Formazione
Il corso per frantoiani di Latina diploma tecnici da tutta Italia

Il corso organizzato da Capol e Acap ha raccolto adesioni da tutte le aree olivicole nazionali, potendo quindi rappresentare le problematiche del comparto oltre le dinamiche territoriali
13 settembre 2024 | C. S.
Sono numerosi i corsi per frantoiani che sono stati varati in Italia negli ultimi anni.
Si tratta di corsi di pochi giorni, e poche ore, sul fronte didattico, ma che sono molto utili a chi ha solo un’infarinatura a capire cosa e dove approfondire le sue competenze oppure come aggiornamento professionale sulle novità nel mondo frantoiano da parte dei più esperti.
Certo non si tratta di corsi che hanno la pretesa di sostituirsi a corsi di laurea in tecnologie alimentari o addirittura a master universitari, ma hanno una loro ragion d’essere se correttamente contestualizzati.
Possono essere l’occasione di uno scambio di informazioni, opinioni e esperienze con docenti ed esperti di prim’ordine ma anche con i tecnici delle ditte di impianti oleari per comprendere, oltre una brochure e un preventivo, le caratteristiche, i punti di forza e debolezza di ogni tecnologia.
Ovviamente sono anche l’occasione di scambi d’opinione tra i corsisti, tanto più utili tanto più le esperienze sono lontane. Occasioni per confrontarsi, aprire la mente e, magari, trovare idee, soluzioni o stimoli inaspettati.
Al corso di tecnico di frantoio di Latina, organizzato da Capol e Acap, erano solo sette gli studenti provenienti sul territorio con più del doppio degli altri frantoiani provenienti da altre aree.
Tutti hanno trovato le cinque giornate arricchenti e stimolanti, tornando alle rispettive aziende con qualcosa in più nel bagaglio delle conoscenze, oppure con la consapevolezza che vi sono aspetti da approfondire ulteriormente per alzare il proprio livello di competenza.
“Siamo particolarmente soddisfatti anche di questa edizione del corso – ha affermato Luigi Centauri – Capol – perché ogni piccolo tassello aiuti a migliorare la qualità dell’olio italiano e favorirne un buon posizionamento, con elevata redditività per le aziende, rappresenta un passo per salvaguardare la ricchezza e biodiversità dell’olivicoltura italiana.”
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