Editoriali 03/07/2015

Tripadvisor, un falso mito di libertà sul web


Una piccola riflessione dal punto di vista di un proprietario/gestore di una struttura ricettiva.

Ma prima di iniziare alcune doverose precisazioni: primo, non esiste una giustizia chiara quando si da in mano alla massa l’opinione delle cose. Come del resto non esiste verità certa quando si offre al popolo il potere di descriverla. In questi casi verità e giustizia diventano considerazioni personali, spesso poco ragionate e ragionevoli.

Nell’anno 2000 in pieno boom DOT-COM, quando cioè negli Stati Uniti nascevano una miriade di società web quotate in borsa, viene alla luce quello che senza dubbio è il più grande sito di viaggi su web al mondo, Tripadvisor.

Il suo ideatore è Stephen Kaufer, un informatico di Harward; ci sarebbe da parlare più a fondo su quale sia l’inquadramento culturale che alcuni di questi studiosi ricevono dalle università simbolo di eccellenza nel mondo. Se cercate in internet S. Kaufer, non troverete nient'altro che qualche aneddoto e neanche una ‘recensione’ negativa. È un fantasma mascherato da eroe.

E' strano il fatto che un sito gratuito per tutti, un forum di discussione universale in grado di offrire un servizio libero al povero viaggiatore indifeso, sia stato per molti anni proprietà di Expedia, e solo nel 2013 questo forum gratuito abbia fatturato la bellezza di 950 milioni di dollari con una crescita esponenziale del prezzo delle azioni.

La cosa diventa ancora più buffa quando si analizza il ‘ranking’ cioè il posizionamento sul web a confronto con i concorrenti della zona. Il ranking ha un potere d’influenza fortissimo capace di condizionare il destino di un’attività commerciale. La domanda sorge spontanea...non è il punteggio delle recensioni che ricevo a posizionarmi? No, o meglio solo in parte. Contano anche i servizi a pagamento acquistabili dagli operatori turistici. Io che decido di pagare di più ho “diritto” ad una posizione privilegiata. Più si paga più si sale, semplice no? Così va il mondo e così è anche secondo l’opinione di molti recensori. Quando si va a cena e/o in vacanza si paga, quindi si può tutto...

Leggo da una risposta data dal team di Tripadvisor, estrapolata dal forum:“...calcoliamo il punteggio con un algoritmo proprietario che tiene conto delle recensioni dei viaggiatori, delle voci nelle guide turistiche (?), di articoli di giornale (??) e di altri contenuti web(???)...” Quali siano guide, giornali, articoli, e altri contenuti web non è dato sapere. Il giochino rischierebbe di rompersi e le nuvole di milioni svanirebbero nella realtà delle cose.

Dal buffo al comico il passo è breve. Siccome vivo in un paese civilizzato e democratico vorrei togliere la mia attività da Tripadvisor, consapevole dei risvolti negativi che questo può avere. Allora cerco nel sito il modulo per l’annullamento e non lo trovo. Sicuramente sarà nascosto per scoraggiare all’uscita, succede spesso. Così scrivo una mail, molto cordiale,nella quale elogio la filosofia e descrivo la grande idea di Tripadvisor, l’impegno che si è preso a favore di chi lavora bene. Eppure non condividendo a pieno il sistema di valutazione preferirei togliere la mia struttura, grazie.
La risposta cita una frase contenuta nel Regolamento: “... in ottemperanza alla nostra missione possiamo rimuovere solo i profili delle attività chiuse in via definitiva.” Come??? E in che modo la Mission di Tripadvisor, che fattura miliardi di dollari sulle mie spalle, può obbligare un locale a sottostare alle sue arbitrarie regole? Non vorrete farmi credere che Tripadvisor è un host-provider passivo e neutrale per cui può avvalersi dell’esenzione di responsabilità di cui all’art. 15 e 16 del decreto legislativo 70/2003.

