Editoriali

Expo dopo Expo: il pubblico non funziona

13 novembre 2015 | Ernesto Vania

Già dimenticati i vuoti desolanti delle prime settimane di Expo, alle spalle le code infinite di settembre e ottobre, presto dimenticata in qualche archivio polveroso la Carta di Milano, cercando di non pensare troppo al buco di 400 milioni di euro che ci ha lasciato in eredità l'Esposizione universale, eccoci pensare al dopo.

Molte le ipotesi della vigilia. Alla fine l'ha spuntata l'Human Technopole.

Sì, a Matteo Renzi l'inglese piace proprio, sebbene lo mastichi pochino. “L'obiettivo è ospitare tante realtà – ha dichiarato il premier - che diano la scintilla. L'Italia sarà leader mondiale nelle tecnologie per l'essere umano, con un approccio interdisciplinare”. I tre istituti coinvolti da protagonisti, ha proseguito il Presidente del Consiglio, “saranno i players che dovranno attirare i talenti internazionali. Human Technopole sarà un progetto che potremo definire the best”.

Ma chi sono i magici tre citati da Renzi? L'Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, la Fondazione Isi (Institute for Scientific Interchange) di Torino e la Fondazione Edmund Mach (Fem) di San Michele all'Adige.

Tre istituti di prim'ordine, non c'è che dire. Molto ambizioso anche il progetto.

L'Human Technopole vuole attrarre le migliori intelligenze del mondo in cinque aree di lavoro: tecnologie per il welfare, medicina di precisione, nanotecnologie verdi e gestione dei rifiuti, valorizzazione del patrimonio culturale italiano e tecnologie multidisciplinari per l'alimentazione.

Ovviamente Università e Cnr hanno fatto la voce grossa. Alla fine uno spazio ci sarà anche per loro, ma non saranno loro lo scheletro portante di questa iniziativa, semmai un contorno, più o meno tollerato.

I tre istituti garantiscono a Renzi quanto non gli possono garantire i centri di ricerca pubblici: flessibilità, tempi certi e costi chiari. Non devono bandire concorsi per assumere ricercatori, basta un bando internazionale, valutato secondo gli standard della comunità scientifica. Possono stringere accordi con aziende private con molta più semplicità e velocità. Una manna per Assolombarda e Confindustria che saranno sponsor del progetto. 

Già perchè i tre istituti sono i soggetti ideale per chi vuole investire in ricerca e sviluppo, nella creazione di nuovi brevetti e innovazioni. Niente burocrazia, solo efficienza, al pari del privato. 

La consegna delle chiavi dell'Human Technopole da parte del Presidente del Consiglio a tre istituti privati segna e decreta la sfiducia del governo nei vari gangli dello Stato. Il pubblico non funziona, sembra dire Matteo Renzi. Sarà questa la vera eredità di Expo.

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