Editoriali
Il vino si arrocca. La birra cinge l'assedio
03 marzo 2012 | Alberto Grimelli
Il settore vitivinicolo ha perso la propria spinta propulsiva.
Il mondo del vino si è seduto, adagiato, pacioso e soddisfatto dei risultati raggiunti negli anni del boom, quando questo prodotto è stato elevato persino a status symbol.
Errore comune e molto umano.
Ha contato di poter vivere di rendita, sull'onda lunga di tutte le iniziative culturali e di promozione che sono nate e diffuse a partire dagli anni 1970, che si sono evolute fino agli anni 1990 ma che poi sono rimaste uguali a sè stesse per più di un decennio.
Il risultato è che la birra è la bevanda alcolica preferita dagli italiani maggiorenni fino ai 44 anni.
Nei fine settimana, tra ristoranti e pizzerie, è la bevanda scelta dal 42,6% degli avventori, contro il 41,9 di chi preferisce il vino. Vino che nei giorni feriali si riprende però la rivincita, con il 21,8% contro il 19,6%.
Al di là dei dati assoluti, che possono essere sempre contestati, è indubbio che la birra gode del favore di apparire un prodotto nuovo, d'immagine e trendy, mentre il vino è ormai un po' appannato. Si difende con numeri record sul fronte dell'export ma, in casa propria, si arrocca.
Se l'arroccamento è una fase transitoria, di riflessione e propedeutica a un rilancio in grande stile, l'arroccamento è utile e persino doveroso. Arroccarsi, in questo caso, significa difendersi, dandosi il tempo per una necessaria introspezione, interrogarsi, fare autocritica e poi individuare strade e metodi per disegnare un nuovo futuro.
Il problema è che il mondo del vino si arrocca e procede a tentoni, come se avesse subito un colpo e ora fosse all'angolo, confuso, disorientato.
Non trovo altre spiegazioni nel tentativo di sottolineare, sempre più, il binomio vino e salute.
Tale argomento si presta certamente al dibattito, anche ad animate discussioni, ma è un'arma a doppio taglio che ha già provocato qualche ferita, ancora aperta, al settore.
L'Unione europea ha infatti stabilito che le bevande alcoliche non possono e potranno vantare claims salutistici. In altre parole niente dizioni “il vino fa bene alla salute” anche nel caso questo fosse provato fuor di dubbio. La componente alcolica può provocare, questa la teoria di Bruxelles, più danni salutistici e sociali degli eventuali benefici.
Si è così venuto a creare uno scontro tra guelfi e ghibellini che si combattono anche a suon di ricerche scientifiche, tanto da lasciare disorientati, non solo i media che si vedono costretti a dare notizie contraddittorie, ma anche gli stessi consumatori.
La birra, al contrario, dà l'idea di essere sicura di sé, è di tendenza, piace ai giovani, si presenta come prodotto innovativo (anche grazie alla nascita di molte birrerie artigianali).
Un'immagine vincente, la stessa del vino un ventennio fa.
Per uscire dall'assedio, il binomio vino e salute non basta... chiedete al settore oleario.
Potrebbero interessarti
Editoriali
La grande squadra del vino italiano

Tornando a viaggiare ed a fare promozione, posto all’attenzione della Fidal e della sua Casa Italia Atletica, il primo impegno è stato quello di attivare le sinergie come quelle messe in campo nei nove anni di promozione, in Italia, e nel mondo, con L’Enoteca italiana di Siena
08 agosto 2025 | 10:00 | Pasquale Di Lena
Editoriali
Grazie ai dazi di Trump anche nuove opportunità di promozione e comunicazione

Dal 7% della quota di mercato in Canada che l’Italia dei vini allora, deteneva con prodotti, nella generalità dei casi, scadenti, è passata, agli inizi del terzo millennio, a oltre il 30%, soprattutto grazie a una forte spinta iniziale nel campo della comunicazione
01 agosto 2025 | 12:00 | Pasquale Di Lena
Editoriali
L’olio d'oliva non lo fa il frantoio, ma si fa con il frantoio

Il frantoio va utilizzato e inteso quasi come uno strumento musicale che ha i suoi accordi da tarare a seconda della varietà delle olive e del loro grado di maturazione. Superiamo gli anacronismi del passato: l'olio non si compra più nell'elaiopolio
25 luglio 2025 | 12:00 | Giulio Scatolini
Editoriali
Addio cara Aifo: manca una proposta politica olearia che guardi al futuro

Niente confronto e nessuna visione: la storica associazione dei frantoiani olearia avrebbe bisogno di un radicale rinnovamento. Il passo indietro come Presidente dei Mastri oleari e da Aifo
21 luglio 2025 | 11:00 | Giampaolo Sodano
Editoriali
Difenderci dall’olio di oliva che sa di pipì di gatto: la scelta a scaffale

Fino a un paio d’anni fa il 75% dell’olio di olvia consumato in Italia era venduto nella GDO. E gran parte di quell’olio aveva un denominatore comune: il sentore di “pipì di gatto”
18 luglio 2025 | 12:00 | Piero Palanti
Editoriali
Olio extravergine di oliva 100% italiano a 5,99 euro al litro: dolcetto o scherzetto?

Dietro le quinte dell’offerta Esselunga su olio extravergine di oliva nazionale a marchio Cirio. Una promozione di 14 giorni che ha fatto molto rumore nel settore. Ecco cosa si nasconde dietro al “sottocosto” più aggressivo dell’anno sul 100% italiano
26 giugno 2025 | 09:00 | Alberto Grimelli
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Accedi o Registrati