Editoriali

Legge giusta, applicazione sbagliata

08 giugno 2013 | Ernesto Vania

La notizia che un'azienda agricola è stata multata per aver coltivato tutti i campi a sua disposizione ha ovviamente colpito l'attenzione di molti.

In questo caso non si fa riferimento al set aside né alla condizionalità, di mezzo c'è invece un regolamento rurale che stabilisce il divieto di coltivazione a meno di due metri dal confine con una strada comunale.

Per non aver rispettato questo limite un'azienda a Terricciola (PI) è stata multata per 166 euro dalla polizia municipale.

Fermo restando che le leggi si devono rispettare e che quindi l'azienda dovrà pagare la sanzione, si può invece discutere sulla logica della norma e più in particolare dell'articolo 5 del regolamento rurale che tratta di terreni laterali alle strade.

Chiunque vada per strade di campagna sa bene quanto fastidiosa sia la limitazione della visibilità, magari in prossimità di una curva o di un incrocio, a causa della vegetazione troppo alta. E' altresì vero che tale vegetazione può essere spontanea o coltivata. All'automobilista di passaggio che si tratti di grano, mais o di canne poco importa, e a ragione.

La norma, quindi, ha un fondamento logico, ovvero di prevenire incidenti, creando le migliori condizioni per la guida.

Vi sono, però, dei ma.

La legge è molto rigida nei confronti delle coltivazioni. Lo è altrettanto nei confronti dei possessori di terreni abbandonati, magari anche demaniali, dove le infestanti, arboree e erbacee, crescono liberamente, intralciando ugualmente la visuale degli automobilisti?

Non è lecito che vi siano figli e figliastri.

E' altrettanto chiaro, da un punto di vista speculativo, che una coltura di mais e una di pomodori costituiscano un diverso livello di pericolo per il traffico, in virtù di portamento e vigoria di queste due colture.

E' altrettanto chiaro che la legge può essere esaustiva e affrontare tutte le casistiche riscontrabili in campo. E' per questa ragione che occorre un minimo di ragionevolezza nell'applicazione della norma, per di più, come pare se il regolamento in questione ha un evidente buco normativo.

Infatti non viene specificato, a fronte del divieto di coltivazione, a chi spetti la manutenzione dei due metri a confine dalla strada. Verrebbe, per logica, da dire che essendo stata “espropriata” per il bene pubblico, spetti al pubblico la manutenzione ma non essendo previsto tutto rimane nell'incertezza.

Siamo quindi di fronte all'ennesimo caso di una legge giusta, ovvero basata su presupposti logici e di tutela dell'interesse pubblico, come la sicurezza stradale, che si scontra però, nell'applicazione, con difficoltà operative.

A fronte di una norma carente occorrerebbe un po' di flessibilità interpretativa da parte dei funzionari che sono destinati alla sua applicazione. Prima di passare alle multe e alle contravvenzioni, specie in piccoli comuni, è troppo chiedere che vi sia un avvertimento?

Il problema, a volte, non sta nella legge ma nell'intransigenza e nella cieca disciplina di chi la deve applicare.

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