Editoriali

Perchè festeggiare la crescita?

21 maggio 2011 | Alberto Grimelli

Tutti, Ministro e associazioni in primis, hanno festeggiato l'aumento del Pil e del valore aggiunto agricolo nel primo trimestre del 2011.

I toni sono stati diversi ma si cercava di far presagire un punto di svolta per l'agricoltura italiana.

Certo il pessimismo non aiuta ma occorre analizzare nel dettaglio il dato prima di lasciarsi andare a commenti.

Già, perchè sebbene tutti abbiano sottolineato la buona performance dei prezzi agricoli, a fronte di una produzione stabile, quasi nessuno vi ha attribuito il dovuto peso. E' stato solo grazie all'incremento dei prezzi alla produzione se l'agricoltura italiana può tirare il fiato. Esagero?

Ho preso il grano come esempio ma le dinamiche di altri comparti sono state simili.

Da ottobre 2010 ad aprile 2011, la quotazione internazionale del grano è salita del 24%. A fronte di tale incremento del prezzo abbiamo che il valore aggiunto dell'agricoltura e aumentato solo dell'1%.

Come dobbiamo dunque interpretare la performance dell'agricoltura italiana?

Come dobbiamo e dovremo interpretare i dati e i commenti che verranno nei prossimi mesi?

Con molta, molta cautela.

E' infatti purtroppo incontrovertibile che l'altalena delle quotazioni delle materie prime condizionerà fortemente il settore agricolo nei prossimi mesi e forse nei prossimi anni.

Che si tratti di speculazione finanziaria o di conseguenze dovute al mercato globale, la verità è che variazioni di prezzo nell'ordine del 20-30% in poche settimane dovranno venire considerate ordinarie e incideranno pesantemente sul Pil e il valore aggiunto agricolo.

Salvo abituarci a comunicati stampa che, di trimestre in trimestre, inneggiano all'agricoltura o ne decretano il de profundis, quanto sta accadendo sul fronte dei mercati internazionali delle commodities, anche agricole, dovrebbe indurre a una riflessione su come misurare effettivamente ed efficacemente la crescita o le difficoltà del settore agricolo, delle imprese primarie e di un intero sistema.

Salvo verificare i dati su un arco temporale sufficientemente lungo, almeno un decennio, è chiaro che i dati di Pil e valore aggiunto non possono essere presi a riferimento per politiche agricole che hanno, invece, una durata limitata e tre o cinque anni.

Si rischierebbero sviste paurose.

Una congiuntura particolarmente favorevole potrebbe far credere di poter ridurre drasticamente il budget di spesa e i sussidi, salvo poi magari trovarsi di fronte a una crisi dei prezzi che, senza misure compensative, potrebbe portare al tracollo del sistema.

Due sole le vie possibili. Ripensare gli strumenti di analisi in maniera che si possa tenere di conto di ampie fluttuazioni delle produzioni e delle quotazioni agricole. Oppure ripensare gli strumenti e le misure della politica agricola, nata e cresciuta in un'epoca di prezzi e produzioni stabili.

Fino a quando si salvaguarderà lo status quo, fino a quando non si prenderà coscienza che è necessario rivedere completamente le regole del gioco, perchè festeggiare la crescita? Perchè eccitarsi per fatui aumenti del Pil o del valore aggiunto?

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