Tripadvisor ha grandissime responsabilità, è paradossale fingere il contrario. Il sistema di controllo delle recensioni, forse il suo tallone d’Achille, dovrebbe essere perciò molto preciso. Così ci spiega Valentina Quattrocchi referente di Tripadvisor per l’Italia, in un’ intervista a “Mi manda Rai3”, ci sono ben 2 sistemi di controllo: il primo si rifà a dei filtri automatici (nn specificati, ovviamente); superato il primo step, Tripadvisor ha un vero e proprio team composto da ben 200 pax in tutto il mondo, che parlano anche italiano! E ben 4 di loro operano nel nostro territorio nazionale! Ora sono tranquillo. A dimostrazione di ciò un’associazione di settore recentemente ha creato un account di un ristorante, ha inserito commenti positivi e voilà il ristorante in poco tempo si trovava primo in classifica! Peccato che non esistesse. Un altro utente ha creato un profilo “giuseppe di betlemme” criticando la grotta dove suo figlio Gesù di Nazaret è dovuto nascere. Se non ricordo male le critiche erano rivolte alla mancanza di luce e riscaldamento, tanto che ha dovuto scaldarsi con un asinello e un bue, e dulcis in fundo è stato disturbato da 3 extracomunitari che volevano vendergli oro incenso e mirra...
Sì, probabilmente con 180 mila commenti al giorno, in ogni lingua devono avere un bel daffare i 200 controllori!

Immaginate ora se gli operatori del settore turistico potessero giudicare il servizio imposto (non offerto!) da Tripadvisor. Sicuramente sarebbe molto indietro nella classifica, superato da concorrenti come Booking, Trivago, Expedia stesso ecc, che non sono stinchi di santo, ma che dichiarano la loro attività commerciale e danno un servizio di tracciabilità molto più preciso.

Ho il presentimento, come dice Luigi Pignataro in un bell’articolo, che a loro interessi solo la quotazione in borsa. Le loro azioni sfiorano i 90€ l’una mentre scrivo.

In sostanza Tripadvisor non è un male assoluto, ma dovrebbe essere più sincero sulla sua missione, senza farci credere alle favole, senza prenderci in giro.

Mi viene in mente scrivendo qui su Teatro Naturale, la storia dell’extra vergine a 3 euro. L’olio a 3 euro c’è ed è anche molto usato. Ma non chiamatelo extra vergine, perché allora diventa una truffa!

di Filippo Falugiani

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

Commenti 13

Nicola Caporaso
Nicola Caporaso
08 agosto 2015 ore 19:35

Gentile Filippo,

scusi della tarda risposta. Chiaramente stiamo parlando di opinioni personali, e la mia potrebbe essere sbagliata perché non sono nel settore da ristoratore ma solo da utente.
Sicuramente ci sono commenti mirati solo a screditare delle attivitá con la logica del “mors tua vita mea”.. Ma queste cose a volte sono evidenti, e gli utenti semplicemente li ignorano, se la maggioranza commenta in modo positivo.

Sulla legge e sulla policy del sito web non metto bocca, ma credo che se un ristorante chiede la propria rimozione dal sito, chiunque si penserá che questa é solo una tattica per tentare di cancellare una reputazione negativa e tornare nell’anonimato.

Non c’é ovviamente alcuna volontá di presa in giro, il post scriptum era una battuta visto che quando si parla di queste cose leggo spesso il rinfacciarsi a vicenda di essere stati pagati.

Come hanno commentato altri prima di me su questa pagina, una cosa é l’analisi sensoriale e la definizione “oggettiva” di qualitá di un piatto, e un’altra é il giudizio di utenti comuni, la maggioranza dei quali non é un gourmet ma descrive solo l’esperienza che ha vissuto e la consiglia/sconsiglia ad altri.

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
20 luglio 2015 ore 22:55

Descriverò un caso occorsomi qualche anno fa:
La Domenica con una compagnia "importante" per il ristoratore, vado a pranzo in un posto conosciuto della periferia di Torino.

Mangio una pasta con pesce fantastici.

Le porzioni sono eccessive, e i crostacei vengono solo piluccati dai soliti spreconi che non mancano mai in nessuna compagnia.

Uscendo ero disgustato da tanto spreco, però a parte questo avevo mangiato benissimo.

Ora non ricordo se il giorno seguente o il successivo, decidevo in compagnia della mia compagna, di fare cena in tale "ottimo" ristorante.

Vesto il mio solito modo "straccione", la mia compagna non riconosciuta, altrimenti i ruffiani ci avrebbero riservato il solito tavolo per privilegiati.

