Editoriali

Il valore sociale dell'agricoltura al di là dell'agricoltura sociale

14 febbraio 2014 | Francesco Presti

L’agricoltura ha sempre svolto, più o meno consapevolmente, un ruolo sociale. All’interno di ogni periodo storico l’agricoltura può essere considerata l’attività capace di originare la spinta al progresso, non solo tecnico e tecnologico ma anche sociale e culturale.

Agli albori delle primitive società che andavano formandosi, gli uomini e le donne hanno progressivamente abbandonato il nomadismo e le pratiche di caccia e raccolta per dedicarsi ad agricoltura e allevamento. Poter accumulare cibo (in particolare semi di graminacee e leguminose) ha permesso una lenta ma progressiva stratificazione sociale e alcune fasce della società erano esentate dal lavoro nei campi: in questo periodo nascono i politici, i leader religiosi e le religioni, gli eserciti.

Anche gli animali hanno svolto e svolgono un ruolo sociale fondamentale in agricoltura: in tempi remoti il possesso di animali garantiva disponibilità di latte e carne, gli animali hanno sempre fornito lana, pelli e prezioso letame per restituire fertilità al terreno. A livello storico/sociale gli animali, nel corso dei secoli, oltre a fornire forza lavoro per la lavorazione dei terreni e per il moto degli opifici, sono stati il più importante mezzo di trasporto fino all’invenzione del motore a scoppio. Il ruolo degli animali nel corso della storia è stato a volte decisivo e capace di influenzare il corso della storia stessa: quando due eserciti si scontravano quello con la cavalleria vinceva sempre e come sappiamo, la storia è sempre stata scritta dai vincitori.

In tempi più recenti l’agricoltura è stata considerata strumento utile per la cura e la riabilitazione psichiatrica: nei manicomi è sempre stata presente l’azienda agricola, essa aveva la duplice funzione di strumento occupazionale dei ricoverati ma anche di reale aiuto al sostentamento economico della struttura stessa. Il presupposto culturale era visto in un’ottica di sfruttamento per il mantenimento del manicomio piuttosto che terapeutico-riabilitativo in linea con la connotazione attuale dell’agricoltura sociale.

In ambito penitenziario si diffondono dalla fine dell’800 numerose colonie agricole in tutto il territorio: fu intuito il potenziale dell’agricoltura come strumento per far scontare una pena in modo alternativo all’ozio e rendere i detenuti più responsabili e consapevoli.
Esiste poi un valore intrinseco dell’agricoltura che affonda le proprie radici nella forza di coesione sociale che avevano le famiglie contadine del passato. Costanti ritrovi annuali per celebrare un patrono o un momento particolare del ciclo stagionale hanno generato una tradizione socio/rurale che oggi possiamo ricondurre alla dimensione folkloristica delle sagre di paese dove più o meno legittimamente si cerca di valorizzare un prodotto tipico, una tradizione agricola e gastronomica che era espressione di un territorio. Quel modo di vivere la campagna forse non esiste più, è cambiato il modo di fare agricoltura, è cambiata la società e sono cambiati i ritmi e le esigenze economiche. urbanizzazione spinta, globalizzazione ed esigenze di bilancio hanno impoverito e denaturato l’agricoltura che oggi cerca di ritrovare una sua funzione e dimensione non solo produttiva ma anche culturale, educativa, paesaggistica.

In questo senso l’agricoltura sociale, che sta faticosamente muovendo i primi passi con un riconoscimento normativo, è una risposta virtuosa a questa crisi d’identità che l’agricoltura sta attraversando, ovviamente la risposta non è e non può essere esaustiva ma è un processo che si è innescato e che può portare ad un positivo rinnovamento del settore.

Sarà il potere ancestrale che la Natura porta in se, sarà il contatto con la Terra e gli altri elementi fondamentali che ci riportano all’origine dei tempi, facendo scomparire diversità e (ri)avvicinandoci ai ritmi naturali, ma forse, più semplicemente come dice il prof Saverio Senni dell’Università della Tuscia di Viterbo“L’agricoltura contadina non conosceva i ‘disabili’. Tutti erano a loro modo abili, quali che fossero il loro livello culturale o le condizioni mentali. Le piante e gli animali non discriminano nessuno, non si voltano dall’altra parte e crescono sane chiunque le accudisca”.

Potrebbero interessarti

Editoriali

La grande squadra del vino italiano

Tornando a viaggiare ed a fare promozione, posto all’attenzione della Fidal e della sua Casa Italia Atletica, il primo impegno è stato quello di attivare le sinergie come quelle messe in campo nei nove anni di promozione, in Italia, e nel mondo, con L’Enoteca italiana di Siena

08 agosto 2025 | 10:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

Grazie ai dazi di Trump anche nuove opportunità di promozione e comunicazione

Dal 7% della quota di mercato in Canada che l’Italia dei vini  allora, deteneva con prodotti, nella generalità dei casi, scadenti, è passata, agli inizi del terzo millennio, a oltre il 30%, soprattutto grazie a una forte spinta iniziale nel campo della comunicazione

01 agosto 2025 | 12:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

L’olio d'oliva non lo fa il frantoio, ma si fa con il frantoio

Il frantoio va utilizzato e inteso quasi come uno strumento musicale che ha i suoi accordi da tarare a seconda della varietà delle olive e del loro grado di maturazione. Superiamo gli anacronismi del passato: l'olio non si compra più nell'elaiopolio

25 luglio 2025 | 12:00 | Giulio Scatolini

Editoriali

Addio cara Aifo: manca una proposta politica olearia che guardi al futuro

Niente confronto e nessuna visione: la storica associazione dei frantoiani olearia avrebbe bisogno di un radicale rinnovamento. Il passo indietro come Presidente dei Mastri oleari e da Aifo 

21 luglio 2025 | 11:00 | Giampaolo Sodano

Editoriali

Difenderci dall’olio di oliva che sa di pipì di gatto: la scelta a scaffale

Fino a un paio d’anni fa il 75% dell’olio di olvia consumato in Italia era venduto nella GDO. E gran parte di quell’olio aveva un denominatore comune: il sentore di “pipì di gatto”

18 luglio 2025 | 12:00 | Piero Palanti

Editoriali

Olio extravergine di oliva 100% italiano a 5,99 euro al litro: dolcetto o scherzetto?

Dietro le quinte dell’offerta Esselunga su olio extravergine di oliva nazionale a marchio Cirio. Una promozione di 14 giorni che ha fatto molto rumore nel settore. Ecco cosa si nasconde dietro al “sottocosto” più aggressivo dell’anno sul 100% italiano

26 giugno 2025 | 09:00 | Alberto Grimelli

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati