Editoriali 17/04/2015

Rilanciare la filiera dell'olio d'oliva con la RADIO


La crisi produttiva della campagna olearia 2014-15 ha messo a nudo i punti critici, sia tecnici che organizzativi, di cui soffre la filiera italiana. La crisi è stata così forte da attirare l’attenzione dei media e, quindi, dell’opinione pubblica. Se da un lato non fa piacere che l’interesse su larga scala verso il settore nasca da situazioni di emergenza (vedi il caso della batteriosi nel Salento) bisogna dire che il dibattito che si è aperto ha contribuito ad aumentare la sensibilità dei consumatori e produttori. Sembra che vi siano, perciò, i presupposti per agire e migliorare la filiera nelle sue componenti. Ma secondo quali linee può avvenire il rilancio della olivicoltura e il recupero di competitività? Propongo in questa sintesi la (cura) RADIO, che si basa su 5 ingredienti essenziali (Rinnovo-Assistenza-Diversità-Innovazione-Organizzazione).

L’olivicoltura italiana è poco produttiva per vari motivi. Modificare i vincoli imposti dal territorio è praticamente impossibile, ampliare le ridotte dimensioni aziendali richiede tempo, molto tempo. Si può, invece, agire affrontando il problema della obsolescenza degli oliveti mediante il loro Rinnovo secondo criteri moderni che consentano di aumentare la produttività, ridurre i costi di produzione e, di conseguenza, migliorare la redditività. Molte realtà olivicole tradizionali italiane si prestano ad essere rese più competitive sostituendo i vecchi impianti. Nelle attuali condizioni economiche il rinnovo può avvenire solo vi è una forte spinta da parte delle istituzioni, ad esempio attraverso interventi inseriti in un Piano Olivicolo Nazionale.

Dal punto di vista tecnico è bene sottolineare che questo processo di modernizzazione non può essere vincolato ad un’unica tipologia di piantagione tale da soddisfare le molteplici esigenze provenienti dagli areali olivicoli italiani. Esistono molte soluzioni tecniche disponibili, tutte rispondenti agli stessi obiettivi, così riassumibili: minori costi, maggiori produzioni, alta qualità, minore impatto ambientale, e mantenimento della Diversità di oli e varietà. Proprio così, rinnovare gli oliveti non deve significare la perdita della forte identità che caratterizza l’olivicoltura italiana. Anzi, se possibile, andrebbe rafforzata la grande diversità e qualità delle produzioni italiane, che ad oggi conferisce al nostro paese un indiscutibile, e forse unico, vantaggio competitivo nei confronti di quelli esteri.

Ma l’Italia è anche ai primi posti per conoscenze scientifiche e tecnologiche sia nella fase di produzione della materia prima che di trasformazione e utilizzo dei prodotti secondari (un tempo chiamati sottoprodotti). Mantenere un ruolo di avanguardia nello sviluppo di Innovazioni di prodotto e di processo è fondamentale per l’affermazione dei nostri prodotti sui mercati. Per rimanere in testa si deve continuare ad investire in ricerca e sperimentazione e per far ciò bisogna che le risorse arrivino alle istituzioni di ricerca sia pubbliche che private, che, a loro volta, devono produrre risultati e prodotti verificabili.

Le innovazioni e le nuove conoscenze hanno bisogno di essere diffuse e comunicate e tale ruolo spetta alla divulgazione e all’Assistenza tecnica. Questo anello della catena è di fondamentale importanza per far sì che le novità giungano agli utenti e alle aziende ove, messe in pratica, possono generare benefici economici, ambientali, qualitativi. Lo stato attuale dell’assistenza tecnica alle aziende non è roseo, ma vi sono molti esempi, anche recenti, di programmi seri che hanno prodotto ottimi risultati. Nel 2015 l’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio si è impegnata in tal senso, proponendo due corsi di aggiornamento a Spoleto: uno sulla potatura di allevamento e di produzione dell’olivo, che si è svolto nello scorso febbraio con un ampio grado di soddisfazione da parte dei partecipanti, e un altro che si effettuerà il 19 e 20 giugno sugli aspetti sensoriali ed analitici della qualità dell’olio sempre a Spoleto (per informazioni vedi il sito www.accademiaolivoeolio.com).

Infine, l’Organizzazione della filiera, ancor oggi carente. Come intervenire richiederebbe un capitolo a sé, ma in due parole bisogna che le diverse componenti operino in modo sinergico su obiettivi univoci evitando sovrapposizioni, carenze e soprattutto quell’atmosfera conflittuale che spesso ha frenato o stroncato buone iniziative.
In definitiva, la crisi dello scorso anno può diventare un’opportunità per la filiera olivicolo-olearia a patto che vi sia la volontà condivisa di rilanciarla.

 

Riccardo Gucci è Professore Ordinario presso l'Università di Pisa e Presidente dell’Accademia Nazionale dell’olivo e dell’Olio

di Riccardo Gucci

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

Commenti 0