Ci mettono invece davanti ai WC, poco male, qualcuno li deve starci, quindi va bene.

Ordiniamo lo stesso piatto "buonissimo" del giorno prima e "sorpresa":
La pasta arriva scotta, i crostacei in accompagnamento palesemente riscaldati e anche un po' spolpati.

Paghiamo prezzo intero per crostacei freschi e pasta perfetta, senza farci riconoscere usciamo e facciamo il nostro commento.

Inutile dire che in quella "stanberga di ladri" io non metterò più piede, ma mi fanno ancora più schifo, perché lo fanno con i "poveracci", e sono certo che se ci avessero riconosciuti, il servizio e pasto sarebbe stato l'equivalente della domenica precedente.

Io non ho fatto nessuna comunicazione a chicchessia, se non declinare alto e forte motivandolo, il mio rifiuto a rimetterci piede.

Il classico personaggio "importante" continua ad andarci, anzi è persino contento che la plebe venga maltrattata, meglio fare un po' di distinzione.

Ma l'eventuale truffato, come a me palesemente successo, secondo voi, pensa alla legge che tutela il solito furbone che comunque sa sempre cadere in piedi, oppure scrive un commento negativo che, anche senza esagerare nella descrizione, da una appena giusta punizione al LADRO, senza preoccuparsi che la multinazionale al passaggio si arricchisca?

Secondo voi io da che parte sto?

Un sistema di commenti e giudizi, che viene adottato nel mondo intero con piena soddisfazione, in Italia la "legge" dice che non va bene, ma non viene da porsi qualche domanda supplementare?

Se turisticamente stiamo perdendo posizioni di anno in anno, non è anche magari dovuto a tanti ristoratori un po' troppo furbi?

Quindi per quel che mi riguarda, ben vengano dei sistemi di giudizio del consumatore, non saranno tutti corretti, ne specialistici, però secondo me chi ha le carte in regola non ha nulla da temere.

Filippo Falugiani
Filippo Falugiani
20 luglio 2015 ore 17:18

Caro Nicola Caporaso,

ho letto il suo articolo di risposta.
La mia è solamente un’opinione, come la sua, e riguarda un sito internet che a mio avviso, ha come unico interesse “..un tornaconto personale (sic)”; questa espressione lei la usa per descrivere il ristoratore “furbetto". E con la stessa facilità giustifica una multinazionale che se ne infischia dei divieti internazionali ed europei, si ritrova sorridente a pagare multe da 500ml euro nella piena consapevolezza che il sistema di sanzioni web non è ben rodato e che 500ml euro per loro sono briciole che vale la pena pagare senza obiezioni. Quella multinazionale non ha infranto un regolamento di un sito web su come scrivere o no un commento, ha infranto la legge!
Non cercavo certo di dare una verità universale sul cibo! Ne io come credo neanche lei! entrambi stiamo parlando di un sito internet, giusto? o solo lei? Non mi dilungo a spiegare le frasi sibilline o quelle che la hanno lasciato attonito, mi pare noioso, mi perdoni. La volevo solo rassicurare che non auspico nessuna forma di controllo di massa, ne oligarchia o quant’altro. L’opinione personale è sacra. Ma per valutare il lavoro di un operatore si potrebbe andare un pochino più a fondo. Soprattutto quando l’influenza commerciale di quell’opinione ha grande valore, ed è gestita da una multinazionale che NON é IN MISSIONE, ma pensa solo ad aumentare il capitale.
Altrimenti a cosa serve specializzarsi. A cosa serve studiare avere esperienza, a cosa serve diventare un'analista sensoriale come lei? basterebbe la valutazione popolare. E la stragrande maggioranza di quella valutazione sarebbe fatta da persone inesperte, neofiti. L’opinione dell’esperto si perde in mezzo alle altre centinaia. Anche in commissione di assaggio per l’olio d’oliva o nei concorsi, ma cosa ci fanno tutti quegli assaggiatori che si fanno chiamare professionisti, a cosa servono? C’è il popolo che grazie a siti come TA adesso offre “un servizio unico” e molto migliore degli esperti, quella fastidiosa “..elite, oligarchia o esperti autoproclamatasi tale”.
Mi scusi il tono sarcastico, ma qui non sono a rispondere ad una recensione di TA, e in questo caso non sono il ristoratore n.3 della sua lista. E poi devo dire che ha detto un trito di cose risapute, quindi quell’aria da presa in giro fino addirittura al post scriptum, se lo poteva davvero risparmiare.…
Parlare di Tripadvisor come una onesta democrazia pare davvero inappropriato. Non può negare la grande responsabilità sociale e soprattutto commerciale che ha, per questo deve essere controllato, come da legge!!! Se l’interesse è aumentare utenti affinché le azioni salgano e il capitale aumenti, non è una “missione” come loro fanno intendere e come lei crede! Soprattutto se colti in fragrante in più di un’occasione dalle autorità.

