Editoriali 16/10/2015

Vendere olio extra vergine d'oliva: parola d'ordine fiducia

Non mancano certo i clienti preoccupati per i prezzi troppo bassi che si trovano al supermercato. Non è con la genuinità che si salverà l'olio italiano di qualità ma forse con la fiducia sì


- Lei vende olio, quello vero?
Gestisco un'attività dedicata alla vendita di olio extra vergine di oliva di qualità e posso assicurare che la reazione del cliente non appassionato o non esperto del settore che entra nella bottega dell'Olio è proprio questa: totale sfiducia.
Sfiducia, perché è stato abituato a scegliere un olio extra vergine di oliva da uno scaffale pieno di bottiglie quasi tutte uguali, che si distinguono soltanto per l'offerta più conveniente ed al limite per l'origine italiana da leggere con attenzione in etichetta, perché al marchio italianizzante corrisponde spesso un contenuto comunitario.
- Vendo soltanto olio extra vergine di oliva
- Ma quello vero?
- Entri che assaggiamo qualcosa
In uno spazio di vendita dedicato esclusivamente all'olio extra vergine di oliva si deve entrare perché certi di trovare la qualità.
Il cliente anche più disinteressato può lasciarsi sedurre da una ricca esposizione di oli senza rimanere disorientato perché sa che qualcuno lo aiuterà nella scelta.
In questo spazio le bottiglie si guardano poco. Sono quasi tutte scure e la luce bassa non esalta il prodotto. Belle etichette, bottiglie in acciaio o in ceramica possono distrarre ed ispirare un'idea regalo, ma lo sguardo resta aperto. Ci si affida alla professionalità di chi gestisce la vendita, rispondendo pigramente a semplici domande come "cosa mangia di solito", "che sapori preferisce" per poi eventualmente concedersi all'assaggio che generalmente serve a misurare la sensibilità individuale alle caratteristiche sensoriali dell'olio extravergine di oliva.
Questo primo assaggio ha la stesso impatto emotivo della visita che il medico effettua dopo le domande di routine sul paziente che conosce per la prima volta: ntimidisce ed al tempo stesso incuriosisce.
Apre un mondo di profumi e di sapori. Provoca un po' di tosse. Risveglia il gusto appiattito da anni di scelte sempre uguali. Questa esperienza molto probabilmente spingerà il cliente a tornare, perché è stata ordinata in una descrizione delle caratteristiche degli oli che potranno essere riconosciute più o meno positivamente rispetto alle preferenze individuali.

Sono diverse le tipologie di clienti che vengono ad acquistare l'olio extra vergine di oliva nelle gastronomie di qualità.
Sono piacevoli i giorni in cui arrivano i clienti appassionati: gli si presentano le selezioni ed infine si risponde a qualche domanda sul prezzo che li aiuta nel definire l'acquisto.
Ci sono i clienti-famiglia che chiedono un olio in latte da 5lt per tutti i giorni, con un buon rapporto qualità-prezzo. Il prezzo giusto, non il più basso.
Ci sono i clienti che cercano l'olio per il piatto importante, per un barbeque con gli amici o per un regalo esclusivo.
Poi ci sono quelli dell'olio da cucina e dell'olio a crudo. Sono sempre più evidenti e più accessibili i risultati degli studi scientifici sugli effetti benefici derivanti dall'utilizzo quotidiano anche in cottura dell'olio extra vergine di oliva di qualità. Di assaggio in assaggio anche loro se ne convinceranno.
Poi ci sono quelli del "purché non pizzichi"
Siamo sicuri che questi clienti non siano disposti a spendere qualcosa in più per una pungenza che prima veniva rifiutata e che ora viene associata ad un effetto positivo sulla salute? Sono molti i valori aggiunti, culturali e sociali, che potrebbero influire sulla scelta dell'olio extra vergine di oliva.

Non mancano certo i clienti preoccupati per i prezzi troppo bassi che si trovano al supermercato.
In ragione del disorientamento generale spesso chiedono quale sia il prezzo al di sotto del quale non sia possibile trovare un olio "vero". Sembra che gli unici dati certi su cui confontare gli oli siano il prezzo e l'origine delle olive.

Poi ci sono quelli del "io al supermercato mai, solo dal mio contadino!".
I più confusi, i più ostinati. Perché è così: tra la grande distribuzione e la gastronomia di qualità c'è il contadino. C'è la fiducia incondizionata verso il genuino anche quando il contadino, lontano o a km zero, non si fa trovare nei campi e preferisce mandarti il corriere. Bisogna solo sperare nella bontà dell'olio che arriva.
Poi ci sono quelli dell'invito orgoglioso "assaggi quest'olio genuino", che spesso poi è del contadino. Quello di famiglia però. In questi casi purtroppo capita spesso che non ci sia neanche bisogno di un panel di assaggiatori per valutarlo, perché quell'odore di avvinato misto a rancido arriva dritto al naso ed intristisce davanti allo sguardo sicuro di chi tutto vuole sentire meno che quell'olio puzza.
Non è con la genuinità che si salverà l'olio italiano di qualità ma forse con la fiducia sì.
Un rapporto di fiducia tra cliente e venditore che passi attraverso una corretta comunicazione del prodotto. C'è molta confusione in giro, alimentata dai falsi miti che girano sull'olio di qualità come quello che l'associa soltanto al territorio ligure e al gardesano. In quest'anno così difficile per l'olivicoltura italiana agli oli "con la mosca dentro" si sono aggiunti anche gli oli "xylellati". Nuove incomprensioni, dovute a scorrette informazioni, da risolvere con molta pazienza.
C'è bisogno di fiducia in tutto il comparto, ma anche di visioni moderne e di sinergie produttive, orientate alla qualità prima di tutto.
L'olio extra vergine di oliva deve poter veicolare il rapporto di fiducia tra il produttore ed il consumatore in contesti di vendita qualificati, anche all'interno della grande distribuzione.
Al cliente che sceglie l'olio extravergine di oliva, quello "vero", deve rimanere la responsabilità ultima di questo rapporto di fiducia, che viene dalla sua attenzione nel preservare il più a lungo possibile le caratteristiche del prodotto, magari riponendolo in un posto di riguardo nella dispensa, come si faceva una volta quando l'olio era prezioso. Una di quelle vecchie abitudini ormai perse che, al contrario di molte altre, andrebbero ripetute.

di Simona Cognoli

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