Editoriali

L'agricoltura mondiale ha proprio bisogno degli OGM?

14 aprile 2012 | Francesco Presti

Quanta confusione sugli OGM: esperti, meno esperti e politici si lanciano in dichiarazioni (quasi degli spot) per difendere o demonizzare questo campo delle biotecnologie che è circondato da una nuvola di incertezza al momento invalicabile. L'unico risultato apprezzabile è quello di creare ancora più confusione nei cittadini (e non si capisce se questo fatto sia voluto o meno). Sarà anche per questo che molti pensano e immaginano gli OGM come “cose artificiali”, fuori dall'ordine naturale. Ma è così? Forse è bene rifarsi all'etimologia, consultando il buon vecchio dizionario. Scopriremmo così che si tratta ancora di organismi con un DNA arricchito e nel complesso questi viventi hanno qualcosa in più (mirabolanti proprietà che sono il biglietto da visita dei pro OGM) e qualcosa in meno: la sicurezza connessa a contaminazioni ambientali, alla salute dell’uomo, e imprevedibili effetti sulla biodiversità.

Fatte queste doverose premesse, visto che di non sola tecnica è fatto l'uomo, ed anche l'agronomo, mi sono sempre posto una domanda: da quando le grandi multinazionali hanno a cuore la sorte dei poveri e dei malati di tutto il mondo? Non è che dietro le artificiali e illusorie promesse da “salviamo il mondo con i nostri semi magici” si nasconde un business planetario? Fin troppo facile da capire, penserete voi. E allora chi o cosa da il diritto a pochi di imporre a tutti un prodotto che nessuno vuole? Ve lo immaginate al supermercato un reparto OGM? Chi comprerebbe oggi un ortaggio geneticamente modificato? Ma soprattutto ne abbiamo veramente bisogno? O sono le multinazionali ad avere bisogno della nostra fiducia e dei nostri (pochi) soldi?

E poi c ‘è il rischio della diffusione incontrollata nell’ambiente attraverso i pollini e i semi con genomi che potrebbero innescare meccanismi imprevedibili con conseguenze durature sugli ecosistemi. Un illustre scienziato, il prof. Boncinelli afferma che (Corriere della sera, 16 marzo) “Certi organismi potrebbero sfuggire al controllo e andare a invadere altri campi o allevamenti. Ciò non è impossibile ma estremamente improbabile”.

Improbabile? Solo? Il 10 settembre 2001, se qualcuno ci avesse chiesto quante erano le probabilità che due aerei si schiantassero sulle Torri Gemelle a New York cosa avremmo risposto? Quante probabilità? Nessuna! E' Impossibile! Ma la Storia ci avrebbe smentito.

Occorre allora dare una scala di priorità alla ricerca e non includo gli OGM tra gli obiettivi primari per il mondo agricolo, non solo italiano ed europeo.

Per soddisfare la domanda di una popolazione mondiale in crescita esponenziale e un numero di persone povere e affamate sempre in aumento (prevalentemente nel sud del mondo) c’è la necessità di incrementare le produzioni agricole di queste zone, e contemporaneamente distribuire diversamente i redditi nel nord del mondo dove si produce troppo, con enormi sprechi e spesso causando danni ai paesi in via di sviluppo.

Mi chiedo solo se non sia possibile ottenere questi risultati con innovazioni più sostenibili facendo leva sul ripristino della fertilità dei suoli, con la riduzione dell'uso di fitofarmaci, le scelte varietali, il rispetto della biodiversità, una razionalizzazione dei consumi energetici ed idrici.

A conti fatti questi fattori assottigliano sempre di più i margini di guadagno degli agricoltori; se non ci sono dei cambiamenti di rotta in questo senso l'introduzione di piante OGM (in agroecosistemi già fortemente alterati e deteriorati) rischia di essere una scelta che può fortemente peggiorare una situazione già compromessa con danni irreversibili.

La cura insomma potrebbe rivelarsi peggiore del danno.

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Diego Leva

14 maggio 2012 ore 11:22

Ho notato da tempo l'accostamento tra l'Eternit e gli OGM, come esempio di introduzione di una novità che poi nel tempo ha prodotto frutti avvelenati. Ritengo che si debbano cercare nuovi esempi, infatti l'inizio della produzione dell'Eternit risale al 1903, già nel 1930 la Gran Bretagna riconosceva l'esposizione all'amianto come malattia professionale, segno evidente che la ricerca aveva già correlato l'esposizione alle fibre con il mesotelioma, semmai si dovrebbe cercare il perchè si è aspettato così tanto per bandirlo. Per quanto riguarda la produzione di derrate alimentari, è vero sulla carta le produzioni sarebbero sufficienti, peccato che dove servirebbero si fa fatica ad ottenere delle rese dignitose. Un esempio, visto che mi occupo di zootecnia, il farmaco iniettabile più usato in zootecnia nel 3° mondo è la banale (per noi) vitamina B12, segno evidente che gli animali sono così mal messi che basta un po' di vitamina iniettata per fare la differenza. Un chiaro esempio di come stanno le cose. Saluti
P.S. Ho consultato la voce di Wikipedia "Asbesto", tempo impiegato per la ricerca 3'