E poi io non ho mai negato l’utilità dello strumento TA, come non ho mai negato che il sito coinvolga persone capaci, educate e mature. In grado di parlare coscientemente dell’esperienza vissuta, senza farsi trascinare in offese, diffamazioni e quant’altro. Questi sono gli utenti che dovrebbero scrivere pubblicamente, questo sarebbe il controllo che dovrebbe fare TA e che viene criticato nell’articolo che le ha fatto trascorrere 5 min. di “divertito interesse”, gratis!

Nicola Caporaso
Nicola Caporaso
19 luglio 2015 ore 19:28

Condivido i commenti di Sergio Enrietta e Filippo Falugiani.

Ho scritto qui alcuni miei commenti a questo articolo:

http://www.agroalimentarenews.com/rubrica-file/Tripadvisor-e-i-ristoratori-italiani--il-punto-di-vista-di-un-utente.htm

ilaria corazza
ilaria corazza
05 luglio 2015 ore 12:54

Caro Sergio, sono cliente anch'io ma non trovo che i servizi siano migliorati grazie ai giudizi pubblici.
Semmai perchè giriamo il mondo più di un tempo e quando apriamo una nostra attività abbiamo ben presente che cosa si aspetta un viaggiatore.

Purtroppo oggi, specie fra i 'clienti' italiani, vige l'arroganza dei parvenu: non si tratta di non accettare critiche o sbeffeggiamenti in pubblico (che si commentano da soli...) ma non è piacevole essere oggetto di ricatto da parte di persone poco raccomandabili.
Poichè per un commento positivo si acquistano 2 potenziali clienti mentre con un commento negativo se ne perdono 10, è chiaro che solo chi può permettersi grossi investimenti di tempo o denaro su internet, riesce a stare a galla.
Il discorso di fondo di Filippo che condivido pienamente è che mentre chi offre il servizio REALE sta ad affannarsi per offrire sempre più qualità al minor costo, molti 'fantasmi internautici' fanno un sacco di quattrini con regole che decidono da soli.

Sergio Enrietta
Sergio Enrietta
05 luglio 2015 ore 10:27

Adesso passerei la parola al cliente, eh, eh, eh.

Consapevole degli eccessi sopra e sotto citati, l'utilizzatore dopo qualche "fregatura", fa presto a districarsi tra parole suadenti o velenosi commenti negativi, e farà la sua scelta consapevole.

I polli finiranno in casseruola come prima, direi comunque un po' meno di prima.

Da quando esiste la possibilità dei giudizi da parte dell'utente, tanti tantissimi furboni hanno dovuto darsi una regolata e come utente qualche volta, molto disonestamente bidonato, dietro copertura dalla legge del più forte, che fino a qualche anno fa era dalla parte del fornitore di servizi, io, oggi, mi sento, non grazie alla legge del più furbo passata, molto più tutelato.

Oggi il vento è cambiato e io stesso benché solo utente, percepisco questa sofferenza di chi si adopera per ben servire clienti che non meriterebbero tale dedizione.

Non era giusto prima, non è totalmente giusto oggi, ma un po' più giusto per me lo è.

Parere personale circa la pretesa cancellazione di un pubblico esercizio dalla libertà di critica dei clienti:
Mi sembra semplicemente assurda, non si vuole essere giudicati, non si esercita pubblicamente, semplicissimo.

