Editoriali

ALLARME ROSSO

11 giugno 2005 | Alberto Grimelli

È l’invasione.
Stanno occupando interi quartieri e le loro merci conquistano i nostri mercati.
Nessuna cannonata, nessuno scontro armato.
È un assalto silenzioso.
Il pericolo viene da lontano e ha gli occhi a mandorla.
È allarme rosso.
La Cina si sta aprendo, molto lentamente, al mondo esterno. Una nazione di più di un miliardo di abitanti che comincia a relazionarsi con la comunità internazionale non può avere ripercussioni di poco conto. Stiamo forse vivendo un periodo storico, ma portata degli eventi ancora ci sfiora piuttosto che colpirci.
Non potrebbe essere diversamente. Le collettività cinesi nelle nostre città non tentano di integrarsi, si autoescludono, si isolano in quartieri ghetto dove possono vivere seguendo le loro leggi, le loro tradizioni, utilizzando la propria lingua. Al contrario di altri popoli, non ci provocano alcun disagio o inquietudine. Nessun crimine viene da loro commesso a nostro danno. Quando la cultura occidentale e quella cinese si incontreranno davvero, anzichè ignorarsi a vicenda, cosa accadrà? Si troveranno punti di incontro, si innescherà un proficuo dialogo o si assisterà a uno scontro di civiltà?
Intanto nascono i primi luoghi comuni, cominciamo a guardare con sospetto e anche con un po’ di astio a un’economia che corre a ritmi vertiginosi. Noi abbiamo insegnato loro a produrre. È con i nostri macchinari, tecnologia, tecnica e know how che stanno invadendo i nostri mercati con la loro merce a basso prezzo, la cui qualità non è neanche tanto scadente quanto ci aspetteremmo.
Gadget, abbigliamento, calzature e anche generi alimentari. Ma presto automobili ed elettronica. Non c’è settore dove non tentino di insinuarsi.
Sono ben strani comunisti, considerando che vige un sistema capitalistico tra i più spietati, maggiormente simile a quello della rivoluzione industriale inglese che al modello occidentale attuale. La manodopera viene sfruttata all’inverosimile, le maestranze non hanno alcun diritto.
Paese curioso la Cina vista con gli occhi di un italiano. Affascinante, colossale, ricca di storia e storie, ma difficile da comprendere realmente.
Questo, probabilmente, è stato il nostro errore più grande e grave. Prima ancora di tentare di capire una cultura millenaria, influenzata da un rigido e chiuso regime autarchico comunista, abbiamo, con notevole presunzione, voluto portarla a noi. Ci siamo proposti che sposasse il modello sociale, economico e politico occidentale. Per raggiungere questo obiettivo non abbiamo avuto scrupolo di esportare là materiali e conoscenze. Abbiamo promesso l’eldorado, insediando le nostre fabbriche.
Ora però abbiamo paura.
Le importazioni di calzature sono aumentate del 700%, quelle di ortofrutta del 250%.
Ci sta colpendo con le nostre stesse armi.
“Graecia capta ferum victorem cepit” (La Grecia conquistata, conquistò il selvaggio vincitore) Orazio
Chi il vinto, chi il vincitore in questa occasione?

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