francesco presti

13 maggio 2012 ore 15:23

Gentile Sig. Scacco,
vorrei capire da dove viene esattmanete l'affermazione che "il 30% delgi italiani è a favore degli OGM", perchè mi sembra un numero un po' campato per aria(citato in questo dibattito dal Sig Dario Bressanini)se non ci cita la fonte.
lei dice"... o dovremmo procedere al controllo delle nascite?"cosa che sinceramente faccio fatica a leggere fra le mie affermazioni. ma forse si, mi sono spiegato male,anche se affermo proprio il contrario e vorrei allora approfondire meglio le mie affermazioni per non essere frainteso.
secondo michael pollan abbiamo prodotto nel 2008 cibo per 11 miliaridi di persone.http://michaelpollan.com/videos/michael-pollan-on-stop-animation-video/ quindi a mio avviso il problema non sta nel controllo delle nascite(ripeto : concetto introdotto da lei) quanto nello stabilire quanto e cosa produrre per evitare di produrre sperchi e consumare acqua,territorio ed energia inutilmente.
anche quando fu brevettato nel 1901 il cemento-amianto(denominato arrogantemente eternit) il mondo edile fu attraversato da un epocale cambiamento e si pensava di aver risoto molte problematiche derivanti dall'incredibile resistenza all'usura che il materiale presentava.
peccato che nel lungo periodo i danni prodotti sulle persone e sugli ambienti sono stati di gran lunga maggiori rispetto ai benefici generati.e questo mi sembra un'affermazione inconfutabile.
non vorrei che i nostri figli o nipoti possano dire fra 50-60 anni la stessa cosa sugli OGM.
grazie a Lei per aver partecipato al dibattito.

Massimo Scacco

12 maggio 2012 ore 09:59

Arrivo tardi a questa discussione, ma sottolineo in pieno le parole di Vitangelo Magnifico mentre vorrei sottolineare che, se è vero che il 30% degli Italiani sono a favore degli OGM, credo di poter affermare, senza timore di essere smentito, che questa percentuale sale di molto e diventa maggioranza assoluta fra i tecnici, in particolare gli agronomi liberi professionisti che operano sul campo tutti i giorni. E credo che quel 30% di Italiani che sono a favore degli OGM siano, in qualche modo, in contatto con un agronomo che cerca di spiegare, senza preconcetti, il senso degli OGM.
Infine vorrei replicare alle parole dell'autore nel suo penultimo post "... come è possibile ottenere sempre di più e sempre meglio ? E perché produrre sempre di più? Certo nel sud del mondo la popolazione aumenta e il livello di povertà è ancora altissimo ma nel nord del mondo soffriamo di obesità e gettiamo ogni giorno tonnellate e tonnellate di cibo. " E' possibile, anzi doveroso, tentare di produrre sempre un po' di più e sempre meglio (chiaramente cercando di distribuire meglio), o dovremmo procedere al controllo delle nascite?
Grazie comunque per la possibilità di discutere di queste tematiche.

francesco presti

17 aprile 2012 ore 23:00

riporto una notizia sull'EFSA, fonte AIAB:

http://www.aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1428:il-parlamento-europeo-interviene-sullefsa&catid=1:ultime-news&Itemid=32

francesco presti

17 aprile 2012 ore 22:29

Sono felice che il mio editoriale abbia suscitato un dibattito cosi acceso, e ringrazio per i contributi precisi e le opinioni anche avverse alla mia.
Vorrei precisare alcune cose:
- sono un agronomo libero professionista e mi occupo di agricoltura biologica, lavoro (oltre che con le aziende) in carcere, nelle scuole elementari, con i portatori di handicap, nelle comunità di recupero e sviluppo progetti legati a temi agricoli/ambientali;
- credo che in questo “non luogo” che è Teatro Naturale si debba rispettare le opinioni di tutti senza sconfinare nell’attacco alle idee che una persona sostiene ma contribuire ad allargare le visioni e le idee di ognuno con rispetto;
- ho scritto questo editoriale senza scendere in questioni tecniche per necessità di spazio e per la complessità dell’argomento che oltre che andare dal campo alla tavola (a proposito, quanti km?) suscita polemiche e posizioni opposte anche nella comunità scientifica senza considerare le problematiche etiche/morali su cui anche la Chiesa si è espressa;
- non risponderò ad ognuno ma sui vostri stimoli cercherò di approfondire alcune questioni.

Partirò proprio dal sito della Monsanto, una fra le più grandi multinazionali del mondo. Cito dalla homepage: Monsanto in Italia è a fianco degli agricoltori per aiutarli ad ottenere dalla loro terra sempre di più e sempre meglio.
Trovo che in questa affermazione ci sia un macroscopico errore di concetto, per me un invalicabile ostacolo intellettuale. Mi spiego meglio: come è possibile ottenere sempre di più e sempre meglio ? E perché produrre sempre di più? Certo nel sud del mondo la popolazione aumenta e il livello di povertà è ancora altissimo ma nel nord del mondo soffriamo di obesità e gettiamo ogni giorno tonnellate e tonnellate di cibo.
L’errore di base, ripeto è solo la mia posizione, è credere che sia necessario produrre sempre di più, crescere sempre, non sarebbe invece più logico produrre il necessario? E non chiedere alla Terra quanto non può fornire se non generando dei costi occulti in termini di danni agli ecosistemi e alle persone che prima o poi, in un modo o nell’altro si manifestano sempre. L’agricoltura deve continuare a fornire quantità e qualità e cessare di essere fonte di inquinamento e diventare cosi sostenibile.
Penso che sia necessario uno stop per cambiare rotta, perché l’energia che produciamo se ne va dissipata, l’acqua sprecata , il cibo buttato, i nostri rifiuti si accumulano o bruciano. Il cambiamento deve essere individuale, deve partire dal basso, con i comportamenti e le scelte che ognuno ritiene più giuste ed eque, e ci sono tanti segnali di ripresa in questo senso, una coscienza ecologica che anche il nostro paese sta lentamente e faticosamente acquistando.
Riguardo alla ricerca non sono contrario a priori, penso che debba essere svolta in sicurezza e affidata a soggetti indipendenti che non servono interessi privati per esclusivi scopi di lucro .
Io credo nell’autoproduzione, nel biologico e biodinamico, nelle forza della biodiversità e delle sementi antiche, nella multifunzionalità dell’agricoltura, nella ripresa dei mercati locali e delle piccole aziende, nei gruppi di acquisto solidali, credo nella tecnologia che rispetta e aiuta l’ambiente, nelle fonti rinnovabili.
Credo nei bambini che sono il nostro vero futuro e vorrei per loro una situazione migliore di quella che oggi noi stiamo vivendo.