Buon lavoro a tutti
Sergio Enrietta

Filippo Falugiani
Filippo Falugiani
05 luglio 2015 ore 00:50

Scusa Ilaria :), e poi ti dico la verità, quando ho risposto non avevo letto Roberto, che dice più o meno le stesse cose ed in maniera migliore!
Ringrazio anche Corrado e Ceres per l'interesse dimostrato all'articolo.
A presto!

ilaria corazza
ilaria corazza
04 luglio 2015 ore 16:37

Grazie Roberto per le delucidazioni. Triste realtà ma credo proprio che tu abbia ragione. Del resto ogni tecnologia genera dipendenza degli utenti e oligarchia... È da mo' (rivoluzione industriale?) che ci portiamo questa croce !
Invece scusa Lover Ceres ma il tuo consiglio è un po' superficiale: puoi cancellarti con un finto documento ma basta che arrivi una recensione e sei di nuovo dentro... E ti sbattono come truffatore in fondo alla lista! Non si scappa: i padroni sono loro!
Filippo... Filippo... il dono della sintesi?
Scherzo, è un piacere leggerti ma devo andare a stirare!
Comunque se ho capito bene tu dici che TA ha solo complicato le cose per i poveracci mentre la qualità complessiva dei servizi è migliorata per selezione naturale.
Non sono completamente d'accordo.
Molti giovani social che passano la giornata on-line si destreggiano benissimo con TA, anche da imprenditori. Ne conosco alcuni (B&B che sono sorti come funghi ovunque...) Invece sono perfettamente d'accordo sul fatto che le guide e il passaparola siano da sempre gli strumenti migliori: discreti, obiettivi, mediano fra la sfacciata furbizia di certi albergatori e le pretese arroganti dei clienti 'IO PAGO'.
Beh, per fortuna su internet ci sono ancora queste antichità e molti viaggiatori accorti si fidano...
Personalmente uso Airbandb che trovo realmente democratico perchè anche chi ospita può lasciare la sua recensione sui viaggiatori. Lo so, è un'altra potenza economica... Ma l'idea di essere giudicato calma un po' i bollenti spiriti di chi usa la rete per sfogare le proprie frustrazioni. Già qualcosa...

