: l’olio di oliva italiano non può reggere la tempesta in arrivo

Si avvicina la tempesta perfetta, con la Grande Distribuzione italiana che diventerà il Cavallo di Troia per l’accesso al ricco mercato italiano dei colossi dell’olio di oliva spagnoli. Una dinamica che impatterà anche sull’olivicoltura nazionale

21 maggio 2025 | 12:00 | Alberto Grimelli

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati

ferdinando de marte

12 dicembre 2015 ore 20:16

Scopriamo l'acqua calda , una volta esistevano i mastri oleari, ogni casa olearia di rispetto creava il suo blend che consisteva in una miscela di oli provenienti da diverse aree geografiche e da diverse cultivar, blend che artisticamente si creava a secondo del gusto, che il consumatore, di una determinata area geografica, richiedeva, una vera opera d'arte che solo pochi sapevano creare. Es : una bottiglia di olio composta con il 70% di olio extra vergine di Rossano -Calabria e il 30% di olio extra vergine Cima di Bitonto - Puglia, ottieni un olio leggermente fruttato, dolce, amabile e per tutti i gusti....