Vitangelo Magnifico

17 aprile 2012 ore 10:25

Caro Mario Rossi, non le ho attribuito niente perchè neanche la conosco; e mi piacerebbe avere la possibilità di farlo. Il nostro è solo stato un civile e stimolante scambio di idee, che la brevità non consente di sviluppare e, quindi, porta a facili fraintedimenti. E' uno dei limiti dei blog.
Per esempio sull'agricoltura biologica. Ho sempre invitato chi voleva intraprendere quella via, soprattutto se giovani ed inesperti, a considerare i limiti e la facilità di fallimento. Invito sempre a non fidarsi delle sirene. Io non credo, per esperienza personale, che l'agricoltura conservativa (come viene chiamata ora), la lotta biologica, l'uso del Bt, la confusione sessuale, ecc. siano figli del biologico e non il contrario? Ricordo che da studente negli sessanta già i nostri professori all'Università già parlavano di questi concetti in relazione alla necessità di creare alternative al DDT, e compagnia bella. Il concetto di biologico come lo conosciamo ora è venuto dopo e si avvale di queste conoscenze e le stimola, ovviamente. E potrebbe avvalersi anche delle piante GM con resistenze multiple ai parassiti! Purtroppo, è stata creata dalle ideologie e non dalle scienze agrarie una contrapposizione fra le "due agricolture" che non giova all'agricoltura in generale. E questo, mi consenta, lo considero stupido!D'altronde, quel poco di buona orticoltura biologica che si fa già utilizza ibridi con resistenze genetiche. Altrimenti sarebbe molto dura! Infatti, di orticoltura biologica se ne fa pochina (truffe comprese!).
Caro Rossi, può anche non rispondere. Ma, mi creda, è stato un piacere dialogare con lei.

mario rossi

17 aprile 2012 ore 08:13

@Vitangelo, ha ragione…non sono un “Agronomo Maturo”, dovrei ancora frequentare quei convegni in cui parlavano Alvisi, Baldoni, Sansavini, Magnifico, ecc.

In merito all'etichettatura degli alimenti dopo l’introduzione degli OGM, perché la gente non li vuole!…………….pensi a “quanto ci costa”!.................. e chi paga?......……sempre noi……….…..e chi guadagna?..............sempre loro! Questa si chiama “Collettivizzazione dei costi e privatizzazione dei guadagni”.

Lei dice “non c'è la separazione delle filiere, quindi risultano più convenienti per il produttore.”

Io dico che anche questa non è un’informazione vera, in quanto è risaputo che in agricoltura ad un abbassamento dei costi di produzione corrisponde un abbassamento dei prezzi (guadagneranno solo per pochi anni gli innovatori, ma in termini generali gli agricoltori vedranno diminuire il loro reddito reale, poiché il prezzo dei beni che producono si abbassa………..ed è quello che è avvenuto negli USA negli ultimi anni)

Lei dice “Le etichettature e la separazione delle filiere, …….., servono solo ad aumentare i costi”

Io dico che anche l’introduzione di un cibo innovativo non gradito dai consumatori ha determinato un aumento dei costi ed un aumento dei prezzi degli alimenti (analisi, certificazioni, etichettatura, ecc.).

Lei dice “Le esigenze sono ideologiche, e basta! E come agronomo, lo ritengo un tantino stupido!”
Io dico che è una caduta di stile che non mi aspettavo……….e forse sarà l’ultima volta che le rispondo.

Vitangelo……….per favore lasci stare il biologico, poiché se non ci fosse il biologico, non parleremmo di “Agricoltura conservativa”, non parleremmo di “Lotta biologica”, non parleremmo di “Bacillus Turingensis”, non parleremmo di “Confusione sessuale”, ecc. applicati oggi all’agricoltura convenzionale e sperimentati a loro spese dagli agricoltori biologici.

Lei dice “Si ricordi che, come lei stesso ammette, la riduzione dei costi di produzione è la chiave di volta della convenienza economica di una coltivazione”

Io dico che questo è vero se ho il monopolio del bene che produco (abbasso i costi e vendo allo stesso prezzo). Ma se non ho il monopolio devo essere consapevole che nel lungo periodo COSTO DI PRODUZIONE e PREZZO DI MERCATO tendono a coincidere, per cui se si abbassano i costi si abbassano anche i prezzi di mercato (è scritto su tutti i libri di economia).

Sulle Sue affermazioni finali stendiamo un velo pietoso…….mi attribuisce affermazioni che io non ho mai fatto.

