Editoriali

IMPREPARATI

30 luglio 2005 | Alberto Grimelli

Nessuno ci crede.
Tutti lo pensiamo, lo ripetiamo, qualcuno lo annuncia, alcuni fanno previsioni, ma nessuno, in fondo, ci crede.
L’Italia è nel mirino del terrorismo internazionale.
Bin Laden e compagni ci hanno dichiarato guerra più di una volta da quel grande megafono che è internet. Ho contato più di venti minacce, tra vere (o veritiere), presunte tali e inattendibili, false.
I mass media continuano a ripetere, dopo Londra e l’Egitto toccherà a noi.
Non è un evento probabile, è inevitabile.
C’è solo da stabilire la data... se Al Queda fosse così cortese da comunicarcela...
Ci scherziamo sopra, ne ridiamo.
Il Governo, i nostri Servizi Segreti, tutti, insomma, lanciano allarmi, ma con cautela, con grazia.
Meglio non svegliare gli italiani.
Certo, abbiamo visto le crude immagini in televisione. Conosciamo i nomi a i volti anche dei nostri connazionali ammazzati da fanatici estremisti, ma sono semplicemente disgrazie, al pari di un incidente stradale o di una qualsiasi altra tragica sciagura.
Indifferenza, autodifesa psicologica, fatalismo.
Sono tante le possibili motivazioni che possono spiegare il nostro atteggiamento.
Ho parlato con diversi amici e conoscenti che abitano in alcune delle città considerate a rischio, Milano e Roma in primis.
Si vive con beata incoscienza.
Non c’è quell’ansia che si respira a New York, a Londra e in altre capitali europee.
Siamo psicologicamente impreparati ad affrontare un evento fortemente traumatico quale può essere un evento terroristico sul suolo nazionale. Per questo, quando ci colpiranno, ci faranno ancora più male.
Siamo tutti dei bersagli.
Nessuno di noi, però, si considera tale.

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