Filippo Falugiani
Filippo Falugiani
04 luglio 2015 ore 15:30

Salve,
Vorrei chiari facendo due esempi, sempre sulla pelle del commerciante, ovviamente, e scusate se sarò un po prolisso.
1. Mettiamo il caso che un ristoratore renda pubblica la sua attitudine per l’alimentazione biologica, dichiarando di acquistare solo verdure coltivate in Italia con agricoltura bio. S’impegna a diffondere la cultura del bio con caparbietà, dimostrando quali sono gli effetti benefici di una alimentazione sana, e tutto ciò che comporta per l’ambiente; ed anche se la materia prima bio costa di più, lui si rifiuta di aumentare i prezzi dei piatti nel suo locale, giustificando la sua buona azione come una missione. Il suo impegno si diffonde a macchia d’olio creando veri e propri seguaci, e portando la cultura del bio ad un’espansione vera. Tutti saremo d’accordo, non ci sono dubbi.
2. Ma se poi si venisse a sapere che lui acquista prodotti bio non controllati che hanno prezzo nettamente inferiore dai “veri” bio (invogliando il mercato del falso, quindi), se poi si venisse a sapere che tal volta non acquista neanche bio, altrimenti non raggiungerebbe i profitti sperati. Si venisse a sapere che non ha aumentato il prezzo dei singoli piatti, ma ha aumentato il costo del coperto, il costo dell’acqua (magari dando brocche di quella del rubinetto micro-filtrata!), il ricarico sui vini, arrivando ad un costo di pasto maggiore che non se avesse ricaricato i piatti singoli. In pratica se si scoprisse che a lui del bio gli interessa poco, quello che gli interessa è vendere la sua apparenza di giustizia, non la giustizia reale.
Cosa pensereste? Quale scelta preferireste?
Meglio la diffusione effettiva di una giusta cultura del sano, che cambia le cose da subito, dilaga nell’immaginario collettivo, crea seguaci a scontri talvolta duri in difesa di questa giusta idea….anche se poi il primo è diffonderla è anche il primo menefreghista ed ha tutt’altro interesse.
Oppure,
Meglio l’onestà per migliorare il più possibile il concetto di “sano”, non raccontando fandonie, non inventandosi eroi, ma facendo quello che è possibile nell’attualità delle cose. Migliorando passo passo, nel rispetto delle leggi e delle proprie dichiarazioni. Sapendo che questo richiede più tempo, non da risultati nell’immediato (che vuol dire soldi subito se si applica al mercato azionario…), ma si lavora con la coscienza a posto.
Il mio parere è questo: condanno fortemente la disonestà commerciale del punto 1, che è quella di TA, ma non la sua forza divulgativa. Questo perché le idee scadono, hanno cioè un tempo d’influenza, dopo il quale vengono superate da altre idee oppure semplicemente perdono il loro appeal. Il punto 2 rischia di incombere in questo errore.
La condanna però è più pesante. E’ difficile immaginare la difficoltà di aprire e sopravvivere con un’attività turistica oggi. Datemi retta, lo si può capire a grandi linee, ma nella quotidiana difficoltà no.
Offrire alloggi poi è praticamente impossibile, i costi di start-up sono altissimi, solo le multinazionali riescono a fare profitti concreti in questo settore. In tutto ciò ci mettete la disonestà e la facilità di critica che TA offre, capite l’arrabbiatura di tante attività commerciali. Molti utenti di TA sono intelligenti, e sanno valutare attentamente, scrivendo le loro recensioni da persone educate e obiettive. Ma tantissimi e molti di più non lo sono! Ecco che una fetta di mercato importante sparisce e attività anche oneste, che prima dovevano faticare per emergere adesso faticano anche solo per sopravvivere….
Inoltre, e chiudo, è vero che tripadvisor nella maggior parte dei casi ci azzecca, ma prima non era il caos! non si era soggetti a fregature indicibili che solo il sistema di TA è riuscito a migliorare! Anche perché le fregature indicibili le prendono anche gli utenti di TA, che guardano studiano ecc e poi vanno fuori e quando tornano s’attaccano al web e s’infervorano addirittura offendendo!
Non dimentichiamoci che è stata la crisi, purtroppo, a fare una bella selezione tra le attività, e non si può attribuirne il merito a Tripadvisor.
Mi chiedo se non basta chiedere un consiglio, se non basta rivolgersi alle persone del luogo, cercare tra la gente, come adesso si fa in internet…

Roberto Casiraghi
Roberto Casiraghi
04 luglio 2015 ore 13:59

Volevo provare a dare una spiegazione alla domanda di Ilaria Corazza: "Come mai le associazioni di categoria (hotel, agriturismi, ecc.) non si sono ancora coalizzate per un'azione legale? Non solo in Italia ma negli altri Paesi? Mistero..."
Non si sono coalizzate perché sanno che sarebbe solo una perdita di tempo. Non credo sarà sfuggito a nessuno che stiamo andando verso un mondo in cui le nazioni perdono potere a vantaggio delle corporation. Si discute tanto dei trattati TTIP che dovrebbero sancire l'equivalenza tra grandi aziende e stati nazionali ma la realtà è che sono già circa 20 anni che su internet esiste non tanto un'equivalenza ma una netta superiorità delle grandi aziende web sugli stati nazionali. Internet è stata tutta costruita in deroga alle legislazioni vigenti nei vari paesi tanto è vero che obbligare Google, Amazon, Facebook, Twitter, Apple, Microsoft a rispettare la legge è tempo perso. I giganti del web non solo non riconoscono le leggi vigenti nei vari paesi e hanno il denaro per vincere ogni e qualsiasi causa legale ma sono a loro volta diventati "legislatori" e dettano legge in modo sostanzialmente anonimo e inappellabile non dando all'accusato alcuna possibilità di difendersi. O si obbedisce o si obbedisce. Oppure si viene penalizzati e declassati nei motori di ricerca senza sapere il perché e senza nemmeno poter chiedere spiegazioni (come sta succcedendo al mio sito linguistico da un paio di mesi a questa parte). Ci rendiamo conto che internet, per molti di noi unica opportunità di lavoro rimasta in tempi di crisi nera, è diventato ormai un luogo inospitale dove noi, sia come cittadini che come realtà aziendali, non godiamo più di alcun diritto, di alcuna tutela legale se non quella che si basa sulle condizioni contrattuali che ogni sito con cui operiamo ci ha obbligati a stipulare. Più viviamo su internet e più notiamo delle storture immense a cui nessuno pone rimedio e in nessuna parte del mondo. Perché il mondo non è più quello di prima, ce lo hanno sfilato di dosso senza che ce ne accorgessimo! Chi non ci credesse può leggere
cosa dice di Google il Dr. Antonello Soro, l'attuale Garante della privacy, in una recente intervista: http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/3956903