Vitangelo Magnifico

16 aprile 2012 ore 18:04

Caro Mario Rossi, lei certamente non è agronomo e, certamente è molto lontano da una educazione di base di tipo agronomico. Comunque, le sue osservazioni mi consentono anche di fare delle precisazioni che ritengo indispensabili sulla figura dell'agronomo vista la confusione attuale.
Lei dice bene, le superficie delle coltivazioni OGM "esplodono" perchè in USA, Cananda, ecc non c'è l'etichettatura, non c'è la separazione delle filiere, quindi risultano più convenienti per il produttore. E' giusto! Infatti, una volta accertata la sostanziale uguaglianza delle produzioni a cosa servono le etichette e le filiere separate? Solo a far aumentare i costi. Le etichettature e la separazione delle filiere, e aggiungerei le certificazioni come sono ora intese, servono solo ad aumentare i costi e sono espressioni di POLITICHE e non di esigenze puramente tecniche. Le esigenze sono ideologiche, e basta! E come agronomo, lo ritengo un tantino stupido! Ora, se le politiche americane, canandesi, brasiliane (Lula cambiò idea sugli OGM appena andò al potere!) ecc. la pensano come me con i risultati che hanno ottenuto, io applaudo. Lei forse no, perchè mi sembra di capire vuole tutte le sovrastrutture inutili per definire una produzione (e magari non si fida neanche dell'EFSA). Io invece, ritengo che nessuno è autorizzato a mettere sul mercato cibo che faccia male ai consumatori; ed una volta accertato anche da organi preposti e controllati a loro volta, deve andare sul mercato senza se e senza ma! Le ideologie non riempiono la pancia e possono finire con il produrre miseria. Ed è quello che sta capitando alla nostra agricoltura. Si ricordi che quando si sottrae da un sistema produttivo si finisce inevitabilmente per creare meno ricchezza. Voler sostituire il sottratto con cose che non stanno in piedi da sole, si crea miseria. E di esempi ne potrei fare tantissimi. Basta pensare a certi prodotti tipici che non ahnno nessun mercato fuori della cerchia di paese dove vengono prodotti e per i quali si spendono fiumi di soldi per una (spesso errata) opera di valorizzazione! Che dire poi di tuti i soldi spesi per il biologico (che pur ci vuole per accontentare la domanda) che non ha reso neanche i soldi spesi dalla comunità per incoraggiarlo?
Nel 2001, quando ci fu la contestazione dei 1000 Ricercatori, in uno dei Forum al quale partecipavano i Nobel e esperti di biotecnologie dissi che il no agli OGM così come era impostato in Italia avrebbe creato seri problemi non solo alla ricerca agricola ma soprattutto all'esportazione dei prodotti agricoli italiani, perchè davamo il segnale -inequivocabile- di non credere all'innovazione. La nostra agricoltura è fondata sull'innovazione e sulla valutazione che gli italiani -come conmsumatori e buon gustai- sanno dare all'innovazione in fatto di alimenti.
E qui, l'opera degli agronomi è fondamentale e averla trascurata ha creato altri problemi. Non si può lasciar fare agli architetti, agli avvocati, ai sindacalisti, ai politici, ai difernsori dei consumatori, agli ambientalisti non qualificati ciò che solo gli agronomi sanno fare! Non è presunzione o difesa d'ufficio della categoria, ma solo gli agronomi sanno valutare l'innovazione e proporla in maniera semplificata. Si ricordi che, come lei stesso ammette, la riduzione dei costi di produzione è la chiave di volta della convenienza economica di una coltivazione. E l'agronomo deve saper creare "i pacchetti" efficienti caso per caso, azienza per azienda, ambiente per ambiente, ecc. Certo, la qualità fa vendere il prodotto (anche se è ormai un pre-requisito e non produce ormai il valore aggiunto sbandierato) ma la quantità salva i bilanci. E l'agricoltura moderna è caratterizzata da scarti sempre più ridotti; quindi, deve utilizzare piante più efficienti che diano prodotti più uniformi. In altre parole rese più uniformi, non necessariamente più alte (perciò è sbagliato chiedere alle piante GM maggiori produzioni; semai produzioni dove non è possibile ottenerle con le cultivar tradizionali). Ecco perchè l'agricoltore corre ad acquistare semi ibridi. Solo con quella tecnica è possibile avere coltivazioni uniformi e combinare nella painta tanti caratteri che con la semplice selezione e il comune incrocio è impossibile realizzare. Ecco, il ruolo dell'agronomo sta nel valutare tutte queste cose e saper prevenire i problemi futuri.
Lei non ha idea quanta attenzione ha richiesto la lotta alle infestanti nei secoli sia utilizzando le mani, che la zappa, i diversi tipi di erbicidi e le piante GM resisitenti. La cosa bella è che tutte queste tecniche di lotta alle malerbe hanno sempre più esaltato la rotazione per gli effetti più o meno prevedibili che ogni tecnica si tira dietro. E questi effetti li può valutare solo l'agronomo! E tanto più sofisticata si fa l'agricoltura tanto più alta diventa l'attenzione dell'agronomo! Altro che le piante OGM non hanno bisogno degli agronomi. Sono piuttosto le sciocchezze che passano nei disciplinari di produzione a mortificare le scienze agrarie e l'agronomo oltre che l'agricoltore, che, invece di applicare i principi delle scienze agrarie (e la tradizione!) devono applicare un decreto legge. Tanto che io da anni parlo di Agricoltura per Decreto Legge, che è la più grande mortifficazione che l'agricoltura italiana ha dovuto subire negli ultimi decenni, complice anche una sciagurata politica agricola europea, che mette fiumi di soldi che finiscono ai certifcatori, ai preparatori di bancarelle di prodotti tipici e in mano a politici che sganciano solo se si fa come dicono loro. Ma davvero lei crede che così facendo stiamo proteggendo l'ambiente meglio che se lasciassimo ai tecnici (agronomi e agricoltori) preparati la gestione delle coltivazioni? Anche quelle della precision farming che comunque,dove si potranno realizzare, non avranno bisogno di un solo diserbante o di un solo insetticida come qualcuno erroneamente crede. La semplificazione va bene, ma non esageriamo, perchè l'esperienza di secoli ci ha insegnato che l'agricoltura, come la medicina, è estremamente complicata e ha bisogno di buoni agronomi come l'altra ha bisogno di buoni medici.
A proposito di medici ed agronomi: ha notato che quando si parla di problemi medici si chiama (poniamo in televisione) a parlare il luminare o presidente della società scientifica medica di riferimento mentre si si parla di problemi di agricoltura si chiama non l'agronomo esperto o il presidente della società scientifica relativa (e ce ne sono tantissime e gloriose anche inItalia) ma il ciarlatano di turno, meglio se ambientalista o difensore dei consuamtori. Sapesse quante fesserie mi tocca sentire ogni giorno, ora che sono in pensione ed ho più tempo per le amenità della vita!
Perciò, ribadisco, torniamo alle scienze agrarie e a creare agronomi bravi!

