Formazione
Frantoiani non si nasce, si diventa
L'evoluzione tecnica e tecnologica, per non parlare di quella normativa, impone al frantoiano contemporaneo un livello di professionalità e competenze che non erano richieste solo vent'anni fa. Dalla necessità di formazione al giudizio del panel test, un percorso immaginato con Giulio Scatolini
28 giugno 2019 | Alberto Grimelli
I frantoiani erano gente sporca, magari abbruttita da un ambiente di lavoro poco salubre e da un'attività fisica faticosa, dal preparare le torri di pressatura fino alle gestione delle molazze.
Oggi il lavoro del frantoiano, pur essendo ugualmente stressante, concentrandosi la mole principale di lavoro in poche settimane, è meno fisico e più d'intelletto, dovendo gestire, contemporaneamente, delle macchine sempre più sofisticate, con molti parametri da dover settare, e una burocrazia che, per necessità di trasparenza, è sempre più complessa e assillante.
Il lavoro del frantoiano oggi è quindi molto diverso da quello dei padri ed ereditare un frantoio non significa poter e saper svolgere adeguatamente la nuova professione, stando al passo con le esigenze di mercato.
E' da queste premesse che Aprol, ormai da diversi anni, organizza un corso di formazione per frantoiani, un corso particolarmente apprezzato, con studenti che vengono da tutt'Italia e che poi mettono in pratica quanto imparato nel loro territorio e nella loro azienda.
Ne abbiamo voluto allora parlare con Giulio Scatolini, presidente di Aprol e organizzatore del corso.
- Giulio, il tuo non è il solo corso per frantoiani ma è l'unico che, anno dopo anno, fa sempre il tutto esaurito. Ci spieghi il segreto del successo?
Il mondo dell'olio è un continuo fermento, chi lo vede immobile non lo conosce. Se è vero che talune dinamiche commerciali da supermercato rimangono immutate da decenni, sta crescendo un nuovo segmento che richiede attenzione e capacità. Qui ad Aprol partiamo dalla fase di ascolto, del mercato e delle esigenze dei frantoiani, per arrivare a un'offerta formativa che cambia anche negli anni. Cambiare sempre mantenendo immutato lo spirito originario: preparare i frantoiani alle nuove sfide.
- ho capito, non ce lo vuoi proprio dire il segreto del successo. Almeno spiegaci se è la parte normativa quella che interessa di più...
Parlare di normativa mi sembra troppo generico. Vi è il problema della gestione dei sottoprodotti, quello del registro Sian, l'etichettatura, oltre a tutti gli adeguamenti alla legislazione sanitaria e antincendio. Spesso ci si affida a dei consulenti ma questi vanno controllati e si può fare solo se si conoscono almeno i rudimenti essenziali delle varie materie.
- non è la normativa, allora la tecnologia?
Gli interventi di illustri docenti universitari, come il Prof. Servili dell'Università di Perugia, ma anche i tecnici di tutte le più importanti ditte di impiantistica olearia permette di confrontarsi con l'operatività e la gestione ordinaria della campagna olearia, magari imparando o scoprendo piccoli trucchi utili per fare qualità con semplicità. Sì Alberto, questa è una parte del corso di cui sono particolarmente orgoglioso e che mi diverte.
- l'organizzazione di una simile attività formativa è faticoso e oneroso. Cosa ti spinge a proseguire?
A parte avvertire l'esigenza del settore, i ringraziamenti degli imprenditori e dei tecnici al termine delle giornate e soprattutto assaggiare gli oli di chi ha seguito il corso. Spesso e volentieri c'è un vero salto di qualità e talvolta mi fa davvero piacere, e mi dà soddisfazione, trovare miei “studenti” in cima alle classifiche di guide e concorsi. Ne vale la pena.
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