Editoriali

Quel pasticciaccio brutto di Agea

08 gennaio 2011 | Elia Fiorillo



Ci mancava pure, per l'Agricoltura del nostro Paese, “il pasticciaccio brutto” di fine d'anno che potrebbe compromettere seriamente l'attività dell'Agea, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura. Ai suoi problemi congeniti, se n'è aggiunto un altro che con un po' d'accortezza poteva essere risolto senza scossoni, né preoccupazioni per il prosieguo di attività delicatissime per il mondo agricolo.

Sicuramente è anomalo per una democrazia come la nostra che il “decreto milleproroghe”, quella lista di tanti provvedimenti che non hanno nulla in comune, debba diventare l'ultima ancora di salvezza a cui aggrapparsi per risolvere questioni che si dovevano (e potevano) affrontare e dirimere non in zona Cesarini. Ma tant'è.

Ebbene quel decreto, che è stato approvato lo scorso 21 dicembre dal Consiglio dei ministri, non prevede una norma per la proroga di alcuni importanti incarichi dirigenziali conferiti, un bel po' di tempo fa, ai sensi del decreto legislativo 165/99, in scadenza a fine anno. Parliamo dell'1/3 dell'intero contingente dirigenziale dell'Agea. Parliamo di gangli vitali per il funzionamento dell’Agenzia, secondo i requisiti della Commissione Europea (Audit comunitario, Contabilizzazione comunitaria, Rapporti Finanziari con UE, Promozione qualità olio e aiuti sociali). Ma non è finita.

A breve verrà meno anche la funzione relativa al pagamento della domanda unica. In conseguenza è intaccata la tenuta delle finalità istituzionali dell’Agenzia, a partire dal pagamento dei rilevanti fondi in materia di qualità olio, promozione dei prodotti del comparto agroalimentare ed interventi alimentari agli indigenti.

Si è, per di più, nell’imminenza della chiusura della certificazione dei conti comunitari del 2010, che senza l'apporto dei dirigenti “non prorogati” potrebbe determinare conseguenze negative sulle casse dello Stato e, dunque, sui contribuenti.

E’ in corso, inoltre, una verifica della Commissione europea sui requisiti di riconoscimento dell’Organismo pagatore, che a questo punto potrà essere compromessa, avendo la Commissione già rilevato elementi di debolezza della struttura attuale.

Che fare? Forse sarebbe il caso che il ministro Galan e il presidente dell'Agea, appartenenti entrambi alla maggioranza di Governo, messi da parte screzi di natura politica che li vedono in contrapposizione, affrontassero ad oras la problematica prima che diventi dirompente.

“Chi ha tempo non aspetti tempo”, è proprio il caso d'invocare il vecchio detto sapendo che di tempo n'è passato tanto, inutilmente però.


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