mario rossi

16 aprile 2012 ore 08:08

@Vitangelo, le cose non sono così semplici come Lei dice e non è giusto dare informazioni senza entrare nel merito della cosa.....Lei dice

".....dopo quasi venti anni di coltivazione di piante geneticamente modificate, le superfici e le produzioni aumentano così come aumentano gli agricoltori in tutto il Mondo"

io dico.....ma Lei si è chiesto "perchè si è avuta questa esplosione delle superfici?" La motivazione è molto semplice. In questi Paesi (USA; Canada, ecc.) non c'è separazione di filiera (non c'è etichettatura tra alimenti convenzionali e OGM), per cui sul mercato c'è un unico prezzo per il prodotto ottenuto (Ogm e non OGM). In questa situazione gli agricoltori preferiscono coltivare piante OGM, in quanto hanno un costo di produzione leggermente inferiore a quello convenzionale e spuntano lo stesso prezzo di mercato.

Vitangelo, Lei dice "Per favore, torniamo alle Scienze Agrarie e alla risoluzione dei problemi posti dalla coltivazione e dalla distribuzione dei beni prodotti"

io dico, ma Lei non crede che con queste piante ci sia sempre meno bisogno degli Agronomi? La promessa (ribadisco la promessa, in quanto nella realtà questa promessa non è stata mantenuta) è di piante che crescono ovunque, piante che con un unico diserbante si liberano delle piante infestanti, coltivazioni che saranno controllate dai satelliti (precision farming, inattuabile nel nostro Paese in relazione alla modesta entità delle superfici aziendali). Con queste prospettive, a che cosa servirà l'Agronomo?

mario rossi

16 aprile 2012 ore 07:50

Diego, Lei dice "La biodiversità è già diminuita quando l'agricoltore si accorse che alcuni cereali erano più produttivi di altri, lo stesso per le foraggere......"

dico io, ma allora se abbiamo sbagliato, se siamo sulla cattiva strada, dobbiamo continuare? oppure sarebbe meglio andare verso forme di agricoltura ecosostenibili? Quali responsabilità abbiamo nei confronti dei nostri figli?

Diego, Lei dice "I fenomeni di resistenza sono sempre esistiti, sono la risposta ad una pressione selettiva"

io dico.....d'accordo, ma allora a che cosa servono gli OGM resistenti ai diserbanti e quelli resistenti agli insetti? Non sarebbe meglio fare OGM resistenti al sale, alla siccità, al freddo, al caldo, ecc. O forse questi origineranno meno profitti?

Diego, Lei dice "in questi 20 anni di OGM, molti campi di mais si sono risparmiati dosi di insetticidi per combattere insetti fitofagi, ed erbicidi, cose che non sono mancate a quelli "naturali"."

io dico.....Diego, da buon agronomo dimentica di dire che laddove si fanno le rotazioni trattamenti contro la piralide non se ne fanno, o quasi, diserbanti se ne utilizzano di meno, in quanto, cambiando tutti gli anni il principio attivo, non si selezionano piante infestanti resistenti.

mario rossi

15 aprile 2012 ore 20:24

Caro Bressanini, io sono interessato alla complessità delle interazioni che l'introduzione contemporanea e incontrollata di 20, 30, 100, 200 OGM potrebbe determinare. Comunque:
- transgeni nei coloroplasti;
- promotori inducibili;
- assenza di marcatori antibiotici...

e poi....LIBERO MERCATO! (con le regole precedenti)