Corrado Rodio
Corrado Rodio
04 luglio 2015 ore 12:03

Bravissimo sig. Filippo, condivido tutto quello che scrive, in regime di democrazia ogni cittadino ( esercente ) ha il diritto di scegliere se essere presente o meno. Altra cosa che non va è l'anonimato dei recensori, se il giudizio è critico ed atto a migliorare la qualità del servizio non vedo perchè ci si debbano nascondere. Aggiungo infine che, prima di pubblicare una qualsiasi recensione, trip advisor dovrebbe assolutamente chiedere copia dello scontrino o ricevuta o fattura.
Corrado

lover Ceres
lover Ceres
04 luglio 2015 ore 08:09

Buongiorno,
In qualità di viaggiatore ed utente di trip advisor , che consulto prima di partire,vorrei esprimere la mia opinione.
Innanzitutto sono in accordo con l'analisi fatta in questo articolo e sono sbalordito dal fatto che un ristorante non possa richiedere la cancellazione dal sito.Questa è certamente una violazione della libertà,indipendentemente dagli articoli di legge vari (che io non conosco).Bisogna anche considerare che l'utenza di questo genere di siti è anche cresciuta in fatto di esperienza e non ci beviamo tutto quello che ci mettono nel bicchiere. Nonostante, secondo questo articolo, vi siano recensioni "comprate",un locale con centinaia di recensioni di cui il 90% negative, non può sicuramente essere un ottimo locale boicottato,anche perchè , le mie recensioni sono sempre state pubblicate e, penso che quelle di altre decine di utenti "sinceri e reali" seguano il percorso delle mie. inoltre si può sempre chiedere ad altri utenti un commento privato sul locale.io negli ultimi 5 anni ho consultato i commenti una media di 3 volte alla sttimana e, quello descritto da Ilaria non l'ho praticamente mai riscontrato. Ho certo riscontrato recensioni un po' esagerate ( in un senso o nell'altro) ma, penso dipenda dall'animo umano e dal fatto che non abbiamo tutti gli stessi gusti. Inoltre l'uso che ne ho fatto io non è stato per trovare il locale o l'hotel ma , dopo averlo scelto in base ai miei criteri : posizione , servizi , nel caso di hotel : presenza di ristorante. Dopo averne individuati 3 o 4 per me adatti ho usato trip advisor per aiutarmi nella scelta e, posso dire che ,fino ad ora sono rimasto deluso un paio di volte su cento.In conclusione sono pienamente in accordo con il fatto che ogni locale abbia il pieno diritto di essere rimosso dal sito su richiesta del proprietario. Diciamo che si può risolverla all'italiana, dichiarando a trip advisor la cessata attività ( Non penso richiedano la cancellazione dalla camera di commercio).
grazie

ilaria corazza
ilaria corazza
04 luglio 2015 ore 07:19

Grazie mille per quest'analisi chiarissima. Aggiungo qualche dettaglio: come gestore ho ricevuto l'offerta di 5 recensioni positivie al prezzo di 300€. E so per esperienza che ci sono strutture mediocri che hanno una valanga di recensioni positive... da dove vengono? È vero che il povero consumatore è spesso bistrattato ma ora c'è l'estremo opposto: ospiti che minacciano se non fai lo sconto che richiedono... Trovano subito il tuo tallone di Achille da segnalare! Insomma il sistema fa acqua da tutte le parti ma la cosa al limite della legalità è proprio questo fatto di non potersi cancellare. Come mai le associazioni di categoria (hotel, agriturismi, ecc.) non si sono ancora coalizzate per un'azione legale? Non solo in Italia ma negli altri Paesi? Mistero...