Vitangelo Magnifico

15 aprile 2012 ore 12:08

Alla domanda posta da Francesco Presti si potrebbe rispondere semplicemente "SI" considerando che dopo quasi venti anni di coltivazione di piante geneticamente modificate, le superfici e le produzioni aumentano così come aumentano gli agricoltori in tutto il Mondo, per libera scelta e senza avere alcuna pistola puntata alla tempia che li costringe a farlo! Siamo ormai ad oltre 160 milioni di ettari (4-5 volte la superficie agraria italiana, se non erro) e senza sconvolgimenti planetari e catastrofi ambientali e salutistiche che quest'ora si sarebbero già manifestate tutte. Secondo il mio parere, la domanda ha il punto interrogativo perché si pensa all'Italia come se fosse il Mondo intero! Il Mondo sono anche gli Stati Uniti, l'Argentina, il Brasile, la Cina, l'India e tutti gli altri Paesi sviluppati e non che utilizzano le sementi derivanti dall'innovazione che giocoforza ha seguito la scoperta dell'ereditarietà dei caratteri da parte di Mendel. NOn volerlo accettare è un gravissimo errore che stiamo pagando carissimo e coinvolge al ribasso tutte le nostre produzioni anche le più tipiche che non riusciamo a vendere perchè, secondo me giustamente, con dei presuntuosi e pasticcioni come gli italiani sono sempre meno quelli che al MONDO vogliono aver a che fare! Non basta la lezione delle multinazionali (e anche non) del seme che hanno abbandonato l'Italia con tutto ciò che comporta in termini di posti di lavoro, competenza ed intelligenza? Vogliamo convincerci che quello che offriamo noi gli altri ormai ce l'hanno e lo offrono meglio utilizzando l'innovazione che da noi sembra ormai una bestemmia? Quanto in basso dobbiamo arrivare per capirlo! Vogliamo smetterla di considerare le multinazionali il diavolo anche considerando che moltiplicano i risultati ottenuti da piccoli gruppi di ricerca (pubblici e privati) mettendo a disposizione di tutti i semi che altrimenti resterebbero nei cassetti dei ricercatori? I quattro semi innovativi prodotti dal ricercatore pubblico possono diventano milioni di tonnellate di sementi solo grazie alle multinazionali del seme e alla tante piccole aziende sementiere sparse nel mondo sia se si tratta di materiale derivante da selezione massale che da OGM!
Per favore, torniamo alle Scienze Agrarie e alla risoluzione dei problemi posti dalla coltivazione e dalla distribuzione dei beni prodotti. Le risoluzioni sono tante e in alcuni casi, anche l'innovazione prodotta dalla genetica può aiutare, ma senza creare a priori alternative di tipo ideologico. Le malerbe possono essere eliminare anche a mano o con la zappa, ma se non ci sono operai per farlo bisogna ricorrere agli erbicidi e, quindi, alla loro evoluzione che le conoscenze della fisiologia e della biologia mettono a a disposizione. Ricordatevi sempre, che fare agricoltura significa fare fisiologia applicata. Oltre si va nelle ideologie che spesso mal si conciliano con le scienze agrarie. E la storia ci da già tragici esempi. Attenti a non aggiungere il caso italiano. Ci siamo vicini, molto vicini!

Diego Leva

15 aprile 2012 ore 11:49

Gent.mo Sig. Presti, ha posto delle domande alle quali vorrei rispondere in base a quelle che sono le mie conoscenze di Agronomo.
Le multinazionali, come Lei le chiama, che selezionano le sementi che verranno utilizzate in agricoltura, fanno un lavoro lungo e difficoltoso, incrociando linee pure di mais, da loro selezionate in precedenza, per ottenere ibridi da lanciare sul mercato. Questo è un lavoro lungo, difficile e che spesso non porta a nulla, in quanto si ottengono risultati inutili o poco importanti. Questo è il lavoro che già svolgono da anni i selezionatori, e per il loro lavoro vengono giustamente pagati (per ottenere un nuovo ibrido di mais occorrono 8-10 anni). A questa tecnica si è aggiunto l'OGM; invece di incrociare linee pure di mais ed indagare sugli incroci ottenuti, si inseriscono dei geni che consentono alla pianta di avere "un'arma in più", resistenza contro insetti, virus, ecc. E' uno strumento in più a disposizione dei selezionatori.
Passiamo alla sua presunta pericolosità. I brevetti sono in scadenza dal prossimo anno, questo vuol dire che sono passati 20 anni dalla loro introduzione nel mercato, studi ne sono stati fatti a iosa, l'EFSA, fino ad adesso ha respinto tutti i lavori scientifici a corredo delle richieste di salvaguardia avanzate dalla Francia ed Austria, ritenendoli insussistenti, questo vorrà dire qualcosa, oppure anche Lei pensa che l'EFSA sia una banda di corrotti? Torniamo alle multinazionali. Queste sono delle società con bilanci certificati che rispondono nelle assemblee dei soci, dei soldi che questi hanno investito nelle loro attività, nel loro statuto non hanno la lotta alla fame nel mondo, anche se da queste escono fuori personaggi come Bill e Melinda Gates che stanno investendo nella lotta alla fame qualcosa come 1,7 miliardi di dollari anche prevedendo l'utilizzo di OGM per consentire alle piante la produzione in ambienti aridi, altro esempio il Golden Rice, riso arricchito con vit. A, a breve sarà introdotto per combattere questa avitaminosi.
La biodiversità è già diminuita quando l'agricoltore si accorse che alcuni cereali erano più produttivi di altri, lo stesso per le foraggere e questo vale anche per la zootecnia, tutto ciò accadde molto tempo prima della venuta degli OGM.

Una considerazione personale, mi rimane diffcile da comprendere la paura insita nel nuovo, la "bio-illogicità" come la chiama Antonio Pascale. Negli anni 60 l'Italia fu il 3° paese al mondo a mandare in orbita un proprio satellite, quando negli USA si fece la prima telefonata in teleselezione in Italia tale servizio copriva il 90 % del territorio, Giulio Natta vinse il Nobel della Chimica con il polipropilene, adesso agli orizzonti della nuova frontiera abbiamo il lardo di Colonnata, ostaggi di "guru di 2° mano".

Sig. Mario Rossi, sono un Agronomo e quindi un Biologo applicato, e come tale nel mio lavoro applico, al meglio delle mie potenzialità, tali leggi, comprese quelle della chimica agraria. I fenomeni di resistenza sono sempre esistiti, sono la risposta ad una pressione selettiva, se non ci fossero saremmo fermi in agricoltura agli arseniati di piombo o in medicina alla penicillina di Fleming, io vedo, al suo contrario, il bicchiere mezzo pieno, in questi 20 anni di OGM, molti campi di mais si sono risparmiati dosi di insetticidi per combattere insetti fitofagi, ed erbicidi, cose che non sono mancate a quelli "naturali".
Cordiali saluti Diego Leva

Dario Bressanini

15 aprile 2012 ore 10:47

Signor Mario Rossi (alias CM), vedo che non ha neppure letto il link: la papaya ogm è stata fatta per donare la resistenza ad un virus. Prima di commentare almeno si dovrebbe capire di che cosa si sta parlando.
In ogni caso la tecnologia può essere usata per moltissime cose. Non a caso gli ogm già sviluppati in laboratorio sono diverse CENTINAIA, con le caratteristiche più diverse. Sono i costi di regolamentazione che impediscono che diventino prodotti sul mercato.

marco aurelio Pasti

15 aprile 2012 ore 10:08

Mario Rossi afferma che gli OGM resistenti al glifosate o ad alcuni insetti fitofagi non hanno risolto alcun problema poichè sono comparse piante infestanti resistenti al glifosate o degli insetti (diabrodtica del mais) resistenti alla tossina bt. Credo però che questa colpa non vada imputata agli OGM in questione ma ad un loro cattivo utilizzo. Cosa peraltro già sottolineata in un interessante rapporto dell'accademia nazionale delle scienze degli stati uniti:( http://dels.nas.edu/dels/rpt_briefs/genetically_engineered_crops_report_brief_final.pdf )
è chiaro che se ruoto mais RR con soia RR e uso sempre glifosate per diserbare alla lunga seleziono flora infestante resistente, ma la stessa cosa è accaduta in passato con l'atrazina e sta accadendo oggi con gli erbicidi ALS. La resistenza dell'amaranto e dell'acalifa agli ALS (unici erbicidi di post emergenza efficaci oggi autorizzati sulla soia) metterà a rischio la coltivazione di soia in Italia nei prossimi anni mentre se avessimo la possibilità di adoperare la soia RR potremo ruotare gli erbicidi utilizzati.
Infine ritengo che la pianta GM oggi più interessante per la nostra agricoltura sia il mais resistente alla piralide. Questo particolare OGM non solo non ha dato problemi di resistenze grazie al suo razionale utilizzo con la creazione di zone rifugio, ma ha dato i maggiori benefici agli agricoltori che non lo hanno utilizzato negli areali dove la percentuale di mais bt ha raggiunto almeno il 60, poichè c'è stato un generale abbattimento della popolazione di piralide che ha ridotto i danni anche sul mais non resistente e questi agricoltori hanno beneficiato di un minor danno da piralide senza doverpagare il sovrapprezzo per le sementi ingenierizzate http://digitalcommons.unl.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1223&context=entomologyfacpub
Infine sarei favorevole anch'io all'ettichettatura dei prodotti animali allevati con mangimi contenenti OGM, almeno potrei sperare di ottenere forse un prezzo maggiore per le produzioni non ogm che oggi sono obbligato a fare, tuttavia temo che questo potrebbe generare truffe colossali poichè non esiste modo guardando a latte carne o uova di sapere cosa ha mangiato l'animale da cui provengono e l'esperienza del biologico ci insegna che la tracciabilità di filiera viene facilmente elusa.
Quindi Coesistenza Etichettatura Corretta informazione e poi.... LIBERO MARCATO!

mario rossi

15 aprile 2012 ore 08:36

Interessanti le considerazioni precedenti di Bressanini, che credo sia un chimico e quindi pensa che il campo coltivato sia un laboratorio di chimica. Gli attuali OGM sono stati "creati" per risolvere il problema delle erbe infestanti (OGM RR) e quello degli insetti fitofagi (OGM BT) e nel suo post afferma che, testuali parole, "servono per risolvere o alleviare alcuni problemi non risolubili facilmente in altra maniera." Quali? Purtroppo nella realtà (in relazione alla complessità biologica del campo coltivato e delle resistenze messe in atto dalla natura) questi OGM non hanno risolto nessun problema, poichè:
- le erbe infestanti maturano una resistenza genetica al diserbante;
- le piante coltivate OGM (colza) "sfuggono" dal campo coltivato e si comportano da infestanti;
- gli insetti maturano una resistenza genetica alla tossina BT;
- altri insetti (resistenti alla tossina BT) divengono fitofagi delle piante coltivate BT (nel mais diabrotica).

Anch'io sono d'accordo sul fatto di accontentare quel 30% di consumatori che è favorevole agli OGM, però bisogna farlo in modo chiaro, al fine di non creare problemi di scelta a coloro che non li vogliono mangiare:
- etichettatura dei prodotti freschi ottenuti da OGM (già prevista);
- etichettatura dei derivati di prima trasformazione (già prevista);
- etichettatura dei derivati da allevamento (carne, latte, uova, ecc.) che utilizzano OGM per la nutrizione degli animali (non ancora prevista dalla legge);
- etichettatura dei derivati industriali ottenuti con carne, latte, uova, ecc. prodotti con animali nutriti con OGM;
- vendita in reparti separati, così come per i prodotti biologici.

E poi........LIBERO MERCATO!

Dario Bressanini

14 aprile 2012 ore 22:25

I ragionamenti nell'editoriale mi sembrano poco sensate. Forse che le multinazionali che producono semi "normali" (e sono le stesse che producono ogm) non dovrebbero fare profitto?

Gli ogm non sono "mirabolanti" ma servono per risolvere o alleviare alcuni problemi non risolubili facilmente in altra maniera. Se invece di parlare in modo astratto di "ogm" come se fossero una categoria distinta si entrasse un po' più nel concreto, parlando di ogm realmente esistenti, molte discussioni astratte tipicamente italiane perderebbero di senso.
Mi permetto di segnalare ad esempio il caso della papaya ogm resistente ad un virus. Ora, sapete benissimo che questo è un problema che non è di facile soluzione con altre tecniche.
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/11/07/la-papaya-ogm/

Concludo dicendo che io VOLENTIETI acquisterei mais OGM, con un ridotto contenuto di fumonisine, rispetto ad un mais convenzionale o biologico. Se è vero che in italia il 70% delle persone sono contrarie agli ogm, esiste un 30% che è a favore, e non è una piccola percentuale di mercato. Quello che sino ad oggi i contrari hanno fatto è togliere la possibilità a chi è favorevole a queste tecnologie di esercitare una scelta.

Vincenzo Lo Scalzo

14 aprile 2012 ore 17:44

Non ho ragione di dubitare della schiettezza dei commenti precedenti, ma trovo l'editoriale di oggi completamente fuori scenario di dibattito scientifico o di marketing o di dominio di supernazionali di belzebu, per dirla alla maniera. Ma soprattutto gratuito, in quanto nè la gastronomia e il gusto hanno BISOGNO DI OGM, ma la salute del pianeta e la sua vita si. Ha bisogno anche di OGM, per la vita del pianeta. Chi vive in un territorio fortunato probabilmente no, per i suoi bisogni alimentari. L'Italia da questo punto di vista è iunj territorio fortunato, ma si smetta di mettere a bersaglio lo sviluppo della scienza e della conoscenza. Non solo non serve fare finta che si tratti di un problema di pubblica discussione per il cittadino italiano, che non ha ceduto tante altre ambizioni, anche culturali e della sua storia, lasciando il passo ad altre genti della stessa nostra civiltà umana.
Ormai da decenni le nostre autorità hanno deciso che siamo fortunati e che OGM significa follia suicida, ma forse ha sbagliato il fronte. Finchè la comunicazione resterà e continuerà ad essere frequentemente falsa comunicazione, ognuno si tenga il proprio diritto di credere a quella comunicazione o a quella di chi comprende il significato ed il valore del termine "scienza" e "conoscenza".
Se gli agricoltori scegliessero di limitare il loro sapere a quello dell'800, possono benissimo continuare a farlo. Non credo alla necessità di non piantare piante OGM se non servono a nessuno, ma se servissero per fare amilopectina da patate che peccato sarebbe, dato che c'è libertà di seminare mais per fare alcool etilico? Non viene meglio e più buono per la salute se seminassero viti per raccogliere uva? Ma se servisse invece per fare benzina senza sovratassa, perché no?
Allora, forse sarebbe opportuno che nessuno si ponesse in mente di essere quello furbo che prende in giro tutti, ranto non si accorgono!

Scusate, ma a volte non capisco questi dibattiti...e da una vita combatto contro la disinformazione scientifica del nostro paese, a cominciare dalla scuola elementare, cioè dalla famiglia.






marco aurelio Pasti

14 aprile 2012 ore 10:12

Gentile Dr. Grimelli,
si vede che pure l'informatica da il suo contributo alla sordità di questo dialogo: neppure io ho traccia del commento che le avevo inviato perchè quando si clicca su "invia il tuo commento" questo parte e non rimane traccia dallo schermo di chi l'ha scritto. Eppure, se l'arterosclerosi non mi assale, sono sicuro di avere inviato non uno ma due commenti da voi non pubblicati: il primo a commento delle sue parole ed un secondo per chiedere come mai non avevate pubblicato il mio commento che non mi pareva offensivo per nessuno. Ad ogni modo sono felice di sapere che il problema di sordità era dovuto a qualche baco informatico.

Alberto Grimelli

14 aprile 2012 ore 09:48

Gentile Dott. Pasti,
posso assicurarle che sono già in programma, su Teatro Naturale, contributi su questo argomento di diversi orientamenti.
Fino a prova contraria tutti rispettabilissimi.
Nel merito delle argomentazione le risponderà, naturalmente, il Dott. Presti.
Riguardo al presunto ultimo suo commento inviato ma non pubblicato, dopo riscontro nei nostri archivi, mi dispiace dirle che non ne abbiamo trovato traccia. Per politica editoriale non censuriamo o blocchiamo commenti e contributi perchè "scomodi" ma solo quando presentano caratteri di offensività, immoralità, illegalità che lei non ha mai dimostrato al sottoscritto o a Teatro Naturale. Non ci sono ragioni dunque per bloccare i suoi commenti.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli

marco aurelio Pasti

14 aprile 2012 ore 09:19

L'autore parla degli ogm come di un campo delle biotecnologie circondato da una nuvola di incertezza al momento invalicabile. Io non sono d'accordo questa affermazione ed ho già argomentato questa posizione con i commenti all'editoriale di Alberto Grimelli di febbraio. Purtroppo l'ultimo commento che avevo inviato non è mai stato pubblicato e questo per me è stato l'ennesima conferma che sugli ogm è in atto un dialogo tra sordi.